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Avvistati dozzine di nuovi pianeti neonati nello Spazio: la scoperta

Come si formano i pianeti? Un nuovo eccezionale studio ha raccolto dozzine di immagini di altrettanti protopianeti che orbitano nel disco di una stella.

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Un team di astronomi ha raccolto nuove e importanti testimonianze sul complesso processo di formazione dei pianeti. Una serie di immagini, catturate grazie al Very Large Telescope (VLT) dell’European Southern Observatory (ESO) situato in Cile, riunisce le osservazioni di oltre 80 giovani stelle che potrebbero avere intorno a loro dei pianeti neonati, quindi in fase di formazione, fornendo così agli esperti nuovi dati per studiare e approfondire uno degli argomenti cruciali in astronomia: come nascono i pianeti nelle diverse regioni della nostra Galassia?

Un nuovo studio sulla formazione dei pianeti

Per secoli gli astronomi si sono chiesti come si formassero i pianeti e dalle primissime osservazioni è trascorso davvero molto tempo. Abbastanza da avere prospettive totalmente differenti rispetto agli esordi di questa ricerca. Oggi abbiamo a disposizione strumenti più precisi, telescopi più grandi e tecniche di elaborazione digitale delle immagini che consentono agli esperti di sondare più da vicino questo affascinante processo. Insomma, la formazione dei pianeti non si basa soltanto su congetture ma su un ampio campo di studi che si fonda su dati sempre più precisi.

Questo campo di studio si sta evolvendo in modo sempre più rapido e l’ultima ricerca condotta dal team dell’European Southern Observatory ne è un chiaro esempio. Il team ha potuto osservare 86 famiglie planetarie nascenti in tre diverse regioni di formazione stellare della nostra Galassia grazie al Very Large Telescope, aggiungendo così un enorme numero di oggetti da analizzare e studiare più da vicino che possono aiutarci a comprendere meglio come nascono pianeti e stelle. Il VLT è composto da 4 telescopi talmente grandi da essere in grado di raccogliere molta luce e rilevare dettagli minimi, quindi può osservare molte stelle nel momento della creazione distinguendo le varie strutture nel materiale che le circondano, incluso quello creato da oggetti massicci come i protopianeti che si formano nel disco.

“Si tratta davvero di un cambiamento nel nostro campo di studi. Siamo passati dallo studio approfondito dei singoli sistemi stellari a questa vasta panoramica di intere regioni di formazione stellare“, ha spiegato il professor Christian Ginski, docente presso l’Università di Galway in Irlanda nonché autore principale di uno dei tre nuovi articoli pubblicati sulla rivista scientifica Astronomy & Astrophysics.

Le nuove eccezionali immagini dei protopianeti

Finora gli astronomi hanno scoperto oltre 5.000 pianeti che orbitano attorno a diverse stelle, situati in sistemi molto diversi dal nostro Sistema Solare. È soltanto osservando i dischi di polvere e gas che avvolgono queste stelle, da cui originano appunto i pianeti, che possono comprendere come effettivamente si formano e si evolvono nel tempo.

Grazie alle nuove immagini raccolte dal VLT, appare visibile la diversità di tali dischi: “Alcuni di questi dischi mostrano enormi bracci a spirale, presumibilmente guidati dall’intricato balletto dei pianeti in orbita”, ha affermato il professor Ginski. “Altri mostrano anelli e grandi cavità scavate dalla formazione dei pianeti, mentre altri ancora sembrano lisci e quasi dormienti in mezzo a tutto questo trambusto di attività”, ha aggiunto il professor Antonio Garufi, astronomo italiano dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri – Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e autore principale di uno degli articoli.

Le nuove immagini mostrano 86 stelle nelle tre diverse regioni di formazione stellare della Via Lattea, ovvero Taurus, Chamaeleon I e Orion, le prime due a circa 600 anni luce dalla Terra e la terza a circa 1.600 anni luce. Il team è stato in grado di raccogliere diverse informazioni chiave dal set di dati: “Ad esempio, in Orione hanno scoperto che le stelle in gruppi di due o più avevano meno probabilità di avere grandi dischi di formazione planetaria – si legge in un articolo pubblicato dall’ESO -. Questo è un risultato significativo dato che, a differenza del nostro Sole, la maggior parte delle stelle della nostra galassia hanno delle compagne. Oltre a ciò, l’aspetto irregolare dei dischi in questa regione suggerisce la possibilità che vi siano pianeti massicci incorporati al loro interno, il che potrebbe causare la deformazione e il disallineamento dei dischi stessi”.

Prospettive di ricerca futura

Osservare e studiare le singole stelle e i dischi protoplanetari è essenziale per conoscerne la composizione e il “funzionamento”, ma ovviamente occorrono osservazioni più ampie e dettagliate per scavare a fondo e comprendere appieno il processo di formazione dei pianeti.

L’ESO prevede di ampliare questo campo di studi grazie alla sua nuova creazione, l’Extremely Large Telescope (ELT), strumento ancor più avanzato che consentirà agli astronomi di osservare in modo più dettagliato le regioni più interne attorno alle giovani stelle.