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Una specie di bruco tossica si sta diffondendo allargando il raggio di azione

Una specie tossica di bruco si sta diffondendo con conseguenze significative per l'uomo e anche per gli animali domestici e gli allevamenti

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Specie tossica di bruco

Gli entomologi sono in allerta: una specie tossica di bruco sta diventando sempre più diffusa a causa del cambiamento climatico.

Si tratta di vermi che, una volta completato il ciclo evolutivo, si trasformano in semplici farfalle ma, nella fase giovanile, possono rappresentare un problema per l’uomo e gli animali.

Specie tossica in espansione a causa del clima

L’inarrestabile avanzata di alcuni bruchi velenosi sta preoccupando gli esperti di entomologia e tossicologia, che stanno osservando con attenzione la loro espansione geografica. Un fenomeno strettamente legato ai cambiamenti climatici, che ha permesso a queste creature di estendere il proprio habitat ben oltre le aree tradizionali. Si tratta di vermi appartenenti all’ordine dei Lepidotteri, i quali, pur evolvendosi in innocue farfalle o falene, nella loro fase giovanile possono rappresentare una minaccia per l’uomo e altri animali.

I bruchi velenosi possiedono un sistema di difesa sofisticato: minuscoli peli urticanti o spine velenifere che rilasciano tossine in grado di provocare reazioni cutanee, dolori intensi e, nei casi più estremi, gravi problemi di salute. Alcuni episodi storici testimoniano gli effetti letali di questi insetti: dall’uso delle loro setole per degli avvelenamenti nella Roma antica, fino agli effetti devastanti su animali da allevamento, come i cavalli in Australia, colpiti da aborti spontanei dopo aver ingerito bruchi tossici presenti nel foraggio.

Tra le specie più pericolose, spicca la Lonomia obliqua, un bruco responsabile di numerosi incidenti in Brasile. Le statistiche, tra il 2007 e il 2017, riportano oltre 42.000 casi di avvelenamento, con centinaia di situazioni gravi e alcune mortali. Il veleno di questa specie può causare emorragie interne potenzialmente letali, rendendola una delle creature più pericolose nel regno degli insetti. Non a caso, l’Istituto Butantan di San Paolo ha sviluppato un antidoto specifico per neutralizzare i suoi effetti.

Il meccanismo d’azione delle tossine dei bruchi è complesso e ancora poco studiato. Gli scienziati, grazie a tecnologie avanzate di analisi genetica e proteomica, stanno svelando le peculiarità di queste sostanze, spesso paragonabili a quelle di ragni e scorpioni. Alcune proteine presenti nei veleni dei Lepidotteri hanno una struttura particolarmente resistente alla degradazione, il che le rende interessanti per la ricerca farmaceutica. S’ipotizza che queste molecole possano essere utilizzate anche per scopi benefici, ad esempio sviluppare nuovi farmaci o trattamenti contro malattie infiammatorie.

Gli studi sulla Processionaria della quercia

Un caso emblematico riguarda il bruco della Processionaria della quercia (Thaumetopoea processionea), il cui veleno è oggetto di studio per il suo impatto sulla salute pubblica. Questi bruchi si muovono in lunghe file ordinate, da cui deriva il loro nome, e rilasciano nell’aria microscopiche setole urticanti che possono essere inalate o depositarsi sulla pelle, causando reazioni allergiche e infiammazioni.

Gli esperti hanno identificato oltre 170 componenti tossici nei loro peli, tra cui proteine in grado di attivare il recettore TRPV1, lo stesso coinvolto nella percezione del dolore generato dalla capsaicina, il principio attivo del peperoncino.

L’espansione del loro habitat è un segnale allarmante. In alcuni paesi, come il Nepal, la modernizzazione ha inavvertitamente facilitato la proliferazione di falene velenose. L’illuminazione artificiale attira questi insetti all’interno degli edifici, favorendo il contatto con le persone. In alcuni casi, le setole disperse nell’ambiente hanno provocato gravi infezioni oculari, con conseguenze potenzialmente irreversibili.

La diffusione sempre più ampia di tali specie tossiche richiama l’attenzione su un problema emergente di salute pubblica. L’obiettivo degli scienziati è comprendere i meccanismi evolutivi di questi veleni per sviluppare strategie di prevenzione e antidoti più efficaci. La ricerca non è solo finalizzata alla protezione dell’uomo, ma anche di animali domestici e da allevamento, frequentemente esposti ai bruchi nocivi attraverso il foraggio contaminato.

L’avanzata della specie tossica di bruchi è, quindi, un fenomeno assai articolato. L’invito degli esperti è rivolto a migliorare la consapevolezza del problema per limitare i rischi e sviluppare strategie di convivenza con queste creature affascinanti ma potenzialmente pericolose.

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