Potremmo essere dentro un buco nero? La scoperta inaspettata
E se fossimo dentro a un buco nero? Un nuovo studio apre intriganti domande, ma saranno necessarie molte altre osservazioni per confermare o confutare quanto scoperto

È una domanda che sembra uscita da un film di fantascienza, eppure è tutt’altro che banale: e se il nostro intero universo fosse in realtà dentro un buco nero? Una teoria estrema, certo, ma che ha ripreso vigore dopo una scoperta sorprendente arrivata grazie al James Webb Space Telescope (JWST). Osservando le profondità dell’universo primordiale, un gruppo di ricercatori ha notato qualcosa di strano: la maggior parte delle galassie lontanissime osservate ruota nella stessa direzione.
Una preferenza netta e inattesa che, se confermata, metterebbe in discussione uno dei principi fondamentali della cosmologia, quello secondo cui l’universo, su larga scala, dovrebbe apparire omogeneo e senza direzioni privilegiate. La scoperta ha lasciato spazio a ipotesi affascinanti e vertiginose. Una su tutte: e se questo ordine cosmico nascosto fosse la firma di un universo nato già “in rotazione”, come accadrebbe se si trovasse, appunto, all’interno di un gigantesco buco nero?
Il nuovo studio
A lanciare questa suggestione è stato un team della Kansas State University, guidato dal ricercatore Lior Shamir, che ha pubblicato uno studio su Oxford Academic. Utilizzando le immagini ad altissima risoluzione catturate dal JWST, i ricercatori hanno analizzato 263 galassie risalenti all’universo primordiale, poco dopo il Big Bang. Il loro obiettivo era semplice solo in apparenza: capire se le galassie ruotassero in modo casuale o se ci fosse qualche schema.
C0e dicevamo, secondo le teorie più consolidate, ci si sarebbe aspettati una distribuzione uniforme tra galassie che ruotano in senso orario e quelle che ruotano in senso antiorario, proprio perché l’universo, alle grandi scale, dovrebbe essere isotropo, cioè uguale in tutte le direzioni. Ma i dati hanno raccontato un’altra storia: oltre il 60% delle galassie analizzate sembrava ruotare nello stesso verso, una differenza talmente evidente che (come hanno sottolineato gli stessi autori) «basta un’occhiata per accorgersene, non serve essere astrofisici».
La teoria del buco nero
È qui che entra in scena una delle spiegazioni più affascinanti: la cosiddetta teoria della black hole cosmology. Secondo questa visione, l’intero universo non sarebbe nato dal nulla con il Big Bang, ma potrebbe essere il risultato del collasso di una stella in un altro universo, finendo per formare un buco nero. Se davvero ci trovassimo all’interno di un buco nero, la struttura stessa dello spazio-tempo sarebbe differente e la rotazione osservata delle galassie ne sarebbe una traccia.
I buchi neri, infatti, non sono oggetti statici: ruotano e trascinano con sé tutto ciò che si trova oltre il loro orizzonte degli eventi. E se il nostro universo avesse ereditato quella rotazione originaria, ecco spiegata l’asimmetria osservata nella direzione delle galassie: una teoria che ribalterebbe la nostra percezione del cosmo, suggerendo che il Big Bang non sia stato l’inizio assoluto di tutto, ma solo l’ingresso in un nuovo universo nato da un evento cosmico più grande.
Un nuovo modo di vedere l’Universo
Se questa ipotesi trovasse conferma, molte delle certezze su cui si basa la cosmologia moderna verrebbero messe in discussione. L’idea di un universo nato già con una direzione preferenziale suggerirebbe che esista una sorta di “asse cosmico” che orienta tutto ciò che vediamo, dalle galassie ai flussi di materia, ma non è tutto: se davvero ci troviamo dentro un buco nero, alcune delle anomalie più sconcertanti che oggi ci sfidano, come le differenze nella misura della velocità di espansione dell’universo o la presenza di galassie troppo grandi e mature per essere così giovani, potrebbero trovare una spiegazione.
Anche il modo in cui misuriamo le distanze cosmiche potrebbe dover essere rivisto, perché influenzato da effetti legati alla nostra posizione particolare all’interno di questa enorme struttura. Certo, per ora siamo ancora nel campo delle ipotesi. Serviranno molte altre osservazioni e studi per capire se davvero quella rotazione sia una firma lasciata da un “universo dentro un buco nero” o il frutto di altri fenomeni fisici ancora sconosciuti. Ma una cosa è certa: il cielo continua a sorprenderci e forse, mentre guardiamo là fuori, stiamo cercando di capire qualcosa che ci riguarda molto più da vicino di quanto immaginiamo.