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SCIENZA

Scoperte quattro mini-Terre, nuovi mondi rocciosi di massa inferiore al nostro pianeta

Cos'è la stella di Barnard e perché i 4 esopianeti che le orbitanto intorno sono così importanti per la nostra evoluzione tecnico scientifica

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Mini-terre Fonte foto: Rappresentazione artistica degli esopianeti in orbita attorno alla stella di Barnard. Crediti: International Gemini Observatory/NoirLab/Nsf/Aura/P. Marenfeld

Il telescopio Gemini North, attraverso il suo strumento Maroon-X, ha garantito prove concrete dell’esistenza di ben quattro mini-Terre. Con questa espressione si indicano dei mondi rocciosi dalla massa inferiore a quella del nostro pianeta. Proprio come noi, orbitano intorno a una stella, che è vicinissima al Sole. Si tratta della stella di Barnard, che dista appena 6 anni luce da noi.

La stella di Barnard

Se si parla della stella di Barnard, non si fa riferimento a qualcosa di nuovo. Si tratta di una nana rossa sita nella direzione della costellazione dell’Ofiuco. È la stella più vicina al nostro pianeta, subito dopo quelle che compongono il sistema di Alpha Centauri.

Lo scorso ottobre 2024 è giunta conferma dell’esistenza di un pianeta orbitante intorno a essa. La sorprendente novità riguarda il fatto che i mondi si sono moltiplicati, risultando di fatto ben quattro. Esopianeti più piccoli della Terra, con masse che vanno dal 20 al 30% in meno rispetto la nostra.

Una scoperta rilevante per più di un motivo. Di fatto tutto ciò che riguarda la stella di Barnard è per noi rilevante. Si tratta infatti di una stella singola, come il Sole. Non è parte di un sistema doppio o triplo, come quello di Alpha Centauri. Un sistema singolo come il nostro e, di fatto, il più vicino a noi. A ciò si aggiunge il fatto che uno dei mondi annunciati è l’esopianeta meno massiccio che sia mai stato scoperto con la tecnica delle velocità radiali.

Mini-mondi scoperti

Ritvik Basant, dottorando presso l’Università di Chicago e primo autore dello studio, si è così espresso: “Si tratta di una scoperta che rappresenta un punto di svolta nella precisione di tali strumenti rispetto alla generazioni precedenti”.

Impressionante constatare la sensibilità dello spettrografo utilizzato. È infatti in grado di riconoscere gli effetti gravitazionali sul moto che la stella esercita sui pianeti che le ruotano intorno. Incredibile però anche l’impegno degli scienziati, che hanno sorvegliato la stella di Barnard per 112 notti in tre anni.

Un’attenzione maniacale e totalmente necessaria. In passato sono infatti già stati annunciati dei mondi alieni, poi smentiti. La stella di Barnard ha infatti ottenuto nel tempo il soprannome di “grande balena bianca”. Un obiettivo inseguito ossessivamente ma in grado di eludere tutti i suoi “cacciatori”.

Il grande ostacolo è rappresentato dall’angolazione con la quale si presentano a noi questi mini pianeti. Stando al punto di vista della terra, infatti, non transitano mai dinanzi alla loro stella. Determinarne la composizione è dunque molto difficile. E quasi certo però che si tratti di pianeti rocciosi, con periodi di rivoluzione che vanno dai 2.3 ai 6.7 giorni sulla Terra. I ricercatori sono inoltre in grado di escludere che nell’aria abitabile della stella orbiti qualche esopianeta. La sua massa non è paragonabile a quella della Terra ma è in una sezione compatibile con la presenza di acqua liquida in superficie.

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