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Leonardo da Vinci si sbagliava: la teoria smentita dopo 500 anni

La Regola degli alberi di Leonardo da Vinci contestata dopo 500 anni: ecco perché il genio italiano si sbagliava

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La teoria di Leonardo sugli alberi Fonte foto: getty images

Leonardo da Vinci aveva torto su una cosa: la sua “Regola degli alberi”, che svela le proporzioni che guidano la crescita dei rami, è stata appena confutata da un approfondito studio pubblicato sulla rivista internazionale Physical Review E.

Dopo 500 anni, e dopo una ricerca del 2011 che ne confermava la correttezza, la Regola di Leonardo da Vinci sugli alberi viene quindi contestata per la prima volta: nonostante si avvicini alla realtà, infatti, è incompleta.

La Regola degli alberi di Leonardo

La Regola di Leonardo da Vinci è piuttosto semplice: tutti i rami degli alberi, a ogni stadio di altezza, se messi insieme hanno lo stesso spessore del tronco. Leonardo osservò e descrisse il modo in cui gli stessi rami crescono e si sviluppano, scoprendo una relazione matematica che ricorda gli studi sulle spirali auree in natura, e che fu certamente di grande utilità nel ritrarre gli elementi naturali in maniera realistica.

Eppure l’antica Regola di Leonardo, che sembrava corretta fino a poco tempo fa, potrebbe essere sbagliata, anche se di poco. La scoperta è di un fisico dell’Istituto di Fisica Nucleare di Gatchina, Sergey Grigoriev.

Secondo Grigoriev, “l’antica Regola di Leonardo descrive lo spessore dei rami, mentre la lunghezza non viene presa in considerazione”, rendendo la teoria incompleta. Secondo la Regola degli alberi, quando un ramo si divide in propaggini più piccole, lo spessore resta identico: la somma delle nuove ramificazioni è sempre uguale allo spessore del ramo originario.

Le indagini svolte dal team di Grigoriev indicano invece che non sarebbe lo spessore a restare identico, ma la superficie delle ramificazioni. L’aggiunta del fattore superficie alla Regola di Leonardo può spiegare il fatto che i rami più lunghi tendono ad essere più sottili, ma soprattutto rende la Regola applicabile a tutti gli alberi, “dalle esili betulle alle grandi querce”.

La vita in superficie

Per testare la nuova Regola degli alberi, gli scienziati hanno misurato direttamente e analizzato diversi tipi di piante: “Abbiamo applicato la nostra metodologia ad aceri, tigli, meli” ma sono stati fotografati anche decine di rami di noci e querce. Tutti gli alberi analizzati “mostrano la stessa struttura generale e obbediscono alla nuova Regola di Leonardo”, cioè quella rivista e rivisitata dal team di scienziati.

La connessione individuata tra la superficie esteriore della pianta e quella delle sue ramificazioni sembra indicare che sarebbe proprio la parte più esterna dell’albero a guidare il suo processo di sviluppo. A partire da questo assunto, bisognerebbe indagare sul perché la parte esterna di “legno vivente” delle piante conservi una tale geometria universale, e andrebbero studiate eventuali relazioni con le trame microscopiche del legno e delle foglie.

Si legge nella ricerca: “In uno spazio bidimensionale, la vita di un albero si svolge in accordo alle leggi di conservazione dell’area della superficie, esattamente come se la pianta fosse un oggetto bidimensionale”. Visto in foto o su un dipinto, insomma, ogni albero sembra rispettare alla lettera la nuova Regola basata sulle osservazioni di Leonardo: l’antica formula deve essere stata perfettamente utile all’antico scienziato, quindi, per tradurre le forme della natura su carta nella maniera più accurata possibile.

Il nuovo studio viene definito come un semplice “miglioramento” dei risultati raggiunti dal genio italiano 500 anni fa: Leonardo, di cui si sta studiando il DNA, era infatti arrivato spaventosamente vicino a descrivere con precisione matematica il processo di sviluppo degli alberi.

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