Sono molto più grandi del Sole: la scoperta che cambia tutto
Il telescopio di NASA ed ESA James Webb ha permesso di trovare i primi indizi relativi alle stelle massicce, 10mila volte più grandi del Sole
Il Sole ci appare come una sfera dalla luminosità intensa e nell’immaginario collettivo questa stella non ha eguali nell’Universo in quanto alla stessa luce e alle dimensioni. In realtà le ultime scoperte astronomiche stanno dimostrando che sono ben altre le stelle che primeggiano per la loro grandezza, una novità che ha del sensazionale.
Di recente, gli aggiornamenti più interessanti sull’astronomia sono possibili soprattutto grazie a un dispositivo che viene gestito dalle agenzie spaziali NASA ed ESA. Si sta parlando dell’ormai celebre telescopio James Webb, sofisticato e accurato come non mai quando si tratta di fotografare oggetti celesti e non solo in tutta la loro nitidezza.
La visione delle stelle con James Webb
In questo caso, sono stati certificati i primi indizi in assoluto dell’esistenza di stelle massicce, da qualcuno definite addirittura “mostruose”. Le dimensioni sono 10mila volte superiori rispetto al Sole primordiale, dei veri e propri giganti che finora non erano mai stati intercettati. Come ci è riuscito James Webb? Il telescopio ha avuto il merito di focalizzare la propria visione a raggi infrarossi per approfondire una galassia lontana, vale a dire GN-z11. Quest’ultima si trova a oltre 13 miliardi di anni luce da noi e le sue caratteristiche non potevano non destare grande sensazione nella comunità scientifica.
I dettagli di questo nuovo studio sulle stelle massicce sono stati resi noti in una rivista specializzata, “Astronomy and Astrophysics”. L’indagine è stata guidata dai ricercatori delle università di Ginevra e Barcellona, senza dimenticare il contributo offerto dall’Istituto di Astrofisica di Parigi. La presenza di oggetti celesti del genere era stata ipotizzata già cinque anni fa, dopo che erano state riscontrate delle anomalie tra gli agglomerati stellari più antichi dell’Universo. Per ora si pensa che i “mostri” del cosmo abbiano contaminato le nubi di gas, aggiungendo elementi chimici nuovi. Da un lustro a questa parte, però, è sempre mancato l’indizio preciso che facesse propendere per l’esistenza effettiva delle stelle.
Il ruolo dell’azoto nella formazione delle stelle
Le certezze arrivano soprattutto dalla luce che viene emessa da questa galassia così distante dalla Terra. Come ha rilevato James Webb, ci sono quantità importanti di azoto in questa porzione di Universo, senza dimenticare l’elevata densità delle stelle stesse. Questo vuol dire che gli ammassi globulari continuano a formarsi senza sosta e che è attiva una stella supermassiccia. L’azoto, poi, non è casuale. L’elemento chimico si dovrebbe spiegare con la combustione dell’idrogeno a una temperatura molto alta, quella appunto delle stelle di cui si sta parlando. A questo punto sorge spontanea una domanda: cosa faranno ora gli astronomi?
L’obiettivo degli esperti è quello di cercare nuove conferme al modello teorico che è stato già approntato da qualche anno. Bisognerà anche verificare la validità delle intuizioni in relazione ad altre galassie lontane dal nostro pianeta. Vale comunque la pena ricordare come di solito le stelle massicce abbiano un ciclo di vita piuttosto breve. Il loro “carburante” si esaurisce rapidamente e più la massa è grande e più veloce è questa fine. Al massimo si possono raggiungere i 10 milioni di anni complessivi che in termini astronomici rappresentano una durata non proprio lunga.