SHERPA, il primo sistema di soccorso alpino robotizzato
Realizzato dall’Università di Bologna, il servizio di soccorso è composto da droni e macchine intelligenti che operano al fianco dell’uomo in condizioni estreme

Il soccorso alpino italiano ha un nuovo alleato: i robot. Grazie a un progetto finanziato dall’Unione Europea e coordinato dall’Università Alma Mater Studiorum di Bologna è stato realizzato un sistema di soccorso che mette insieme uomini e macchine intelligenti. SHERPA aiuterà i soccorsi a individuare persone in pericolo e a fare un check-up generale del problema.

SHERPA, acronimo di Smart collaboration between Humans and ground-aErial Robots for imProving rescuing activities in Alpine environments, si basa sull’utilizzo di droni, robot, e aeromobili ad area fissa per raggiungere rapidamente le slavine e localizzare i dispersi sotto la neve. L’obiettivo del nuovo sistema di soccorso alpino è impiegare la tecnologia per migliorare un servizio già molto efficiente. SHERPA, inoltre, consentirà di salvaguardare anche l’incolumità dei soccorritori, soprattutto quando di tratta di arrivare su zone impervie e pericolose. La nuova unità di smart rescue è stata presentata, dopo quattro anni di sperimentazioni, all’Integration Week di Davos.

A capo del progetto, che ha coinvolto diversi giovani ricercatori europei, il Dipartimento di Ingegneria dell'Energia Elettrica e dell'Informazione (DEI) dell’Università di Bologna. Il sistema permette, grazie all’utilizzo dei velivoli robotizzati, di localizzare una persona sepolta da uno strato di 3 metri di neve in pochissimi minuti. Il soccorso intelligente, da quanto si apprende, è composto dai “falchi di pattuglia”, aeromodelli che effettuano una prima analisi dell’aerea colpita, dagli “asini intelligenti”, rover che servono per trasportare le “trained wasp”, droni il cui compito è quello di fotografare le zone in cui si è verificato l’incidente e captare i segnali radio ARVA, gli impulsi inviati dal segnalatore indossato dai dispersi.

Il sistema robotizzato è stato sviluppato per funzionare in condizioni meteorologiche avverse ed estreme, dove l’essere umano da solo ha difficoltà ad operare. Al centro delle operazioni rimarranno sempre i soccorritori, quelli che il progetto definisce “Busy Genius”: a loro spetterà il compito di guidare le operazioni.

Il sistema però, come afferma il professore Lorenzo Marconi, coordinatore del progetto, è anche capace di agire in maniera autonoma. “La guida dei droni viene fatta - sostiene Marconi -attraverso comandi gestuali e vocali e il sistema SHERPA è in grado di capire dal tono di voce e dal comportamento umano se in quel momento l'uomo è troppo impegnato o emotivamente stressato per guidare al meglio le operazioni”.