Il volto creativo dello sviluppo web secondo le donne: non solo codice e tecnica
Aulab racconta le storie di tre donne che hanno seguito la loro passione in un settore maschile come l’ICT portando tanta creatività.
Un lavoro nell’informatica può essere anche creativo? Uno studio condotto sulle professioniste del settore IT ci svela di sì! Il 60% delle donne che operano nell’informatica infatti utilizzano la parola “creatività” per raccontare il loro lavoro.
Nonostante le difficoltà, sono sempre di più le donne che hanno deciso di puntare tutto sul loro interesse per la programmazione, scoprendone la dimensione creativa e valorizzandola. “La mancanza di una significativa presenza femminile nel settore tech potrebbe scoraggiare molte donne dall’intraprendere una carriera in questo ambito, senza purtroppo avere la possibilità di scoprire quali e quante siano le opportunità nel mondo della programmazione”, spiega Giancarlo Valente, CTO di aulab, Coding Factory italiana, fondata nel 2014 e specializzata in corsi di sviluppo web.
“Le esperienze e le testimonianze delle nostre studentesse – aggiunge – dimostrano che il coding è ben lontano dall’essere monotono o esclusivamente tecnico. Insieme ad una solida base di competenze, la programmazione contempla anche una buona dose di creatività, più o meno rilevante a seconda del ruolo svolto, ma comunque sempre presente. Esiste addirittura una specifica pratica artistica chiamata Creative Coding in cui i linguaggi di programmazione vengono utilizzati per realizzare installazioni di arte interattiva. Senza arrivare a questo estremo, è certo però che una delle principali competenze richieste ai programmatori sia proprio la creatività: scrivere codice è un po’ come scrivere un libro, con tanti personaggi che interagiscono tra loro e diverse linee narrative che si intrecciano, rimanendo però leggibili e chiare”.
Aulab con il corso Hackademy consente, in soli 3 mesi, di acquisire le competenze utili per iniziare una carriera nello sviluppo web. Per questo ha deciso di dare voce alle donne nel settore del coding, raccogliendo le storie di Serena Bertozzi, Giovanna Romita e Laura Tondi. Tre studentesse, affascinate dalla programmazione che hanno scelto di dare una svolta alla carriera, prendendo parte al corso Hackademy, fra creatività e le tante sfumature del settore tech.
Serena Bertozzi, dal body positivity su Youtube a Developer
Appassionata sin dall’adolescenza della creazione di contenuti, nel 2010 Serena Bertozzi ha aperto un canale Youtube (Serena A Tale in Color). Nel tempo ha raccontato i suoi viaggi, prima in Giappone poi nel resto del mondo, diventando creator della Studio 71 Italia. Nei suoi video si è concentrata anche su un tema importante come quello della body positivity, diventando una fonte di ispirazione per tantissime ragazze. “Spesso ci auto limitiamo perché ci sentiamo inadatte o perché pensiamo che il nostro corpo non sia perfetto – spiega Serena -. Credo che qualsiasi idea che freni le persone dal fare ciò che desiderano non sia utile per nessuno”. Un messaggio che ha applicato anche alla sua sfera professionale, dando una svolta alla sua carriera.
Dopo essersi trasferita a Londra, si è avvicinata al mondo della programmazione grazia a un’associazione volontaria dedicata alle minoranze di genere. In seguito è arrivato l’incontro con aulab che l’ha portata a diventare Frontend Developer all’interno di un’agenzia di consulenza digitale. “Ho frequentato il corso aulab Hackademy mentre lavoravo part-time: mi ha permesso di approcciare la programmazione in maniera molto pratica e imparare un metodo di lavoro che sto utilizzando anche nella mia attuale azienda”, racconta Serena.
“Credo che le persone creative possano diventare dei bravi programmatori – aggiunge -. Questo mestiere non è fatto solamente di numeri e codice come spesso erroneamente si pensa, servono anche molta inventiva e creatività. Purtroppo la titubanza da parte delle donne nell’avvicinarsi al mondo dell’informatica è legata ad una mancanza di modelli femminili in quest’ambito: in adolescenza, nonostante la mia passione per la tecnologia e la grafica, non sono mai stata incoraggiata a seguire questo percorso. Da sempre esiste lo stereotipo del ragazzo nerd programmatore, eppure mi sono accorta che l’ICT è un settore in cui il sesso e l’età non rappresentano assolutamente una barriera”.
Giovanna Romita, le opportunità del tech
Laureata in Scienze e Tecnologie Alimentari, Giovanna Romita, dopo un’esperienza nel settore Controllo e Qualità in un’azienda agricola, ha capito che il percorso intrapreso non era ciò che la rendeva felice. La sua curiosità per il mondo della programmazione l’ha spinta a iscriversi all’Hackademy di aulab. “Il corso è estremamente organizzato e pratico – racconta Giovanna -. Seguire le lezioni a distanza è stato utilissimo per prepararci al mondo del lavoro”.
Dopo aver lavorato come Mobile Developer, oggi Giovanna è una Software Tester all’interno di una società di consulenza digitale. “Nel mio ruolo attuale lavoro fianco a fianco con i programmatori, fungendo da ponte tra loro ed il cliente finale. Si tratta di una figura professionale particolarmente adatta a chi ha buone doti comunicative – rivela -. Nell’informatica ci sono tante opportunità di carriera: chi ha il giusto carisma può diventare un bravo Software Architect, ovvero colui che prende le redini del progetto; chi ama invece i videogiochi può diventare un game developer; mentre chi ha buone doti comunicative potrebbe svolgere la funzione di Scrum Master, ossia la persona che dirige il team. Al contrario di quel che si pensa, chi lavora nell’informatica non è necessariamente una persona solitaria che scrive codice: ci sono infatti diversi percorsi in questo settore, bisogna solo sapersi ascoltare e capire la propria predisposizione La prevalenza maschile nell’ICT? Penso si tratti solo di una questione culturale, che certamente non mi ha mai allontanata dai miei obiettivi professionali”.
Laura Tondi, una creativa nel tech
Laureata in Scienze della Comunicazione e con una passione per la creazione di contenuti, Laura Tondi ha lavorato a lungo come Foto Editor e Grafica e nei Social Media in Olanda, dove ha vissuto per otto anni. “Ho sempre amato la creazione di contenuti, ma avevo un forte desiderio di imparare cose nuove – spiega -. La programmazione mi incuriosiva già da anni, non mi bastava più essere solo una creativa, volevo iniziare a creare”. Per questo nel 2019 ha iniziato un primo Coding Bootcamp in Olanda, è poi tornata in Italia e si è iscritta nel 2021 al corso Hackademy di aulab. Ha così alternato lezioni ed esercitazioni in team, imparando tanto grazie al confronto continuo con docenti e compagni di corso.
Oggi lavora come Frontend Developer in un’agenzia di Marketing. “Nella mia attuale agenzia – racconta – la creatività è più presente rispetto ad altre aziende nel settore IT, anche se la scrittura di codice, dal mio punto di vista, può essere sempre definita creativa”. Anche per Laura superare stereotipi e luoghi comuni legati al tech non è stato facile: “Quando raccontavo ai miei amici il desiderio di diventare una programmatrice, ho temuto di ricevere una risata come risposta, sia per il mio essere donna e sia per il mio non essere più così giovane per approcciare una nuova professione. Tuttavia, ho scoperto che in questo ambito l’età e il sesso non contano: si tratta di un mestiere poco conosciuto dalle donne e di conseguenza spesso non contemplato. Il mio consiglio? Non lasciarsi mai demotivare o scoraggiare: il percorso della programmazione non è facile ma dà molte soddisfazioni”.
Contenuto offerto da aulab.