Libero
SCIENZA

Cambiamento climatico, riportato alla luce un vecchio studio che potrebbe salvare il mondo

Una ricerca vecchia di un secolo potrebbe salvarci e sfamare il mondo: si studiano soluzioni per cereali resistenti al clima modificato

Pubblicato:

Il mondo scientifico è costantemente alla ricerca di risposte e soluzioni relative alla trasformazione climatica in atto sul nostro pianeta. Non esiste un tasto reset, così come non vi è traccia di una procedura univoca che possa riportare la Terra sui giusti binari. Per salvarci si ha la necessità di operazioni differenti, che procedano di pari passo, in una generale comunione d’intenti da parte dei Paesi del mondo.

Sorprendentemente, però, sul fronte della ricerca potrebbe tornare d’attualità un lavoro iniziato negli anni ’20 del secolo scorso. Un genetista britannico, Arthur Watkins, aveva lanciato, ormai un secolo fa, un progetto ambizioso, che mirava a ricercare cereali differenti in giro per il globo. Oggi il suo contributo potrebbe essere cruciale.

Crisi climatica, la risposta è nel passato

Arthur Watkins iniziò un secolo fa a raccogliere campioni di grano in tutto il mondo. Questo era il suo ambizioso progetto, che lo portò a divenire il tormento di consoli e agenti commerciali dell’impero britannico. La sua perseveranza sembra proprio possa dare dei frutti straordinari, un bel po’ di anni dopo.

Una collaborazione tra team britannici e cinesi, infatti, ha portato a sequenziare il DNA di tutti gli 827 tipi di grano, assemblati da Watkins. Questi sono stati coltivati vicino Norwich al John Innes Centre per la maggior parte del ventesimo secolo. È stata così creata una miniera d’oro genetica da parte degli scienziati, che hanno individuato dei geni in precedenza sconosciuti. Questi risultano di già fondamentali per la creazione di varietà resistenti al devastante clima odierno. Il risultato? Rese migliori che potrebbero garantirci un futuro, sfamando la sempre crescente popolazione mondiale.

Pensiamo ad esempio a ceppi di grano capaci di crescere in terreni salini. Si sta lavorando, inoltre, per migliorare la resistenza alle malattie dei semi ricevuti dal John Innes Centre. In merito sono impegnati, nello specifico, i ricercatori della Punjab Agricultural University. Altri ceppi, invece, potrebbero ridurre la necessità di fertilizzanti azotati, la cui produzione è profondamente dannosa per l’ambiente, date le emissioni di carbonio generate.

I cereali del futuro

Il progetto di un uomo potrebbe dare speranza all’intero pianeta. Se non è questo materiale per un film, cos’altro? Ecco le parole del genetista Simon Griffiths, del Jon Innes Centre, tra i responsabili del progetto: “Abbiamo scoperto una miniera d’oro. Questo farà una enorme differenza per la nostra capacità di nutrire il mondo, dato che il clima è sempre più caldo e l’agricoltura sempre più sotto pressione. Il grano è una pietra miliare della civiltà umana. In regioni come l’Europa, il Nord Africa, gran parte dell’Asia e successivamente il Nord America, la sua coltivazione ha alimentato grandi imperi”.

Grano che deriva da varietà selvatiche, originariamente coltivate nel Medio Oriente, 10mila anni fa. Purtroppo molte di queste sono svanite nel corso dei millenni, secondo un processo di scarto delle varietà con proprietà considerate inutili. Ecco spiegato, in breve, perché la collezione Watkins è tanto importante e preziosa. Rappresenta infatti una finestra su un passato che rischiava d’essere perduto per sempre.

Gli scienziati volevano individuare e studiare i geni del grano di questa collezione, ma si sono ritrovati a fronteggiare un problema. Il genoma del grano è gigantesco, composto da 17 miliardi di unità di DNA (rispetto ai 3 miliardi di coppie di basi del genoma umano).

Sorprendentemente, i dati hanno evidenziato come le varietà di grano odierne sfruttano soltanto il 40% della diversità genetica presente nella collezione. C’è un futuro dinanzi a noi e, ovviamente, è legato alla terra e al ritorno alle nostre origini.

Libero Shopping