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La Russia è esclusa dalle missioni lunari dell'Europa: la decisione

L'ESA abbandona le missioni russe alla scoperta della Luna: gli strumenti europei arriveranno sul satellite grazie alla NASA o ad altri partner

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L'Esa si ritira dalla corsa russa alla Luna Fonte foto: ANSA

L’Agenzia Spaziale Europea rompe definitivamente con la Russia: in una conferenza stampa eccezionale che si è tenuta ieri, 13 Aprile, il Direttore dell’ESA Josef Aschbacher ha chiarito la posizione dell’Agenzia in merito alla futura cooperazione con la Roscosmos di Dmitry Rogozin.

Dopo l’annuncio della sospensione del programma ExoMars, arriva oggi la notizia che sarà interrotta con esito immediato anche la collaborazione prevista nelle missioni russe Luna, che prevedevano il coinvolgimento di strumentazioni e tecnologie sviluppate in Europa.

Missioni dell’ESA sulla Luna?

L’Agenzia Spaziale Europea non ha in programma delle proprie missioni sulla Luna, piuttosto collabora attivamente per la riuscita di quelle di altre agenzie spaziali, come NASA e Roscosmos. Come sottolineato dagli astronauti europei, in un intervento piuttosto recente ma distante anni luce quanto a clima politico e prospettive, l’Europa non ha ancora un accesso autonomo allo spazio. L’ESA deve servirsi di volta in volta di razzi vettori, capsule per il volo umano o piattaforme di lancio prese in prestito da altre agenzie spaziali – e in un futuro non troppo remoto, forse, da aziende private.

“L’esclusione della Russia dalle missioni europee” significa piuttosto un passo indietro dell’Agenzia Europea, che si ritira dalle tre missioni russe dedicate all’esplorazione della Luna. Il programma di esplorazione lunare russo riprende da dove si era interrotto: dal 1976, anno dell missione Luna 24, l’ultima diretta verso il satellite naturale della Terra. Si riparte da Luna 25, la prima della nuova serie, il cui lancio era inizialmente previsto entro la fine del 2022.

La missione Luna 25, che prevede lo studio della regolite lunare in situ, è la prima “vittima” della decisione europea: il ruolo dell’ESA era qui quello di sviluppare il Pilot-D, una telecamera che avrebbe aiutato il lander in fase di atterraggio.

“Ho già comunicato la decisione al capo di Roscosmos, e richiesto che sia messo in luogo sicuro finché non sarà riconsegnato all’ESA” ha dichiarato Aschbacher in merito al Pilot-D: dovrà essere smontato, impacchettato e rispedito in Europa.

Come sottolinea il direttore dell’esplorazione umana e robotica dell’ESA, David Parker, la rimozione del Pilot-D non compromette la missione di Roscosmos: “Non fa parte del sistema operativo del veicolo spaziale”, spiega.

Si spedirà con il “corriere” NASA

Il programma Luna prevede altre due missioni che avrebbero dovuto vedere collaborare Roscosmos e Agenzia Spaziale Europea: Luna 26, o Luna-Resurs-Orbiter, una missione orbitale che studierà la Luna a distanza ravvicinata nei pressi del Polo Sud, e Luna 27 – che invece prevede una nuova ridiscesa sul suolo lunare.

Luna 27 è certamente la missione più colpita dal ritiro dell’ESA: qui sono in ballo l’invio di una trivella e di un sistema di navigazione europeo fondamentali all’estrazione e allo studio della regolite direttamente sulla fredda superficie della Luna.

La missione, prevista per il 2025, prevedeva l’uso di un sistema di navigazione ottico basato sull’analisi delle immagini tramite AI, e l’installazione di una trivella capace di ottenere nuovi campioni di suolo lunare fino a un metro di profondità.

Come ha specificato il direttore dell’ESA, l’Agenzia Europea sta già negoziando alternative per spedire queste tecnologie sulla Luna: “La trivella volerà sulla Luna con la NASA, all’interno del programma Commercial Lunar Payload Services” ha comunicato Aschbacher.

Niente più missioni russe per l’ESA, dunque. E i motori del piccolo Vega, che vengono prodotti in Ucraina? Il direttore ha toccato anche questo argomento, nel corso dell’incontro straordinario del Consiglio dell’ESA.

Il razzo Vega, uno dei vettori europei, è stato sviluppato in Italia ma monta motori di produzione ucraina, che provengono dalla regione di Dnipro: “Abbiamo motori sufficienti per il 2022 e per il 2023” ha rassicurato Aschbacher “stiamo già lavorando su diverse opzioni per il 2024 e valutando diverse tecnologie”.