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SCIENZA

Scoperto un antico fondale marino sotto l'Oceano Pacifico: risale all'era dei dinosauri

Una lastra di roccia fredda e densa sprofondata nell'Oceano Pacifico potrebbe rivelare molto sul complesso passato del nostro Pianeta.

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Scoperti i resti di un antico fondale nella dorsale orientale del Pacifico Fonte foto: iStock

Una porzione di fondale marino immersa nelle acque dell’Oceano Pacifico. Antichissimo, risale al periodo dei primi dinosauri vissuti sulla Terra e potrebbe dirci parecchio sui processi geologici che si sono succeduti tra circa 250 e 120 milioni di anni fa. È l’ultima scoperta pubblicata da un team di ricercatori dell’Università del Maryland, coordinato dal geologo Jingchuan Wang.

Come è stata possibile la scoperta

La protagonista della scoperta è una fredda lastra di roccia densa situata a circa 410-660 chilometri sotto l’Oceano Pacifico, nello specifico nella dorsale orientale a ridosso di una placca tettonica. Come riporta lo studio pubblicato a fine settembre sulla rivista Science Advances dal titolo Mesozoic intraoceanic subduction shaped the lower mantle beneath the East Pacific Rise, questo antico fondale marino è sprofondato nel Mesozoico e potrebbe gettare nuova luce in merito alle teorie esistenti sulla struttura interna della Terra.

Il team di ricercatori dell’Università del Maryland, guidato da Jingchuan Wang, si è servito di alcune tecniche innovative di imaging sismico per scrutare in profondità il mantello terrestre, lo strato tra la crosta e il nucleo del nostro Pianeta. È grazie a queste analisi che hanno individuato un’area insolitamente spessa nella zona di transizione del mantello, che separa cioè il mantello superiore da quello inferiore, espandendosi o contraendosi in base alla temperatura.

Ma vediamo nel dettaglio. L’imaging sismico è un particolare metodo geofisico che consente di ottenere immagini dell’interno della Terra e funziona come una sorta di TAC umana. Vuol dire che analizza la velocità con cui le onde sismiche (naturali o artificiali che siano) si propagano a seconda delle caratteristiche dei materiali attraverso cui passano. In questo modo il team ha potuto creare una mappa molto precisa della crosta e del mantello presenti sotto la dorsale orientale del Pacifico.

Wang e il suo team ritengono che questa porzione di fondale sprofondata nell’Oceano Pacifico potrebbe spiegare la struttura anomala della Pacific Large Low Shear Velocity Province (LLSVP), ovvero un’enorme regione nel mantello inferiore della Terra: “Questa zona ispessita è come un’impronta digitale fossilizzata di un antico pezzo di fondale marino che si è infiltrato nella Terra circa 250 milioni di anni fa. Ci sta dando uno sguardo al passato della Terra che non avevamo mai avuto prima”, ha spiegato il geologo.

Perché si tratta di una scoperta importante

“Di solito le lastre oceaniche di materiale vengono completamente consumate dalla Terra, senza lasciare tracce distinguibili sulla superficie. Ma vedere l’antica lastra di subduzione attraverso questa prospettiva ci ha dato nuove intuizioni sulla relazione tra le strutture terrestri molto profonde e la geologia di superficie, che prima non erano ovvie”, ha detto Wang.

I resti dell’antico fondale marino non sono altro che quel che resta della porzione di placca oceanica che circa 250 milioni di anni fa è sprofondata per subduzione nel mantello. “Abbiamo scoperto che in questa regione il materiale stava affondando a circa metà della velocità che ci aspettavamo, il che suggerisce che la zona di transizione del mantello può agire come una barriera e rallentare il movimento del materiale attraverso la Terra – spiega lo studio -. La nostra scoperta apre nuove domande su come la Terra profonda influenza ciò che vediamo in superficie attraverso grandi distanze e scale temporali”.

La scoperta è soltanto il punto di partenza per un’analisi ancor più approfondita che il team presto estenderà anche ad altre aree del Pacifico, così da riuscire a creare una mappa dettagliata di tutte le antiche zone di subduzione e risalita. Un progetto importante per studiare gli effetti sulle strutture di crosta e mantello terrestri e sul movimento e spostamento delle placche nel corso del tempo. “Crediamo che ci siano molte altre strutture antiche in attesa di essere scoperte nelle profondità della Terra. Ognuna di esse ha il potenziale per rivelare molte nuove intuizioni sul complesso passato del nostro Pianeta, e persino portare a una migliore comprensione di altri pianeti oltre al nostro”, ha concluso Wang.

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