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Chiara Ferragni come Maria De Filippi: cosa dice l'AGCOM sugli influencer

L'AGCOM inizia un percorso, che si prevede tortuoso, verso l'equiparazione dei VIP social alle emittenti TV on demand, ma l'utente comune non ne sarà interessato

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Gli influencer sono paragonabili alla cara, vecchia, TV tradizionale, almeno quelli con una produzione “continuativa e strutturata“. E, di conseguenza, proprio come le emittenti televisive anche gli influencer devono aderire alle regole previste dal Testo unico sui servizi di media audiovisivi entrato in vigore il giorno di Natale 2021.

Lo pensa l’AGCOM, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che ha per questo avviato una consultazione pubblica (che durerà 60 giorni) al termine della quale verranno redatte delle linee guida per gli influencer, che ricalcheranno quanto già previsto per le trasmissioni TV on demand. In parole molto semplici, ciò vuol dire che gli influencer non possono più far ciò che vogliono sui social ma avranno un preciso codice di comportamento da rispettare.

Influencer, vlogger, streamer, creator

A legger bene la nota diffusa dall’AGCOM alla stampa, si intuisce che siamo ancora all’inizio: moltissime cose sono ancora da decidere, ma di fatto l’Autorità ha gettato una grossa pietra nell’ormai enorme (anche economicamente) stagno dell’economia dei contenuti digitali.

Innanzitutto stiamo parlando dell’avvio di una consultazione pubblica, quindi di un periodo di 60 giorni durante i quali chi si sente interessato può esprimere la sua opinione e l’AGCOM dovrà prenderla in considerazione.

Poi, al termine di questi 60 giorni, l’AGCOM creerà delle “linee guida” e non un vero e proprio regolamento. Non è ben chiaro, però, quanto saranno vincolanti queste linee guida, né se vincolanti lo saranno veramente.

Sappiamo, invece, che l’AGCOM ha ufficialmente messo nel mirino gli “influencer“, i “vlogger“, gli “streamer” e i “creator” che “creano, producono e diffondono al pubblico contenuti audiovisivi – su cui esercitano la responsabilità editoriale – tramite piattaforme per la condivisione di video e, in generale, tramite social media“.

Questi soggetti, “in considerazione dell’impatto che hanno sugli utenti, sui consumatori e sulla società“, stanno “conducendo all’avvio di iniziative regolamentari in numerosi Paesi europei“. In altre parole: il fenomeno è diventato troppo grande per essere lasciato a sé stesso, gli influencer vanno regolati.

E la principale forma di regolamentazione per chi produce contenuti audiovisivi è il Testo Unico del 2021. Per l’AGCOM, quindi, un canale YouTube o un profilo Instagram sono (o possono essere, come vedremo) equivalenti ad una emittente TV.

O meglio: equivalenti ad un servizio di media audiovisivi a richiesta, cioè alla TV on demand trasmessa tramite Internet. Cioè Netflix, Amazon Prime Video, Rai Play, Mediaset Infinity e così via.

Chiara Ferragni come Maria De Filippi

Secondo questa logica, dunque, Chiara Ferragni è come Maria De Filippi, Khaby Lame è come Carlo Conti, i rispettivi profili Instagram e TikTok sono come Mediaset e la RAI.

Ma non tutti sono Chiara Ferragni, né Khaby Lame e l’AGCOM lo sa. Per questo l’Autorità afferma che le nuove linee guida saranno indirizzate solo ai creator “che operano in maniera continuativa e strutturata“.

Cosa si intenda per “maniera continuativa e strutturata“, però, ancora non è stato deciso. Sembra abbastanza scontato, tuttavia, che gli utenti normali che pubblicano i propri contenuti sui social, ma non ne fanno una vera e propria attività economica, non saranno toccati dalla nuova normativa.

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