Pomodori geneticamente modificati per renderli più dolci, scienziati scoprono i geni da modificare
Uno studio cinese ha dimostrato di poter modificare due geni dei pomodori industriali, al fine di renderli dolci come quelli selvatici
É possibile modificare geneticamente i pomodori di differenti varietà, al fine di ottenere in ambito domestico delle soluzioni più dolci, come quelli delle piante selvatiche. Una risposta a quella che è ormai una lamentela comune al supermercato: “I pomodori non hanno sapore”. Sono sempre più grandi ma, al tempo stesso, meno gustosi da mangiare. I ricercatori sostengono però d’aver trovato la soluzione, procedendo alla modifica dei geni che influenzano i livelli di zuccheri nei frutti.
Pomodori dolci
È una triste realtà molto diffusa, quella dei pomodori insapori. Al supermercato ci si ritrova circondati da prodotti sempre più grandi e, al tempo stesso, sempre meno gustosi. È evidente la differenza con i “parenti” selvatici, piccoli e dolci. Il problema è che i pomodori domestici vengono coltivati su scala industriale, con il solo obiettivo di ottenere delle rese numericamente elevate. Ciò ha generato nel corso degli anni varietà che risultano essere da 10 a 100 volte più grandi.
Un team di scienziati cinesi però afferma di aver identificato due particolari geni che pongono un freno alla produzione di zucchero nei pomodori. Ciò avviene nella fase di maturazione e, intervenendo nel corso della stessa, è oggi possibile ottenere varietà domestiche che siano grandi e al tempo stesso dolci.
Il professor Sanwen Huang, direttore generale dell’Istituto di genomica agraria dell’Accademia cinese di scienze agrarie di Shenzhen, ha sottolineato l’urgenza di bilanciare le esigenze dei clienti con quelle di agricoltori e produttori.
“Gli agricoltori vogliono pomodori più grandi e una resa maggiore. I consumatori, dal canto loro, vogliono pomodori più dolci. La scoperta dei geni frenanti dello zucchero ci porta a evitare il sacrificio delle dimensioni il nome della dolcezza, rompendo la relazione negativa esistente tra risate e qualità”.
La ricerca
Sulla rivista Nature i ricercatori hanno descritto come hanno esplorato per la prima volta i genomi delle piante di pomodoro selvatiche e coltivate. Sono stati dunque identificati i due geni simili associati al contenuto di zucchero del frutto. Le versioni di questi sono prevalenti nelle piante di pomodoro selvatiche, ma persi nella maggior parte delle varietà moderne.
È stato inoltre dimostrato che le versioni dei geni presenti nelle piante di pomodoro “addomesticate” consentivano la produzione di un particolare enzima. Questo procedeva a etichettare un altro enzima responsabile della produzione di zucchero, mirando a distruggerlo all’interno delle cellule. Una reazione a catena dannosa che manca del tutto nelle piante selvatiche, dove la produzione di questo enzima viene invece ampiamente limitata.
Il team ha sfruttato lo strumento di editing genetico Crispr-Cas9, al fine di apportare modifiche precise al DNA delle piante di pomodoro addomesticate. È stato impedito a questi geni di funzionare in maniera corretta. Il risultato? Un contenuto di zucchero fino al 30% superiore nei frutti ottenuti rispetto a quelli di piante non modificate. Al tempo stesso però, e in maniera sorprendente, non sono risultate differenze sostanziali nel peso o nella resa dei frutti. I pomodori modificati sono risultati avere meno semi, più leggeri, ma germogliavano normalmente.
In un mondo che collassa, alle prese con il cambiamento climatico, le coltivazioni geneticamente modificate potrebbero essere una sofferta ma necessaria risposta. Prima di poter accettare tali coltivazioni nei nostri mercati, però, potrebbero trascorrere molti anni.