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SCIENZA

Ci sono dei buchi sulla superficie di Marte: cosa li ha causati?

Il satellite Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa ha fotografato dei buchi sul Pianeta Rosso, e adesso si indaga per capire cosa siano davvero

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Buchi su Marte Fonte foto: 123rf

È uno dei pianeti più osservati degli ultimi decenni: Marte e la sua superficie deserta e polverosa sembrano ossessionare gli scienziati, che non smettono di passare al setaccio (per ora solo da lontano) ogni angolo di questo corpo celeste.  I motivi per cui il Pianeta Rosso è un osservato speciale, d’altro canto, sono tantissimi.

Basti pensare che si cercano ancora segni di vita, anche risalenti a epoche remote. Questa volta più che in passato, però, ad attirare l’attenzione è la sua superficie: recenti scatti del Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA hanno infatti permesso di rilevare la presenza di una serie di buchi misteriosi. Ma cosa sono davvero?

L’avvistamento dei buchi su Marte

Prima di parlare delle ipotesi occorre precisare che, come accennavamo, l’avvistamento dei buchi è stato possibile grazie agli strumenti dell’MRO, sonda spaziale lanciata il 12 agosto 2005 proprio per esplorare Marte. Nonostante sia sul pianeta praticamente da vent’anni, l’MRO è ancora oggi uno dei più avanzati strumenti mai inviati sul Pianeta Rosso, che con il passare del tempo ha svolto un ruolo cruciale nel comprenderne meglio le caratteristiche.

In particolare la fotocamera HiRISE riesce a restituire immagini quanto più possibile accurate, ed è già da diverso tempo che immortala i buchi, delle cavità circolari che, stando ai dati raccolti e alle comparazioni svolte dagli scienziati, dovrebbero essere profonde dai 100 ai 180 metri. Alcuni si trovano anche a distanze relativamente ravvicinate e la loro presenza sembra essere particolarmente significativa nella regione vulcanica di Arsia Mons, vicino all’equatore marziano.

I buchi marziani, tra speranze e timori

Sin dalle prime immagini arrivate, la natura dei buchi marziani si è rivelata essere confusa, a tratti ambigua. Nulla è mai stato dato per certo, anche se a essere esplicitate sono le speranze della comunità scientifica. Molti scienziati, infatti, si augurano che si tratti di ciò che resta dei lava tubes, dei tunnel di magma sotterranei nati quando, in passato, il Pianeta Rosso era interessato da un’inarrestabile e devastante attività vulcanica.

Se così fosse, le enormi cavità sarebbero la conseguenza del collasso di una parte del tubo di lava, quella più superficiale, e sarebbero relativamente stabili, talmente tanto stabili da poter diventare dei punti di atterraggio umano, precisamente come accade con i crateri lunari. Di contro, molti scienziati sono scettici: sulla Terra, infatti, buchi così grandi sono dovuti al collasso del terreno sopra aree di vuoto più importanti, cosa che restituirebbe una situazione molto più instabile, per nulla indicata per gli avamposti umani.

I prossimi studi

Di fatto, le immagini di MRO da sole non bastano: occorrerà usare dei radar satellitari o dei rover per riuscire a determinare la vera natura dei buchi marziani e, soprattutto, per poter capire se sono dei luoghi da escludere o da candidare per eventuali missioni spaziali.

Se fossero sicuri sarebbe un bel passo avanti, perché per via della loro profondità avrebbero una temperatura più stabile e, in più, sarebbero anche riparati da energie e radiazioni solari, oltre che da tempeste di sabbia e sedimenti. Non resta, allora, che aspettare i prossimi sviluppi.

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