Scoperta la più antica e più distante galassia mai rilevata dal telescopio spaziale James Webb
Il telescopio spaziale James Webb ha battuto ogni record, avvistando la galassia più antica e più distante finora mai rivelata: la sua luminosità è davvero sorprendente.
Può un telescopio spaziale riuscire a viaggiare indietro nel tempo? Sì, soprattutto se stiamo parlando di James Webb: i suoi strumenti sono così potenti da essere in grado di catturare la luce proveniente da corpi celesti lontanissimi da noi, sia per la loro distanza che per la loro esistenza su un piano temporale diverso. I bagliori luminosi impiegano infatti molto tempo a viaggiare, soprattutto se devono percorrere miliardi di anni luce, e quando giungono a noi ci raccontano una storia che probabilmente non esiste già più. Il risultato è incredibile: Webb è riuscito a battere ogni record, individuando la galassia più antica e più lontana finora mai rilevata.
La galassia più antica dell’universo
Qual è la galassia più lontana e più antica finora mai osservata? Poco tempo fa, la risposta sarebbe stata molto facile: il record andava infatti all’ammasso stellare JADES-GS-Z13-0, individuato dal telescopio spaziale James Webb un paio d’anni fa. Si stima che la galassia avesse appena 325 milioni di anni di vita, nel momento in cui la sua luce è stata catturata dagli specchi del telescopio. Ma nei giorni scorsi un nuovo avvistamento ha ribaltato tutto: stavolta si tratta di un’altra raccolta di stelle, chiamata JADES-GS-z14-0, che è stata osservata appena 290 milioni di anni dopo il Big Bang.
Questo significa che, se oggi l’Universo ha circa 13,8 miliardi di anni, James Webb è riuscito ad osservare la galassia nel momento in cui il cosmo aveva appena il 2% della sua età attuale. È un vero e proprio record e sembra quasi di poter viaggiare indietro nel tempo grazie ai potenti strumenti di cui il telescopio è dotato, come l’enorme specchio primario di ben 6,5 metri di diametro, fornito di sensibili apparecchiature ad infrarossi. La sensazionale scoperta è stata descritta in una serie di articoli accademici pubblicati sul servizio di prestampa arXiv.
Il mistero della sua luminosità
Il James Webb Space Telescope, lanciato nel 2021, è stato programmato proprio per guardare indietro nel tempo in maniera molto più profonda di quanto non abbia mai fatto alcuno strumento in precedenza. L’obiettivo è proprio quello di scandagliare l’Universo alla ricerca dei primi corpi celesti che lo abbiano mai popolato. Secondo le attuali teorie, dovrebbero essere oggetti composti solo di idrogeno ed elio, grandi molto più del nostro Sole e caratterizzati da una vita brillante ma estremamente breve. Tuttavia, la nuova galassia scoperta evidenzia alcuni dettagli particolarmente sorprendenti.
Innanzitutto, è emersa una quantità significativa di ossigeno che solitamente caratterizza una galassia già matura: “La presenza di ossigeno così presto nella vita di questa galassia è una sorpresa, e suggerisce che diverse generazioni di stelle molto massicce abbiano già vissuto la loro vita prima che noi la osservassimo” – hanno affermato i dottori Stefano Carniani e Kevin Hainline, autori dello studio in questione. Ma ancora più affascinante è la luminosità dell’ammasso di stelle che compone la galassia e che dimostra qualcosa di molto importante.
Secondo James Webb, la galassia avrebbe un diametro di oltre 1.600 anni luce. Molte delle galassie più luminose generano la maggior parte della loro luce attraverso il gas che cade all’interno di un buco nero supermassiccio. Ma non sembra essere questo il caso: è invece più probabile che la luce sia prodotta da giovani stelle. “Tanta luce stellare implica che la galassia sia diverse centinaia di milioni di volte la massa del Sole. Ciò solleva la domanda: come può la natura creare una galassia così luminosa, massiccia e grande in meno di 300 milioni di anni?” – si chiedono i ricercatori. Forse Webb riuscirà a spiegare presto questo mistero.