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SCIENZA

Nascosti nello spazio profondo hanno trovato loro: la scoperta

Grazie all'ausilio di un telescopio a raggi X, gli astronomi hanno scoperto qualcosa di sensazionale che si stava nascondendo nello spazio più profondo.

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Immaginate una volta scurissima e desolata, che improvvisamente si illumina di centinaia di piccole sorgenti di luce: è questo lo spettacolo che gli scienziati hanno potuto ammirare, confrontando i dati raccolti da un semplice telescopio ottico con quelli che invece sono stati processati da un telescopio che lavora con i raggi X. E grazie ad un lungo lavoro di analisi, si è giunti ad una scoperta sensazionale. Nello spazio ci sono centinaia di buchi neri supermassicci che si nascondevano ai nostri occhi, e che oggi sono apparsi in tutto il loro fascino misterioso.

Centinaia di buchi neri si nascondevano nello spazio

Nello spazio più profondo, ci sono alcune galassie che all’osservazione di un telescopio ottico appaiono normali, caratterizzate solamente dalla luce delle loro stelle e del gas che le circonda, ma che brillano intensamente ai raggi X. Queste galassie vengono chiamate XBong, e oggi sappiamo che ce ne sono molte più di quante potessimo pensare. Merito del Chandra X-ray Observatory, un potente telescopio orbitale della NASA che permette di scrutare il cielo nella gamma dei raggi X. Al lavoro dal 1999, il Chandra ha già un ricco database di informazioni provenienti anche da galassie lontanissime da noi.

Un team di ricercatori guidati dal Centro per l’Astrofisica Harvard-Smithsonian ha compiuto un’interessante indagine, confrontando i tantissimi dati raccolti dal telescopio a raggi X nel corso dei suoi primi 15 anni di attività con quelli provenienti dallo Sloan Digital Sky Survey, che si serve invece di un normale telescopio ottico (posizionato nel New Mexico, e più precisamente presso l’osservatorio di Apache Point). Questa analisi ha permesso agli astronomi di notare come nelle galassie più buie, in realtà, si celino molte fonti di sorgenti luminose visibili solamente ai raggi X.

La cosa sorprendente è che, nella maggior parte dei casi, queste fonti non sono altro che buchi neri supermassicci, di quelli che si trovano spesso al centro delle galassie. Per tutto questo tempo, i buchi neri invisibili al telescopio ottico erano rimasti nascosti nello spazio più profondo. “Gli astronomi hanno già identificato un numero enorme di buchi neri, ma molti rimangono sfuggenti” – spiega Dong-Woo-Kim, uno degli autori dello studio – “La nostra ricerca ha scoperto una popolazione mancante e ci ha aiutato a capire come si comportano questi buchi neri”.

Cosa sappiamo sui nuovi buchi neri scoperti

Per poter individuare questi corpi celesti, gli scienziati sono dovuti ricorrere ai raggi X: si tratta infatti di buchi neri in rapida crescita, perché il materiale che ruota attorno ad essi è surriscaldato e brilla in quelle lunghezze d’onda, bloccando invece la luce ottica. Vista la luminosità di queste sorgenti di raggi X, gli esperti sono convinti che nella maggior parte dei casi si tratti di buchi neri supermassicci. Questi ultimi sono i più grandi esistenti nell’Universo e hanno una massa milioni o addirittura miliardi di volte più grande rispetto a quella del sole.

Quasi tutte le galassie hanno un buco nero supermassiccio al loro centro, ma solo alcuni di questi sono in rapida crescita, attirando materiale che produce raggi X. Quelli analizzati da Chandra si trovano a distanze comprese tra i 550 milioni e i 7,8 miliardi di anni luce dalla Terra. L’indagine, che ha permesso di scoprire centinaia di nuovi buchi neri, si rivelerà utile agli astronomi per poter catalogare questi corpi celesti in maniera più completa.