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SCIENZA

Queste ossa antiche hanno rivelato qualcosa di inedito

Delle ossa molto antiche, risalenti all'età del Bronzo, hanno aperto dei nuovi spaccati su conoscenze immaginabili degli uomini del tempo: si parla dei primi approcci alla chirurgia cranica

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Cosa sapevano davvero fare i nostri antenati? Quali competenze avevano, in campo scientifico (e soprattutto medico) gli uomini e le donne da cui discendiamo? Dirlo con certezza, ancora oggi, è purtroppo impossibile. Eppure alle volte gli studiosi si trovano davanti a delle scoperte che ci permettono di sbirciare nel passato e di scoprire cose inimmaginabili: le ossa antiche recentemente ritrovate dal team della Brown University ne è la dimostrazione.

Ebbene sì, nel corso di un importante scavo, queste ossa, che all’apparenza sembravano dei “semplici” resti risalenti all’Età del Bronzo, si sono trasformate in uno strumento per confermare qualcosa che fino a oggi molti studiosi avevano solo sospettato:  i nostri antenati si cimentavano anche nelle branche più delicate della chirurgia, come quella cranica.

L’antica città di Megiddo e le ossa antiche

Ma andiamo per ordine. Dove sono state ritrovate queste ossa umane così importanti? È presto detto: nel nord di Israele, in un punto dove, anticamente, sorgeva la città di Megiddo. Questo centro abitato è stato popolato dal 7000 a.C. al 500 a.C. e, nel corso della sua storia, è divenuto una delle più importanti città-stato d’Israele, per via della posizione strategica e di alcuni specifici passi della Bibbia, che la identificano come il luogo da cui partirà il Giudizio Universale.

Oggi, Megiddo è un sito archeologico collinare che include al suo interno ben 26 strati di rovine di antiche città e proprio per questo oltre a essere un bene protetto dall’Unesco è anche un luogo dove vanno avanti ininterrottamente scavi, studi e approfondimenti. Ecco dunque che nel corso di uno scavo, portato avanti da una squadra della Brown University, è stato rinvenuto un antico cimitero, contenente delle ossa ben conservate. E queste ossa erano davvero sorprendenti.

La sorpresa nelle ossa antiche

«Megiddo – ha detto Rachel Kalisher , bioarcheologa a capo degli studiosi che hanno ritrovato le ossa – era una città cosmopolita: ci aspettavamo di trovare di tutto. Ma questi resti, risalenti a circa 3.500 anni fa, sono sorprendenti». Come mai? Perché in base alle analisi della Kalisher e della sua squadra, sul cranio di un maschio adulto è presente una «gigantesca trapanazione, sinonimo della conoscenza di pratiche mediche all’avanguardia».

Per chi non lo sapesse, la trapanazione del cranio è un foro praticato nel corso di una procedura chirurgica durante la quale viene rimosso un pezzo di osso dalla testa per alleviare la pressione sul cervello. Oltre a trattare i traumi cranici, questa pratica può essere messa in atto per curare convulsioni e altri problemi medici. Ora, considerando l’antichità dei resti ci si potrebbe chiedere: come hanno fatto gli scienziati a essere sicuri che il foro non sia stato praticato dopo la morte?

Lo ha spiegato la stessa Kalisher: «Il colore e l’inclinazione del taglio – ha detto la dottoressa – sono già indicativi. Ma a darci certezza c’è anche il fatto che è stata prestata attenzione a non perforare uno strato di tessuto che proteggeva il cervello. È indubbiamente chirurgia cranica, praticata con una precisione inimmaginabile per il tempo».

Le ossa antiche e le competenze mediche

Secondo la Kalisher, le ossa ritrovate sono un vero e proprio tesoro. Se è vero che la pratica della trapanazione del cranio risale a migliaia di anni fa (addirittura al Neolitico), questo sarebbe il primo esempio di una tecnica, rinominata “angolare dentellata” nella regione d’Israele e dimostrerebbe un notevole livello d’avanguardia: «È la cosa più simile alla craniotomia che si sia mai vista in quest’area – ha detto la dottoressa – e lascia intendere che a Megiddo ci fossero dei medici ampiamente specializzati».

Le grandi competenze dei medici dell’epoca, per di più, sarebbero confermate da altre anomalie rilevate sugli altri scheletri. Alcuni presentano dei tratti schiacciati o delle strane formazioni che fanno immaginare dei tentativi di cura di fratture e microfratture, altri ancora sono segnati da microlesioni dovute a lebbra, meningococco o tubercolosi che sarebbero riuscite a guarire. La vera domanda resta, però: come? È per questo che gli studi continueranno, alla ricerca di altre rivelazioni sulla medicina antica, che potrebbe nascondere più sorprese di quanto si pensi.