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TikTok, cos'è il parlato corsivo che piace alla Gen Z

Le regole per parlare il corsivo sono semplici: vocali chiuse, cadenza milanese e finali aspirate. Il successo è assicurato soprattutto su TikTok

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TikTok Fonte foto: shutterstock

Il corsivo parlato dagli adolescenti è un successo del social TikTok. I video brevi più di successo sono prodotti da creator che insegnano a parlare corsivo. Dall’altro ci sono invece gli studenti di corsivo parlato che fanno a gara proponendo video con mini stand-up comedy con la parlata che li sta divertendo tantissimo. Gli adulti però sono tagliati fuori e di questo successo ci capiscono poco.

Possiamo definire il corsivo parlato uno slang di moda tra i ragazzi del 2022, un modo di parlare che accomuna i giovani tra i 10 e i 17 anni. Quelli che una volta i trattati di sociologia definivano Teen-ager e che oggi sono la Gen Z. Le regole che la Gen Z si è data per parlare il corsivo sono molto semplici: imitare la cadenza del dialetto milanese, ma quello contemporaneo, con le o” chiuse e le finali strascicate che terminano con un’aspirazione simile all’acca. Un invito a prendere un aperitivo si pronuncia: “amïo apë?”. In ogni frase, poi, è necessario usare l’intercalare “amìo” o “amò”, che ha preso il posto del cioè tipico degli anni 80. Su TikTok basta eseguire una ricerca con gli hastag #amìo, #amïoe o #corsivo che da solo conta 14 milioni di visualizzazioni e vi si aprirà un mondo. Ovviamente della parlata corsivo non c’è traccia su Instagram, Facebook e Twitter a dimostrazione di quanto siano considerati social da “vecchi (anche se chi li frequenta potrebbe avere appena 20 anni) dalla Gen Z.

Quando nasce il parlato corsivo

La prima traccia documentata che abbiamo della denominazione di parlato corsivo risale alla sesta stagione de Il Collegio anno 2021, il reality dedicato agli adolescenti.

Infatti nella puntata numero 8, una della partecipanti, Sofia, inizia una lunga discussione con i compagni di classe in merito a una serie di recriminazioni che hanno come oggetto dei biscotti.

Insomma, le tipiche sfuriate da quindicenni, solo che Sofia si rivolge alle compagne in quello che potremmo definire un corsivo parlato da manuale, con tanto di h finale per ogni parola, vocali per chiuse e cadenza milanese metropolitana. La sfuriata di 2 minuti di Sofia, su YouTube è stata vista per oltre 307 mila volte.

Il parlato o la parlata corsivo però ha radici più lontane anche se non sempre tracciabili e documentate. Il che ci porta a riflettere sul fatto che i ragazzini e le ragazzine hanno sempre avuto un loro slang più o meno esclusivo e che i social invece lo stanno diffondendo a macchia d’olio.

Le canzoni in corsivo

La contaminazione del corsivo parlato a tutti gli strati della cultura della Gen Z, grazie all’amplificazione del social TikTok è stata inevitabile: da Fedez a Madame, cantanti di corsivo, prima inconsapevoli e poi, consapevoli è stata immediata.

Ma cantare pronunciando in maniera biascicata le parole, allungando le finali e aprendo o chiudendo le vocali è una caratteristica nota di moltissimi cantautori e cantanti. A partire da Bob Dylan che nelle sue ballate, quasi masticava le parole, fino allo stile più recente di Blanco o Selena Gomez, assimilabile a un corsivo cantato.

Non è una novità, il corsivo parlato nella storia ha assunto diversi nomi e il più famoso è stato birignao, la croce di ogni attore e di ogni insegnante di dizione. Oggi, per i ragazzi, il parlato corsivo e il corsivo cantato sono un modo per divertirsi e avere popolarità su TikTok. Lasciamo che resti così.