Libero
SCIENZA

Emerso un antico acquedotto a Gerusalemme: la scoperta

Un antico acquedotto è tornato alla luce a Gerusalemme: ecco la sua storia, che parte dalla grande espansione con re Erode fino alla distruzione a opera dell'Impero romano

Pubblicato:

Magnifico, a dir poco, quanto riportato alla luce a Gerusalemme. I lavori archeologici in corso hanno infatti consentito il riemergere di una lunga sezione dell’acquedotto superiore antico. Il tutto è avvenuto nel sito di Giv’at HaMatos.

Le operazioni fanno parte del progetto dell’Autorità per le Antichità di Israele, avviati prima dell’espansione del quartiere di Gerusalemme, che ha visto ad esempio la realizzazione di un complesso scolastico nell’area. Ora l’area, in fase di crescita, si ritrova con dei tesori a vista che col tempo verranno di certo valorizzati, trasformando questa porzione di territorio in una parte particolarmente turistica.

Cosa è stato ritrovato

Considerando che si tratti di un acquedotto è facile pensare a ulteriori ritrovamenti all’interno di questi spazi, un tempo dedicati al fluire libero dell’acqua in Israele. Gli esperti hanno infatti rinvenuto delle monete. Una in particolare risale all’epoca della prima rivolta ebraica contro i Romani. Un salto indietro nel tempo, fino a pochi anni prima della distruzione del Secondo Tempio.

Nello specifico gli scavi archeologici hanno riportato alla luce un tratto lungo ben 300 metri dell’acquedotto, che un tempo aveva il compito di rifornire la parte alta di Gerusalemme. Questa era l’area più in vista, in cui circa 2000 anni fa sorgevano le case dei cittadini più ricchi, ma soprattutto il palazzo di re Erode.

Il sistema idraulico

I direttori degli scavi, Ofer Sion e Ruth Cohen, hanno offerto un contesto storico più preciso, spiegando come al tempo la città subì una notevole espansione. Venne infatti costruito anche il Tempio di Erode. L’acqua scorreva libera nelle sorgenti per poi essere immagazzinata nelle cisterne. Considerando la crescita locale, però, non era più abbastanza per cittadini e pellegrini. Si dovette così operare in maniera artificiale per garantirne il trasferimento in città da più lontano.

Proprio per questo motivo gli Asmonei e il re Erode fecero costruire due complessi acquedotti: uno dei progetti idrici più maestosi e sofisticati della storia del Paese. L’acqua delle sorgenti veniva catturata nella regione di Betlemme, per poi sfruttare al meglio grandi vasche e le leggi idrauliche (il principio del sifone, che consente di far comunicare i vasi grazio alla forza di gravità, ndr). Ciò dimostra un avanzato livello ingegneristico, oltre a un’attenta conoscenza topografica. Il risultato fu eccellente e il fluire dell’acqua proseguì per chilometri.

Nel 70 d.C., però, Gerusalemme venne distrutta, questo però non andò a intaccare il destino dell’opera idraulica realizzata. La Decima Legione romana, responsabile della distruzione del Tempio ebraico, stabilì la propria base nella città alta.

Continuarono a tutelare l’acquedotto, sfruttandone i benefici anche dopo la fondazione della città pagana Aelia Capitolina: “Abbiamo trovato circa 25 monete nelle fondamenta dell’acquedotto. Sono distribuite a distanze alquanto uguali, il che fa pensare non sia un caso. I costruttori della Decima Legione le collocarono per buon auspicio”.

Per la prima volta dunque potrà essere possibile ottenere una datazione assoluta delle differenti fasi di costruzione degli acquedotti di Gerusalemme, tutto grazie a questo ritrovamento. Si potrebbe fare anche luce sugli autori della complessa opera, se gli Asmodei o re Erode. Ad oggi, guardando all’antico percorso, sono state rinvenute tre parti distinte: le due inferiori, che risalgono al periodo tardo Secondo Tempio, e quella superiore, dell’epoca della Legione romana. E c’è ancora tanto da salvare dalla stretta delle terre.