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SCIENZA

Il morso di questo serpente è ufficialmente il più letale al mondo

È in grado di abbattere prede grandi come un'antilope: la Vipera del Gabon è un serpente che striscia in Africa e che, attualmente, detiene il primato per il morso più forte e letale al mondo

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Vipera del Gabon, dal morso letale Fonte foto: iStock

Esiste davvero e incontrarlo può essere un incubo: nelle foreste africane striscia un serpente il cui morso è il più letale al mondo. Il suo nome è Vipera del Gabon o Bitis gabonica, appartiene (chiaramente) alla famiglia delle viperidi ed è particolarmente diffusa nella regione subsahariana.

La Vipera del Gabon è ufficialmente reputata come una delle più letali che esistano per via delle sue zanne retrattili lunghe circa 5 centimetri. In generale, la lunghezza di questi appuntitissimi denti le danno già il primato di serpente dalle zanne più lunghe sulla Terra. Aggiungeteci anche il veleno, che potrebbe abbattere in un attimo prede grandi come un’antilope ed ecco spiegato perché è meglio starle davvero alla larga.

La morte vestita a festa

Uno dei nomi più comuni che vengono dati alla Vipera del Gabon in Africa è morte vestita a festa, perché la sua livrea ha una colorazione particolare, quasi variegata, che fa pensare proprio a un abito da festa. Il motivo per cui il suo morso è il più letale al mondo, invece, è semplicissimo: oltre ai fattori già citati, la Vipera del Gabon ha anche una modalità d’attacco peculiare.

Infatti colpisce con un morso, uno soltanto, aggrappandosi alla sua preda finché non è completamente morta e iniettandole fino a 2.400 milligrammi di veleno secco e 9,7 millilitri di veleno umido. In sostanza, con la quantità di veleno che inocula, questa vipera potrebbe abbattere sei esseri umani contemporaneamente.

Spesso si limitano a sibilare contro gli umani per farci andare via.

Le caratteristiche della Vipera del Gabon

Ma quali sono le caratteristiche di questo serpente così letale? Andiamo per ordine: oltre alle già citate zanne e alla colorazione “festaiola” della sua livrea, la Vipera del Gabon ha anche delle dimensioni non indifferenti: può infatti essere lunga quasi 2 metri, può arrivare a pesare fino a 20 chilogrammi e il suo corpo, tozzo, può arrivare ad avere un diametro di circa 40 centimetri.

Anche la sua testa fa paura: larga fino a 15 centimetri, simula alla perfezione una foglia caduta, cosa che trae in inganno le sue prede d’elezione (rane, piccoli roditori, uccelli o piccoli mammiferi). Ha però un piccolo segno distintivo: due piccole protuberanze (simili a corna) che si trovano proprio sull’estremità della testa. Nel complesso è davvero enorme, ma se pensate che sia lenta siete fuori strada: tra le sue peculiarità c’è anche quella di essere particolarmente scattante, con una velocità d’attacco che va fino a 6 metri al secondo.

La più letale e la più… imitata

La vipera del Gabon non incute timore soltanto a noi esseri umani, ma fa davvero molta, molta paura anche agli animali che si trovano (purtroppo?) a muoversi e a vivere nel suo habitat. Proprio per il grande livello di spavento che provoca in loro, alcune specie hanno iniziato a sviluppare dei comportamenti per illuderle di essere loro “parenti”. Ebbene sì, alcuni rettili hanno cominciato a copiarle, imitandone soprattutto i versi.

Un caso esemplare è quello del rospo gigante congolese, l’Amietophrynus Superciliaris, che ha raggiunto dei livelli davvero invidiabili di imitazione pur di non diventare una sua preda: «questo rospo – spiega sulla pagine di Science Alert l’erpetologo congolese Chifundera Kusamba – ha fatto una scelta ragionata. Per via delle sue dimensioni piuttosto grandi, che suggerirebbero alla Vipera del Gabon un certo potere calorifico, era una preda allettante. Invece, imitando la vipera la inganna. E non inganna soltanto lei».

«La Vipera del Gabon infatti – continua Kusamba – spaventa diversi predatori “generici”, tra cui uccelli, primati e altri mammiferi. L’Amietophrynus Superciliaris, e tutte le altre specie che imitano la Vipera del Gabon, imitandola scappano anche dalle loro grinfie: questi animali infatti associano i suoi suoni a una morte certa e si tengono a debita distanza».