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Cos'è la Via Lattea e dove si può vedere

In questo articolo ti spiegheremo dettagliatamete che cos'è la Via Lattea, quanto è ampia, in che modo è formata e cosa bisogna fare per riuscire a vederla.

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cos'è la via lattea Fonte foto: Shutterstock

Osservare il cielo è da sempre una delle attività più affascianti per l’umanità. E una delle più amate. Una di quelle che sanno solleticare tanto le fantasie quanto la curiosità scientifica, e che ci ha portato a studiare le stelle, i pianeti e naturalmente la Via Lattea. Si tratta di quella che è di fatto la nostra Galassia, che affonda il suo nome nella mitologia, e che ha impegnato tempo e risorse degli studiosi per essere compresa nella sua totalità.

Oggi sappiamo che, in realtà, la striscia di cielo che guardiamo con il favore delle tenebre è un insieme di stelle. Non solo, grazie all’avanzare del progresso tecnologico, conosciamo la sua forma a spirale, la cosiddetta barra centrale, e il buco nero che la circonda. Non tutti però sanno che questo “pezzo di cielo” nasconde ancora tanti misteri, che esercitano un’attrazione assai particolare sugli esperti.

Che cos’è la Via Lattea: tra scienza e mitologia

Per definizione, la Via Lattea,  dal latino Via Lactea, è la galassia a cui appartiene il nostro sistema solare. Per la scienza, è “la galassia” per eccellenza: il nome infatti deriva dal greco galaxias, legato alla parola latte, utilizzato in epoca greca per designarla. Stando agli studi più recenti, pare che dal punto di vista squisitamente morfologico si tratti di una galassia a spirale barrata, ovvero una galassia che si compone di un nucleo che a sua volta viene attraversato da una struttura a forma di barra da cui si dipartono i bracci di spirale che seguono un andamento logaritmico. Per farla ancora più semplice, possiamo dire che ogni corpo celeste che vediamo nel cielo, ad eccezione delle macchie diffuse corrispondenti alla galassia di Andromeda e alle Nubi di Magellano, appartiene alla nostra galassia, la Via Lattea per l’appunto.

Rifacendoci alla mitologia ellenica, in una delle sue tante scappatelle, Zeus ha concepito un figlio con Alcmena, figlio che sarebbe dovuto essere tanto forte da impedire il predetto sterminio di dei e uomini. Alcmena diede così alla luce il celebre Ercole, per poi abbandonarlo appena nato in un prato temendo la reazione di Era, legittima moglie del dio del fulmine. Era trovò comunque il bambino sul prato, e decise di prendersene cura e di allattarlo. Il bimbo si attaccò così al seno della dea con una forza tale da spingere Era a ritrarsi: uno schizzo del suo latte andò a finire in cielo, creando un solco da parte a parte. Il semidio rimase immortale, mentre quella mitologica schizzata di latte a forma di striscia rimase visibile nel nostro cielo, e venne chiamata Via Lattea.

Volendo spingerci nei “tecnicismi”, e facendo riferimento all’astronomia osservativa, il termine sta ad indicare la debole banda luminosa biancastra dall’aspetto lattiginoso che attraversa la sfera celeste in diagonale. Sappiamo che è formata dalle stelle e dalle nebulosità situate nel disco galattico stesso. La Via Lattea appare molto più brillante osservandola in direzione della costellazione del Sagittario, dove non a caso è situato il centro galattico. Un luogo, questo, purtroppo non visibile a causa dell’assorbimento della luce da parte delle dense polveri presenti in quella direzione.

Non è insolito riferirsi alla nostra galassia con il nome Galassia, con la G maiuscola. La motivazione è da ricercarsi nell’etimologia stessa del termine, tenendo in conto che, come prima specificato, in greco Galaxia significa latteo. Nel corso della storia, molti miti e leggende hanno pennellato pagine e menti nel tentativo di spiegare l’origine della Via Lattea. Dal già citato latte di Era al Gange etereo dell’India, passando per le immagini descritte da Democrito e dagli astronomi arabi, che sono rimasti ammaliati da quella stessa scia di stelle lontane riconosciuta come tale da Galileo Galilei e, solo in seguito, da studiosi e filosofi come Immanuel Kant, William Herschel e Lord Rosse.

Senza dimenticare pure la visione del popolo cinese, che interpretava il corpo celeste come un fiume nel quale le stelle erano pesci che fuggivano dall’Amo Celeste, ovvero dalla falce di Luna. Gli abitanti della Siberia, invece, erano convinti che il cielo si fosse spezzato in due e che la striscia più chiara fosse la saldatura utile a mantenerlo unito.

Con la scienza moderna, per quanto interessanti, queste prospettive sono state migliorate, se non addirittura superate, con il termine Via Lattea ora riferito esclusivamente alla scia luminosa osservabile nel cielo notturno. In campo scientifico, soprattutto nei Paesi di cultura anglosassone, per indicare la galassia nel suo complesso sarebbe preferibile utilizzare il termine Galassia Via Lattea, in lingua inglese Milky Way Galaxy,  o in alternativa la Galassia, con l’iniziale maiuscola. In ogni caso, il nome Via Lattea resta quello più diffuso e comunemente accettato per indicare la totalità dell’area galattica.

Alla scoperta della Via Lattea: dimensioni, età e composizione

La Via Lattea, se teniamo conto del suo disco stellare, mostra un diametro di circa centomila anni luce, per uno spessore pari a mille anni luce. Se vi siete mai chiesti quante stelle nella Via Lattea effettivamente esistano, sappiate che il loro numero non è mai stato stabilito definitivamente. Alcuni studiosi parlano di circa 200 miliardi, mentre secondo altre fonti si spingerebbero all’impressionante cifra di 400 miliardi.

Non solo, grazie ad osservazioni piuttosto recenti, si è arrivati ad ipotizzare che il disco gassoso della Via Lattea abbia uno spessore di ben dodicimila anni luce, un valore esattamente dodici volte superiore a quello che era stato stimato in precedenza dalla comunità scientifica. Molto più difficile è invece stabilire l’età della nostra galassia. L’età stimata a partire da quella della stella più antica conosciuta nella Galassia è di circa 13,7 miliardi di anni, un’età non molto diversa da quella dell’Universo stesso.

Spostandoci sul piano della sua composizione e della struttura, come già accennavamo nei precedenti paragrafi la Via Lattea è una galassia a spirale barrata, formata cioè da un nucleo centrale, detto bulge, che viene costantemente attraversato da una struttura simile ad una barra. Questa risulta composta da stelle evolute circondate principalmente da gas e polveri, e dalla stessa si diramano quelle che sembrano quattro strutture a spirale logaritmica, con un’inclinazione di circa 12 gradi, su cui si vanno a disporre le formazioni stellari più giovani.

In aggiunta, al giorno d’oggi stimiamo che la forma dell’intera struttura della Galassia sia a disco schiacciato, chiamato dagli esperti equatore galattico oppure piano galattico, con tanto di evidentissimo rigonfiamento centrale, che la caratterizza nelle immagini arrivate fino a noi. Come se fosse una sorta di girandola. Esistono quindi due bracci maggiori, vale a dire il Braccio di Perseo e il Braccio Scudo-Croce, e due bracci complementari, ovvero il Braccio del Cigno e il Braccio del Sagittario, aventi origine tutti al centro della Galassia, con alcuni bracci secondari, che si dipartono invece da quelli più grandi.

Come vedere la Via Lattea

Considerando che la gigantesca Via Lattea, riempiendo il cielo di migliaia di stelle, è ampiamente visibile ad occhio nudo, ora scopriremo assieme come goderci al  meglio questo incredibile spettacolo della natura. Prima di tutto, è importante trovarsi in un luogo piuttosto buio e isolato: se ci troviamo nell’emisfero settentrionale, dobbiamo guardare a sud; se invece siamo in quello meridionale, guarderemo dritto sopra la nostra testa. Gli studiosi consigliano poi di cercare di vedere la Galassia per eccellenza tra i mesi di giugno e agosto, quelli migliori per apprezzarne tutte le sfumature, i giochi di colore e le variazioni in luminosità. Il tutto per via della minore vicinanza al Sole.

Non solo, è preferibile iniziare a a osservare il cielo almeno due ore dopo il tramonto e non oltre due ore prima dell’alba, per evitare che il cielo sia eccessivamente chiaro, mentre resta fondamentale, come nel caso delle stelle cadenti, scegliere come tappa della propria escursione notturna un luogo senza inquinamento luminoso. La luce artificiale proveniente dagli edifici, dalle auto e dalle strade potrebbe infatti impedirci di vedere bene le stelle che compongono la Galassia.

Di conseguenza sono preferibili delle zone lontane dai centri abitati, soprattutto da quelli più grandi!, magari dei punti di campagna, ma pure riserve naturali, deserti e altre aree disabitate, non attraversati dalle strade principali. Appurato che la Via Lattea appare sempre nel cielo meridionale, dovremmo dirigerci a sud di qualsiasi grande città per impedire che la luce di origine artificiale interferisca con le nostre osservazioni del cielo notturno. Per assicurarci una visione perfetta esistono anche altri accorgimenti. Per primo, dovremmo scegliere una notte non solo priva di nuvole, ma anche in cui la Luna non è presente,  nuova o crescente dovrebbe fare al caso nostro.

Da non sottovalutare anche la “portata” dei nostri occhi, in quanto dovremmo prima abituarli alla visione nell’oscurità. Per farlo, è necessario far trascorrere circa 20 minuti senza usare alcuno strumento che genera luce, come una torcia o il nostro smartphone. A chiudere, per individuare il nucleo della Galassia, vale a dire l’agglomerato di stelle più denso in essa presente, un metodo efficace è quello di concentrarsi con lo sguardo sull’orizzonte, fino al limite più estremo.