Pezzotto: nuova tegola su Piracy Shield
L'associazione degli Internet Provider indipendenti fa ricorso al Consiglio di Stato contro Piracy Shield: i giudici potrebbero bloccare la piattaforma anti pezzotto
Piracy Shield, la piattaforma anti pirateria lanciata dall’AGCOM, deve essere fermata. A dirlo non è un manipolo di incalliti pirati del Web ma Assoprovider, l’associazione di operatori delle telecomunicazioni indipendenti che, a causa dello strumento anti pezzotto, si ritengono ingiustamente danneggiati.
Per questo Assoprovider ha annunciato il prossimo passo della sua battaglia legale contro Piracy Shield: l’associazione si è rivolta al Consiglio di Stato. Non è il primo giudizio legale chiesto da Assoprovider che in precedenza si era già rivolta al TAR del Lazio, senza però ottenere i risultati sperati.
Piracy Shield al Consiglio di Stato
Assoprovider, tramite uno studio legale di Roma, ha presentato ricorso al Consiglio di Stato per chiedere il blocco di Piracy Shield. Le motivazioni sono ormai note: insieme ai flussi di dati illegali del pezzotto, la piattaforma blocca per sbaglio anche siti e servizi del tutto legittimi.
Incidenti di percorso dovuti al meccanismo di funzionamento di Piracy Shield, che punta più sulla rapidità che sulla precisione, e che sono stati prima negati dal commissario AGCOM Massimiliano Capitanio e poi parzialmente ammessi dal presidente Giacomo Lasorella.
Assoprovider afferma di aver ricevuto “decine di segnalazioni di utenti, imprese ed associazioni, ingiustamente lese nei propri diritti” e, per questo, ha deciso di “continuare la sua battaglia per la legalità e la tutela dei diritti dei cittadini su internet“.
Questo passaggio è molto importante, perché Assoprovider non parla più solo di danni economici alle aziende bloccate per sbaglio, ma anche di “diritti dei cittadini su internet“. Piracy Shield, quindi, sarebbe una sorta di strumento di censura del web.
Il Consiglio di Stato avrà ora il potere di ribaltare la sentenza del Tar del Lazio di gennaio, secondo cui Piracy Shield è uno strumento di contrasto della pirateria audiovisiva pienamente legittimo e i suoi “metodi forti” sono del tutto giustificati dall’esigenza di “fornire strumenti di rapido intervento nei confronti dei fenomeni massivi di violazione del diritto d’autore online“.
AGCOM contro Assoprovider
In questa vicenda va segnalata anche la spiacevolissima guerra aperta tra Assoprovider e AGCOM, con la prima che chiede alla seconda la lista dei domini e dei siti web bloccati da Piracy Shield e la seconda che non solo non fornisce alcuna lista, ma risponde multando Assoprovider per ostacolo alle attività di vigilanza.
Non sembra poterci essere nessuna collaborazione tra l’Autorità Garante delle Comunicazioni in Italia e l’associazione degli Internet Provider indipendenti, che al suo interno conta 250 aziende e 60 provider che forniscono connettività a 700.000 utenti in nel Paese.