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La UE approva la Dichiarazione del Digitale: cosa cambia

Prosegue l'iter di approvazione della Dichiarazione del Digitale per mantenere Internet libera sia dal potere delle multinazionali che da quello dei Governi

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europa internet libera Fonte foto: Shutterstock

C’era anche il Vice ministro e Ministro del Digitale Ucraino, Mykhailo Fedorov alla riunione dei ministri del digitale del G7 che si è tenuta in Germania e che ha condiviso il documento che probabilmente sarà ricordato tra le pagine dei libri di storia: la Dichiarazione Ministeriale sulla digitalizzazione. Di fatto è un manifesto, siglato da Germania, Italia, Regno Unito, Canada, Francia, Giappone, Stati Uniti e Commissione europea in cui viene riconosciuta la necessità di una trasformazione digitale responsabile e inclusiva “che affermi i valori delle società democratiche aperte e l’importanza del digitale nel favorire la sostenibilità e facilitare la libera circolazione di dati“.

Internet deve essere libera e democratica, quindi, perché Internet serve alla democrazia per restare tale. In pratica la Dichiarazione Ministeriale sulla digitalizzazione fissa i paletti entro i quali le multinazionali del digitale possono muoversi da ora in avanti. E infatti (cattiva notizia per Apple ma anche per Meta) viene riconosciuta la promozione dell’interoperabilità tra le piattaforme ma anche la necessità di adeguare gli strumenti di politica concorrenziale. E, dulcis in fundo, la dichiarazione invita le piattaforme e altre società pertinenti a rafforzare le misure volontarie con l’obiettivo di rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali. Che tradotto, significa che l’Europa e dunque anche l’Italia ha intrapreso la strada opposta agli interessi delle multinazionali digitali.

Cyber-resilienza delle infrastrutture digitali

Altro argomento sul tavolo dei Ministri digitali del G7 è stata la cyber-resilienza in risposta all’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina, guerra che ha messo in luce tutte le debolezze del sistema informatico. I ministri digitali hanno individuato i punti di forza su cui i paesi firmatari intendono proteggere le reti informatiche.

Infatti, nel documento Dichiarazione sulla cyber-resilienza delle infrastrutture digitali presentato proprio dal nostro ministro per l’innovazione Vittorio Colao, sono indicati i metodi di collaborazione tra i protagonisti della sicurezza digitale. Come? Innanzitutto lasciando che internet resti un luogo libero ma anche sicuro.

La collaborazione a cui fa riferimento il documento, consiste nell’aprire le banche dati e iniziare, tra i Paesi firmatari, a condividere tutte le informazioni. Praticamente, l’esatto contrario di quanto sta accadendo in Russia dove un regime autoritario sta di fatto escludendo i cittadini dalla possibilità di avere una delle fonti di accesso alla libera informazione.

La strategia individuata con l’RRM, meccanismo di risposta rapida, assicurerà che tutti coloro che fanno parte del gruppo di sostegno possano rispondere in maniera tempestiva in aiuto di chi ha subito un attacco informatico. Ma anche che quanti usano la rete per scopi malevoli (hacker e cyberciminali vari), siano rintracciati in maniera molto più semplice senza restare invischiati nella burocrazia delle procedure di richiesta di indagini, ad esempio.

Le prossime tappe

I primi passi sono stati tracciati e ora i ministri e i leader del G7 continueranno a discutere e a approfondire queste proposte, con l’obiettivo di renderle leggi, a Düsseldorf durante il prossimo G7 Leaders Summit a Schloss Elmau, dal 26 al 28 giugno 2022.

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