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Ritrovato per caso un antico dipinto di Luca Giordano a Palermo: la scoperta straordinaria

Un capolavoro che si credeva ormai perduto è stato riportato alla luce, in modo del tutto casuale: l'eccezionale scoperta a Palermo.

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Palazzo Abatellis, scoperto un prezioso dipinto di Luca Giordano Fonte foto: Comune di Palermo

Palazzo Abatellis è uno degli scrigni d’arte più preziosi della città di Palermo, dalla metà degli anni Cinquanta sede della Galleria Regionale della Sicilia. Basti pensare che al suo interno è conservato il celeberrimo Trionfo della Morte, considerato uno dei maggiori capolavori del XV secolo. Negli ultimi giorni l’edificio è stato protagonista di una scoperta straordinaria e del tutto casuale: una antica tela attribuita a Luca Giordano, tra i massimi esponenti della pittura seicentesca. Un’opera considerata ormai perduta.

L’antica tela di Luca Giordano ritrovata a Palermo

Una scoperta del tutto casuale, quella avvenuta nei depositi di Palazzo Abatellis a Palermo. Come talvolta capita, si seguono piste e indizi con un obiettivo ben preciso ma la ricerca può riservare delle belle sorprese. È quanto accaduto all’architetto e ricercatore palermitano Carmelo Lo Curto, impegnato da qualche tempo in un’indagine approfondita sul pittore Carlo d’Anselmo. Un nome non molto conosciuto dell’arte di metà Seicento, del quale sperava di poter rintracciare opere rimaste nascoste per tutto questo tempo, per ridonargli la giusta dignità.

Quando Lo Curto si è imbattuto in un dipinto raffigurante San Michele Arcangelo era entusiasta, perché credeva di aver finalmente aggiunto un importante tassello alla sua ricerca su d’Anselmo. Ma quel che, in realtà, ha trovato nei depositi di Palazzo Abatellis è un’opera ancor più preziosa: la tela non apparteneva al protagonista della sua ricerca, bensì a uno dei più importanti esponenti dell’arte pittorica del secondo Seicento europeo. Talmente importante da essere stato celebrato persino con una mostra al Petit Palais di Parigi, nel 2019.

L’opera raffigura l’Arcangelo Michele, soggetto caro a Giordano che in precedenza aveva già dipinto tele di questo tipo, oggi ospitate nei musei di Vienna e Berlino. Qui l’Arcangelo è raffigurato nell’atto di sguainare la spada, indicando il cielo con l’altra mano, mentre calpesta Lucifero, l’angelo ribelle caduto.

Il San Michele Arcangelo di Luca Giordano, un capolavoro andato perduto

Nessuno l’aveva mai cercato e si pensava fosse andato ormai del tutto perduto. La scoperta a Palermo, però, ha cambiato tutto: il ricercatore palermitano ha ritrovato un capolavoro prezioso, che per tutto questo tempo era rimasto nascosto nei depositi di Palazzo Abatellis sotto un altro nome. Come riporta Repubblica, infatti, il dipinto era stato inventariato attribuendolo a un anonimo manierista siciliano del XVII secolo, perciò identificarlo non era cosa ovvia.

Se a questo aggiungiamo le condizioni in cui è stato ritrovato – al punto da renderne complicato il recupero – è facile capire perché si tratti di una scoperta importante. Ma cosa sappiamo della tela di Luca Giordano?

Si stima che il pittore napoletano l’abbia realizzata intorno al 1686 per l’altare maggiore della chiesa di San Luigi di Palazzo a Napoli, proprio nel momento di maggior successo del pittore. L’opera ha subito nel tempo diversi spostamenti, fino ad aggiungersi alle collezioni reali dei Borboni di ritorno dall’esilio palermitano durante le guerre napoleoniche. Eppure, nonostante la sua inequivocabile bellezza, non ebbe il giusto riconoscimento.

Come riporta Repubblica e come spiegato nella pubblicazione L’Arcangelo insussistente. Una tela di Luca Giordano ritrovata nei depositi di Palazzo Abatellis, presentata ufficialmente l’8 novembre nella Galleria Regionale della Sicilia, il San Michele Arcangelo di Giordano è stato poi donato al Museo della Regia Università di Palermo, ma il suo “pellegrinaggio” non si è concluso qui: prima il Museo Nazionale nel Convento dell’Olivella, poi il Museo Diocesano e, infine, se ne persero le tracce giungendo in veste anonima a Palazzo Abatellis nel primo Novecento.