Quanto può essere affascinante la morte di una stella
La morte di una gigante rossa e la bellezza dell'Universo nelle immagini della Nebulosa Anello: brillanti filamenti di gas risuonano come petali nel buio cosmico
Le missioni e i telescopi spaziali ci regalano ogni giorno immagini più suggestive: istantanee di mondi lontani, dettagli impensabili sulla superficie di lune d’altri pianeti, immagini dall’antro in cui nascono le stelle e ancora nebulose, esplosioni stellari e la nascita di nuove galassie e sistemi stellari.
Era soltanto il 1966 quando la missione sovietica Luna 9 regalò al mondo la prima foto della superficie di un altro mondo; allora riuscire a guardare fino alla Luna era una missione storica, impensabile soltanto pochi anni prima. Oggi sappiamo che presto saremo in grado di osservare le epoche più lontane dell’Universo.
La morte di una stella
Oggi siamo in grado di vedere e studiare oggetti lontanissimi nel tempo e nello spazio. Una delle immagini più celebri del telescopio spaziale Hubble, “I pilastri della creazione”, ritrae un oggetto che si trova a circa 7.000 anni luce dalla Terra. L’immagine, scattata nel 1995, non è soltanto di una bellezza stupefacente, ma ha anche permesso agli scienziati di comprendere meglio il processo di formazione stellare all’interno delle nebulose.
Ed esistono altre immagini celebri che hanno reso possibili grandi progressi in ambito scientifico, fornendo per la prima volta indizi importanti sulla vita e sull’evoluzione di stelle, pianeti e galassie. Una di queste, sempre dall’ormai sterminata collezione Hubble, è quella che ritrae la nebulosa planetaria Messier 57, meglio nota come Nebulosa Anello.
Quando fu scoperta, nel 1779, venne definita “larga come Giove e dall’aspetto simile a un pianeta sbiadito”. Pochi anni dopo venne individuata, al centro della nebulosa, una stella. Oggi sappiamo che si tratta della nube cosmica irradiata da una stella morente, che si trova a 2.500 anni luce di distanza dalla Terra, nella costellazione Lira, a sud di Vega – la stella più luminosa del firmamento.
Si deve proprio alle immagini di Hubble la scoperta dell’incredibile varietà di forme e “colori” che caratterizza l’universo delle nebulose planetarie: ne esistono di sferiche, a forma di occhio come la famosa Nebulosa Elica, o più allungate e simili a farfalle. Tutte accomunate dalla fulgida bellezza dell’implacabile esplosione cosmica che illumina il silenzio dell’Universo.
La Nebulosa Anello
La Nebulosa Anello è tra quelle che mostrano una morfologia tra le più particolari e affascinanti: l’anello cui deve il nome, infatti, è frutto di una distorsione prospettica. Dalla Terra possiamo osservare la nebulosa M57 soltanto da uno dei poli, e gli scienziati sono certi che se riuscissimo a osservarla dal piano equatoriale vedremmo tutt’altro tipo di silhouette.
Gli sforzi congiunti di strumenti e tecnologie d’ultima generazione regalano immagini sempre più dettagliate della Nebulosa Anello. Si mostrano così per la prima volta particolari inattesi e nuovi indizi, inizialmente nascosti dietro la meraviglia dell’esplosione cosmica.
La Nebulosa Anello è la spettacolare firma nel cielo di una gigante rossa alla fine della sua vita: quando stelle di questo tipo muoiono, gli strati superficiali della stella vengono rilasciati in una potente esplosione di gas ionizzato in espansione, che conosciamo come nebulosa planetaria. Succederà, tra qualche miliardo di anni, anche al Sole.
Grazie a tecniche sempre più sofisticate, l’ultimo grande respiro cosmico di M57 acquisisce nuovi dettagli e incanta lo sguardo: possiamo oggi osservare l’anello centrale di M57, largo quasi un anno luce, gettare filamenti di gas incandescente lontanissimo dal nucleo della stella, e l’alone rosso emesso dall’idrogeno ai tempi della gigante rossa risuonare come l’eco di un ricordo che si dirada nel tempo. Così ogni nuova immagine dallo spazio profondo scrive una storia inedita sulla misteriosa vita dell’Universo.