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SCIENZA

Trovata una specie di ragno, e si comporta in maniera strana: cosa sappiamo

Nel cuore del Madagascar hanno scovato una specie di ragno con un comportamento a dir poco insolito: cosa hanno visto gli scienziati.

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Esistono 50.000 specie di ragni, individuate e descritte dagli entomologi. Sono predatori, si cibano spesso dei propri simili e conducono generalmente una vita solitaria. Ma non è sempre così, come dimostra la nuova specie trovata in Madagascar: un ragno dal comportamento a dir poco insolito che, a differenza della gran parte di quelli già noti, si organizza in colonie di dimensioni consistenti. Delle piccole “società” di aracnidi che hanno stupito gli scienziati.

Scoperta nuova specie di ragno in Madagascar

Un nuovo ragno con un comportamento sociale diverso da qualsiasi altro conosciuto alla scienza. La scoperta è stata pubblicata lo scorso febbraio sulla rivista Insect Systematics and Diversity e ha dell’incredibile, considerate le conoscenze già note a proposito di questo particolare animale.

Il team guidato dal professor Ingi Agnarsson, docente di Zoologia presso l’Università dell’Islanda, era impegnato in una delle solite spedizioni alla ricerca di ragni della corteccia (Caerostris darwini), una specie molto interessante nota come “ragno di Darwin” e in grado di produrre una delle ragnatele più grandi, elastiche e resistenti del mondo grazie a una proteina specifica, di recente scoperta.

“Stavamo viaggiando in un veicolo verso una parte diversa del parco nazionale in cui stavamo lavorando – ha spiegato Agnarsson – e abbiamo notato, dall’auto, alcune ragnatele che sembravano colonie di più ragni”. È a questo punto che hanno deciso di vederci più chiaro, avvicinandosi al sito: lungo tutto il percorso si ripetevano le medesime strutture composte da più ragnatele interconnesse tra loro, formate da ragni femmine adulte e alcuni ragni maschi allineati al centro. In una parola, una vera e propria colonia di aracnidi.

Lo strano comportamento del ragno “sociale”

A un’analisi più approfondita, il team ha appurato che queste colonie constano mediamente di un massimo di 41 ragnatele interconnesse tra loro, tessute da esemplari femmina adulti, e che al centro di questa colonia si dispongono in linea retta un massimo di 38 esemplari maschi. Non è casuale il nome che hanno scelto per questa nuova specie di ragno “sociale”: Isoxya manangona, dove la seconda parola deriva da un verbo malgascio che significa “raccogliere” o “aggregare”.

Soltanto lo 0,01% delle specie di ragni note alla scienza (50.000 in totale) mostra comportamenti sociali simili e, nella maggior parte dei casi, si tratta di colonie composte da esemplari strettamente imparentati tra loro. Le interazioni sono ridotte al minimo, nonostante la connessione evidente delle ragnatele e sono perlopiù i ragni giovani (e femmine) ad avere contatti. Ma la cosa incredibile è che i maschi, per i quali qualsiasi avvicinamento avviene quasi solo ed esclusivamente per questioni territoriali o di “competizione”, in questo caso riescono a convivere pacificamente l’uno accanto all’altro.

Ma com’è possibile? L’ipotesi giunge proprio dal team del professor Agnarsson: queste colonie si servirebbero di un sistema di accoppiamento chiamato lekking, nel quale i maschi si “espongono” davanti alle femmine in modo tale che queste possano scegliere il proprio compagno. Una sorta di forma ritualizzata di corteggiamento, osservata negli uccelli e in alcune specie di insetti e persino pesci, in cui i maschi si “esibiscono” per essere i favoriti. Mai prima d’ora il lekking era stato osservato in una popolazione di ragni.

“Stiamo semplicemente ipotizzando che questi ragni mostrino lekking sulla base delle prove disponibili – ha affermato il professor Agnarsson -. Non abbiamo avuto la possibilità di osservare effettivamente l’accoppiamento sul campo. (…) I ragni maschi sono praticamente sempre antagonisti l’uno verso l’altro. Allora, quali possono essere i meccanismi che li spingono a tollerarsi a vicenda, soprattutto se sono in competizione per l’accoppiamento con le femmine?”. Ovviamente sono necessarie ulteriori ricerche, ma è chiaro che ne emergerà qualcosa di estremamente affascinante.

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