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SCIENZA

Antico tubetto di pietra risalente a 4.000 anni fa: adesso sappiamo cos'è

Un piccolo tubetto di pietra ritrovato in Iran ha attirato l'attenzione degli esperti: dopo anni di studi, adesso sappiamo finalmente cos'è.

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Gli archeologi hanno trovato un piccolo contenitore a forma di tubetto, realizzato in pietra e con delle tracce di pigmento rosso brillante al suo interno. La scoperta è avvenuta nel 2001 nella regione iraniana di Jiroft nella provincia di Kerman e ci sono voluti anni prima di conoscere la reale funzione di questo piccolo oggetto, conservato al Museo Archeologico di Jiroft e risalente a circa 4.000 anni fa. L’antico tubetto di pietra è probabilmente il più antico rossetto mai trovato finora.

Il ritrovamento dell’antico tubetto

La piccola fiala o tubetto, finemente realizzato in pietra di clorite, è stato recuperato durante uno scavo in Iran nel 2001. Si trovava nella regione sud-orientale del Paese, per l’esattezza dopo la rottura degli argini del fiume Halil che ha causato l’allagamento di alcuni cimiteri risalenti al Calcolitico (Età del Rame), disperdendone i manufatti. Migliaia di questi purtroppo sono andati perduti – soprattutto per via dei saccheggi – ma gli archeologi sono riusciti a portare in salvo questo piccolo reperto, che è stato poi conservato all’interno del Museo Archeologico di Jiroft.

Tenuto al sicuro dai vandali, per tutti questi anni inevitabilmente ha attirato l’attenzione degli esperti che hanno cominciato a indagare a proposito delle sue origini e del suo utilizzo. Materiale e stile sono coerenti con altri manufatti, realizzati sempre in clorite, appartenenti all’antica cultura Marḫaši, ma non forma e dimensioni. È proprio questo che ha spinto gli archeologi a studiarlo più a fondo, conducendo un’analisi approfondita che finalmente, nel 2024, ha dato loro una risposta.

Il pigmento rosso contenuto al suo interno

Una delle caratteristiche che è saltata quasi immediatamente agli occhi è il residuo di pigmento di un colore rosso vivo e brillante (tendente al viola scuro) trovato all’interno del tubetto in pietra. Nonostante siano trascorsi molti secoli, era evidente che si trattasse di una polvere finissima a tratti sciolta ed è da qui che è partita l’analisi.

Mediante alcune tecniche come la microscopia elettronica a scansione, la diffrazione di raggi X su polvere, la cromatografia liquida ad alte prestazioni-spettrometria di massa e la datazione al radiocarbonio, il team guidato da Nasir Eskandari dell’Università di Teheran ha potuto appurare che il campione risale a circa 4.000 anni fa, quindi all’inizio del II millennio a.C., ma c’è di più.

Dall’analisi è emersa anche la composizione stessa del contenuto del tubetto che, come riporta lo studio A Bronze Age lip-paint from southeastern Iran pubblicato su Scientific Reports, contiene ingredienti e pigmenti del tutto simili a quelli utilizzati nell’odierna cosmesi per la realizzazione dei rossetti. Il team di ricerca è giunto alla conclusione che si tratti del primo esempio conosciuto di pigmento per le labbra mai realizzato dall’uomo.

Come è fatto il rossetto più antico mai trovato

“Il cosmetico rosso intenso – si legge nello studio – è compatibile con un preparato per colorare le labbra, probabilmente il più antico finora riportato analiticamente, e arricchisce la gamma delle pratiche cosmetiche nell’ambito del Calcolitico-Età del Bronzo”. Il reperto ci racconta di una cultura piuttosto all’avanguardia, con conoscenze nell’ambito dei metalli e dei composti chimici sufficienti per realizzare prodotti di questo tipo.

Di eyeliner (o meglio, kohl) e ombretti, entrambi per gli occhi, non mancano testimonianze. Ne sono state recuperate abbondantemente sia in Egitto che in Medio Oriente, oltre che in alcune regioni dell’Asia, eppure scarseggiano testimonianze dirette della produzione di cosmetici per le labbra. Ecco perché la scoperta assume contorni ancor più significativi.

“La scarsa attenzione prestata a questa antica industria dell’Età del Bronzo, credo, è dovuta al fatto che è stata considerata una ‘questione femminile’ secondaria – ha detto l’archeologo Massimo Vidale dell’Università di Padova, coinvolto nello studio, allo Smithsonian Magazine -. Al contrario, era un’espressione costosa del lusso che giocava un ruolo cruciale nel plasmare l’interazione sociale nelle gerarchie delle prime città”.

Il composto è a base di ematite, ciò che conferisce il colore rosso alla polvere, mescolata ad altri ingredienti come quarzo, clinocloro, braunite, manganite, galena. A questi sono stati mescolati cere e oli vegetali con una minima percentuale di minerali a base di piombo. “Questa scoperta rivela che gli artigiani iraniani di 5.000-4.000 anni fa avevano già sviluppato una conoscenza molto avanzata sui composti metallici, naturali e sintetici che potevano produrre non solo eyeliner-kohl nero e fondotinta viso alla biacca, ma molto altro ancora”, ha affermato Vitale.

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