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Cosa cambia con i nuovi limiti per i ripetitori cellulari

Sono entrati in vigore i nuovi limiti per le emissioni dei ripetitori cellulari in Italia: l'obiettivo è sostenere lo sviluppo della rete 5G

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ripetitori cellulari Fonte foto: chalermphon_tiam / Shutterstock

Grande novità per il settore delle telecomunicazioni in Italia: dal 29 aprile, infatti, sono entrati in vigore i nuovi limiti per le emissioni elettromagnetiche, nettamente più alti di quelli fissati in precedenza. L’aggiornamento della normativa segue quanto previsto dal Decreto Concorrenza dello scorso dicembre e alle richieste da parte degli operatori di telefonia mobile che, da tempo, chiedevano un aggiornamento dei limiti di emissione per poter sostenere lo sviluppo della rete 5G in Italia.

Il Ministero delle imprese e del Made in Italy, con una nota pubblicata sul suo sito ufficiale, ha chiarito come l’obiettivo del provvedimento sia quello di “favorire lo sviluppo della 5G economy italiana con reti altamente performanti in grado di rafforzare in maniera consistente la competitività del sistema Paese“. I nuovi limiti, pur essendo molto più alti rispetto ai precedenti, sono nettamente inferiori rispetto a quelli adottati in molti altri Paesi UE.

I nuovi limiti per i ripetitori cellulari

La normativa precedente, imponeva il rispetto di un limite di 6 V/m per le emissioni elettromagnetiche dei ripetitori cellulari. Questo limite è sempre stato considerato come troppo stringente da parte degli operatori di telefonia, soprattutto in rapporto con quanto previsto dalle normative di altri Paesi. A partire dal 29 aprile, però, è entrato in vigore un nuovo limite: 15 V/m.

Si tratta di un incremento sostanziale che punta a favorire lo sviluppo del 5G in Italia. A beneficiarne maggiormente saranno i ripetitori cellulari che sfruttano lo spettro dei 26 GHz, la banda millimetrica (mmWave) che ricopre un ruolo fondamentale per poter completare lo sviluppo dell’infrastruttura 5G su base nazionale.

Il nuovo limite sulle emissioni permetterà agli operatori di poter installare meno antenne (ma più potenti) per raggiungere gli stessi risultati di copertura, con un vantaggio economico, oppure di aumentare il numero di antenne, migliorando le prestazioni della rete.

In sostanza, per gli operatori del settore lo sviluppo del 5G sarà più sostenibile dal punto di vista economico. Per l’economia italiana potrebbero esserci sostanziali vantaggi. Con il 5G, infatti, oltre a garantire un accesso ad alta velocità in mobilità, c’è la possibilità di contrastare il Digital Divide e portare la banda ultra-larga anche in quelle aree dove la fibra non può arrivare (per motivi puramente economici, in genere), sfruttando l’integrazione della rete mobile di nuova generazione con la tecnologia FWA (Fixed Wireless Access), sempre più diffusa in Italia.

Molti Paesi UE hanno limiti più alti

Il nuovo limite di 15 V/m è sicuramente molto più elevato di quello precedente ma è anche nettamente inferiore rispetto a quanto suggerito dalla Commissione Internazionale per le Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP) che ha indicato un valore limite (precauzionale) di 61 V/m per la regolazione delle emissioni elettromagnetiche.

In diversi Paesi UE, inoltre, il limite resta più alto. Sono ben 13, infatti, i Paesi europei (Portogallo, Spagna, Francia, Irlanda, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Finlandia, Estonia, Cipro) che hanno scelto di seguire le raccomandazioni ICNIRP, fissando il limite a 61 V/m.

Bisogna sottolineare, inoltre, che il provvedimento incluso nel Decreto Concorrenza, oltre a fissare i nuovi limiti, prevede un rafforzamento delle misure di controllo, con un monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche e una raccolta dati costante, per fornire ai ministeri competenti (Ambiente e Salute) tutta la documentazione necessaria per verificare il corretto rispetto della normativa e la tutela della salute dei cittadini.

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