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Sembra un oggetto inutile, ma rivela una storia antica: la scoperta

Sembrava un oggetto inutile, quasi banale. Eppure grazie a un metodo innovativo è stata fatta una delle scoperte più importanti di sempre.

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Gli archeologi sono alla continua ricerca di manufatti e resti che forniscono importanti informazioni sui nostri antenati, su quegli esseri umani che hanno contribuito per primi a dar vita a strategie di sopravvivenza e sussistenza, sviluppando comportamenti sociali e culture nel senso più ampio del termine.

Talvolta si tratta di oggetti all’apparenza banali, semplici suppellettili o persino ornamenti nella loro forma più arcaica, ma proprio a partire da uno di questi un team internazionale di scienziati ha portato a termine uno studio unico: grazie ad esso, sono riusciti a risalire alla proprietaria di un ciondolo di cervo che risale a circa 20.000 anni fa.

Uno studio innovativo sul DNA dei nostri antenati

Avere a disposizione oggetti, manufatti, ossa e denti ci consente di ottenere informazioni sui primi esseri umani ma fino ad oggi è stato difficile attribuirne la proprietà a individui specifici. Del resto nel Paleolitico erano rari sepolture e corredi funerari, così è stato difficile capire come in questo periodo i ruoli sociali venissero suddivisi, anche in ambito strettamente lavorativo.

Un team di ricerca internazionale e interdisciplinare guidato dal Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia ha compiuto un passo unico in tal senso. Dopo anni di studi e ricerche, gli antropologi evoluzionisti sono riusciti a mettere a punto un nuovo sistema di isolamento del DNA a partire da ossa e denti, inclusi manufatti realizzati a partire da elementi scheletrici. Un metodo innovativo perché non invasivo né distruttivo e che è in grado, quindi, di mantenerne l’integrità.

La scelta degli oggetti di studio non è stata, ovviamente, casuale. Gli oggetti realizzati a partire da elementi come ossa e denti hanno una superficie porosa e questa caratteristica consente loro di “catturare” con maggiore probabilità tracce di DNA presenti nelle cellule epiteliali, nel sudore e in generale nei fluidi corporei.

Da un ciondolo l’incredibile scoperta su una donna di 20.000 anni fa

Questo metodo è stato testato su diversi manufatti ritrovati tra gli anni ’70 e ’90 del secolo scorso ma la moderna contaminazione umana li ha resi, di fatto, inutili allo scopo di individuare il DNA dei proprietari preistorici. Basta maneggiare l’oggetto a mani nude o conservarlo in condizioni precarie per rendere nullo ogni tentativo.

La svolta è arrivata grazie a un piccolo oggetto trovato nel 2019 nella grotta di Denisova in Russia, dove gli archeologi Maxim Kozlikin e Michael Shunkov hanno compiuto una grande operazione di scavo che ha portato alla luce numerosi manufatti. Il team del Max Planck Institute si è concentrato su un ciondolo realizzato a partire da un dente di cervo del Paleolitico superiore (approssimativamente tra i 40.000 e i 10.000 anni fa) e da questo sono riusciti a isolare non solo il DNA dell’animale, ma anche quello umano.

“La quantità di DNA umano che abbiamo recuperato dal ciondolo è stata straordinaria, quasi come se avessimo prelevato un dente umano” ha dichiarato la dottoressa Elena Essel, autrice principale dello studio pubblicato su Nature. Il team è stato in grado di stimare l’età del ciondolo tra 19.000 e 25.000 anni fa, risalendo anche al sesso della persona: è stato indossato da una donna geneticamente imparentata con i cosiddetti “antichi eurasiatici del nord” provenienti dalla Siberia.

Questo nuovo metodo di isolamento del DNA darà agli scienziati possibilità di applicazioni infinite, scoprendo di più sull’ascendenza genetica e sul sesso degli individui che hanno realizzato, maneggiato o indossato manufatti e ornamenti antichissimi.

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