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L'acqua contaminata di Fukushima potrebbe finire nell'Oceano Pacifico

Prima di essere sversata l'acqua verrebbe trattata per rimuovere tutti gli elementi radioattivi: nell'Oceano Pacifico finiranno le acque contaminate di Fukushima

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L'acqua contaminata di Fukushima potrebbe finire nell'Oceano Pacifico Fonte foto: IPA

Le conseguenze di un disastro nucleare non si risolvono in qualche mese o in qualche anno. La zona dove è esplosa una centrale nucleare rimane contaminata per molto tempo, così come la vegetazione, il suolo e l’acqua. Che dobbiamo farcene, allora, di tutto quello che è contaminato da radiazioni tossiche per l’uomo? È quello che il Giappone e l’Onu su si stanno chiedendo in merito alle acque contaminate di Fukushima.

Il disastro di Fukushima

Dall’esplosione della centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, sono passati quasi undici anni. Era l’11 marzo 2011 quando un terremoto di magnitudine 9.0 ha creato un enorme tsunami che si è abbattuto sull’arcipelago giapponese, sulle coste orientali.

Le onde alte 15 metri hanno colpito i reattori della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, colpendo a morte l’alimentazione di tre nuclei di reattori. Questo ha reso impossibile il raffreddamento dei nuclei, che è fondamentale per impedire un disastro. Tutti e tre i nuclei hanno infatti iniziato a fondersi, emettendo in breve tempo radiazioni tossiche nell’atmosfera.

Le conseguenze di questo evento pesano ancora oggi sul Giappone: questa settimana i primi residenti della città di Futaba, la più vicina alla ex centrale nucleare, hanno potuto tornare a casa per la prima volta dopo oltre un decennio. Solo ora infatti i livelli di radiazioni sono stati finalmente ritenuti abbastanza bassi da permettere alle persone di tornare. Per abbassare il livello di radiazioni, il Giappone sta usando anche i girasoli.

Uno dei problemi ancora da affrontare, e che in realtà avrebbe bisogno di una soluzione abbastanza veloce, è dove finirà il milione di tonnellate  di acque reflue che erano nei serbatoi della vecchia centrale nucleare. Il Giappone intende versarle nell’Oceano Pacificio, e l’ONU sta esaminando questa soluzione.

Le acque di Fukushima nell’Oceano Pacifico

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), una task force internazionale che si occupa di nucleare e che fa capo all’ONU, ha esaminato il piano del Giappone per smaltire l’acqua contaminata dall’esplosione nucleare. Il paese nipponico prevede di scaricarla nell’Oceano Pacifico.

Si tratta di serbatoi che contenevano acqua per il raffreddamento dei reattori danneggiati, ma la quantità di acqua contenuta nei serbatoi è aumentata costantemente nel corso degli anni, per via delle piogge e delle infiltrazioni di acqua freatica: potrebbero raggiungere il loro limite tra pochi mesi.

Il governo giapponese ha pensato di risolvere la situazione scaricando l’acqua contaminata nell’oceano. Nonostante le – legittime –  preoccupazioni dei residenti e degli ambientalisti, l’AIEA ha approvato il piano, e ha spiegato che è simile alle procedure di smaltimento delle acque reflue di altri impianti. La società elettrica di Tokyo, che gestisce l’impianto, ha spiegato che non è che si useranno dei camion per rovesciare l’acqua “sporca” nell’oceano e chi si è visto si è visto: tutto quello che è contaminato verrà trattato per rimuovere quasi tutti gli elementi radioattivi. Rimane solo il trizio – una particella di idrogeno con due neutroni, ma in una quantità trascurabile visto che verrà diluita nell’intero oceano.

Per il momento l’AIEA sta raccogliendo campioni d’acqua e si sta facendo spiegare nel dettaglio i passaggi tecnici di questo piano – ed è importante che tutto sia chiaro e preciso, visto che isotopi pericolosi tra cui carbonio-14, cobalto-60 e stronzio-90 potrebbero ancora rimanere nelle acque reflue dopo il trattamento.

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