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Quali sono state le temperature più alte e più basse registrate sulla Terra?

Cosa sappiamo sulla temperatura più alta e più bassa del pianeta? I dati meteorologici del WMO rivelano questa curiosità scentifica

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Le statistiche correlate al clima sono spesso oggetto di studi e curiosità, da parte degli “addetti ai lavori” e anche di persone comuni.

Ad esempio, ci si potrebbe chiedere qual è la temperatura più alta (e bassa) mai registrata sul nostro pianeta? È il momento di scoprirlo.

Le temperature estreme nella storia della meteorologia

Le temperature estreme sulla Terra hanno sempre creato un certo interesse. Dalle gelide vette dell’Antartide ai deserti infuocati della California, il nostro pianeta è teatro di variazioni climatiche che rivelano la complessità dei fenomeni meteorologici.

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) monitora questi fenomeni, attraverso una commissione dedicata alla raccolta e alla validazione dei record climatici estremi, attraverso dati come temperatura, pioggia, vento e pressione atmosferica. Le registrazioni devono essere effettuate con strumenti certificati e rispettare criteri rigorosi per essere riconosciute ufficialmente. Anche pochi decimi di grado possono fare la differenza e ogni misurazione è sottoposta al controllo di un gruppo di esperti che verifica l’assenza di fattori esterni capaci di influenzare i risultati. Tale approccio garantisce che solo dati accurati entrino nella storia della meteorologia.

Per quanto riguarda il record della temperatura più bassa mai registrata sulla Terra, risale al 21 luglio 1983. Quel giorno, presso la base scientifica russa di Vostok, situata a 3.420 metri di altitudine nell’Antartide orientale, venne misurata una temperatura di -89,2 °C. Il freddo estremo di questa regione polare non sorprende, dato che le vaste distese di ghiaccio e la particolare configurazione geografica favoriscono il fenomeno dell’inversione termica, in cui l’aria fredda rimane intrappolata a basse quote.

In Italia, il record di freddo è invece attribuito al Rifugio Regina Margherita, sul Monte Rosa, dove nell’inverno del 1929 la colonnina di mercurio scese fino a -41 °C. In alcune zone montuose italiane, come nelle cosiddette “doline fredde”, piccoli avvallamenti dove si accumula aria gelida, si possono osservare condizioni locali ancora più rigide. Tuttavia, tali misurazioni non hanno lo stesso valore dei dati raccolti presso le stazioni ufficiali, poiché sono influenzate da microclimi specifici e instabili.

La temperatura più alta registrata sulla Terra

Per quanto riguarda le temperature massime, la Valle della Morte in California è famosa per i suoi picchi estremi. Il 10 luglio 1913, nella località di Furnace Creek fu registrata una temperatura record di 56,7 °C. Questo dato è, però, oggetto di dibattito, in quanto alcuni studiosi mettono in dubbio l’accuratezza delle strumentazioni dell’epoca.

In alternativa, il record potrebbe appartenere alla stessa Valle della Morte, ma con una misurazione più recente: il 17 agosto 2020, infatti, si raggiunsero 54,4 °C, un valore che ha suscitato meno controversie tra gli esperti.

Anche l’Italia vanta il suo primato di caldo estremo. L’11 agosto 2021, a Floridia, in provincia di Siracusa, la temperatura raggiunse i 48,8 °C, la più alta mai registrata non solo nel Paese ma in tutta Europa. Questo dato conferma il sud della Sicilia come una delle aree più calde del continente, grazie alla sua vicinanza all’Africa e alle particolari condizioni atmosferiche che vi si creano durante l’estate.

Le variazioni di temperatura estreme osservate sulla Terra sono il risultato di una serie di fattori, tra cui la latitudine, l’altitudine, la conformazione del territorio e le condizioni meteorologiche locali. Mentre l’Antartide è sinonimo di freddo estremo, le zone desertiche offrono l’ambiente ideale per temperature altissime a causa della loro bassa altitudine e della scarsa umidità.

Per quanto riguarda l’Italia, è un Paese dalle molteplici conformazioni geografiche: qui si osservano notevoli differenze, dalle vette alpine che registrano temperature tra le più basse, alle zone meridionali, dove il clima mediterraneo, influenzato da correnti calde, porta a estati roventi.

Queste misurazioni rappresentano solo una parte dell’enorme variabilità climatica che caratterizza il nostro pianeta. Monitorare e studiare i record di temperatura è fondamentale per comprendere meglio anche l’attuale cambiamento climatico e i fenomeni estremi che sempre più spesso affliggono la Terra.

Le temperature più alte e più basse, pur rappresentando dati statistici, offrono una finestra su un futuro in cui eventi climatici estremi potrebbero diventare sempre più frequenti. Conoscere la storia e l’evoluzione di questi fenomeni aiuta a prepararsi e ad adattarsi alle sfide che il riscaldamento globale ci pone, con l’obiettivo di preservare l’equilibrio ambientale.

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