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Ecco cosa pensa Netflix del pezzotto

La pirateria è il concorrente più difficile da battere nel mercato dello streaming: lo scrive Netflix in un documento ufficiale, con una frase copiata e incollata

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Mentre in Italia è appena iniziato quello che, probabilmente, è l’esperimento anti pirateria più avanzato e aggressivo al mondo, cioè la piattaforma Piracy Shield, negli Stati Uniti Netflix è costretta ad ammettere il fatto che il “pezzotto” è il competitor più difficile da battere ed è sempre in crescita.

Queste dichiarazioni sono contenute in un documento inviato da Netflix pochi giorni fa alla SEC, l’autorità di controllo delle aziende quotate alla borsa di Wall Street, nel quale la piattaforma di streaming descrive il suo mercato di riferimento e i suoi concorrenti diretti tra i quali, per forza di cose, è costretta a mettere anche le piattaforme di streaming illegali.

Un settore altamente competitivo

Nel suo “Form 10-K” annuale inviato la settimana scorsa alla SEC, nella sezione “Concorrenza“, Netflix menziona più volte la pirateria tra i suoi concorrenti sul mercato e la descrive come uno dei peggiori, se non proprio il più temibile.

Sui suoi concorrenti legali e non, infatti, Netflix scrive che “I vari modelli economici sui quali si basano questi canali includono l’abbonamento, il pay per view, la pubblicità e la pirateria. Ognuno di questi ha il potenziale di prendere segmenti significativi del mercato video“.

La pirateria, quindi, fa paura a Netflix tanto quanto Amazon Prime Video, Disney+, YouTube o altre piattaforme concorrenti. Anzi, forse Netflix la teme ancor di più: “La pirateria minaccia di danneggiare il nostro business, poiché la sua offerta per i consumatori è molto avvincente e difficile da contrastare: praticamente tutti i contenuti sono gratis“.

I tempi sono cambiati

Poi Netflix fa un ragionamento assolutamente corretto, che in gran parte spiega come ha fatto l’azienda di Reed Hastings a crescere nei suoi primi anni, nonostante la pirateria dilagante, e perché oggi le cose stiano in modo molto diverso rispetto al passato.

Netflix, infatti, ricorda che nei suoi primi anni la pirateria era molto diffusa, ma non era comunque qualcosa per tutti: i film andavano scaricati da siti complessi da usare, ci voleva molto tempo per farlo, si rischiava costantemente di scaricare file infetti e di mettere a repentaglio il proprio computer.

In quel periodo Netflix è arrivato sul mercato a portare un catalogo di film attraenti, che potevano essere visti in modo molto semplice e assolutamente sicuro e, per di più, ad un prezzo abbordabile per l’utente medio.

Oggi, invece, è tutto cambiato: le piattaforme pirata si usano esattamente allo stesso modo di quelle legali, rispetto alle quali costano molto meno (o non costano nulla, se c’è pubblicità) e, per questo, sono diventate alla portata di tutti. Il risultato è che la pirateria è in crescita in tutto il mondo e minaccia i bilanci delle piattaforme legali.

Paura copia-incolla

La cosa più interessante di questo discorso sui contenuti copiati, però, è un’altra e l’ha messa in luce il sito specializzato in contenuti pirata Torrent Freak: le dichiarazioni di Netflix sul pezzotto sembrano, a loro volta, copiate e incollate da altri documenti già pubblicati, da altre piattaforme.

Nel Form 10-K, infatti, c’è una frase che descrive così il fenomeno pirateria: “In light of the compelling consumer proposition, piracy services are subject to rapid global growth“. Cioè, in italiano, “Alla luce delle convincenti proposte ai consumatori, i servizi di pirateria sono soggetti a una rapida crescita globale“.

Torrent Freak ha trovato le stesse identiche parole in altri Form 10-K di almeno altre 5 piattaforme online americane: Triller Corp, FuboTV, Redbox Entertainment, IMAQ, CuriosityStream.

Viene da chiedersi, dunque, se i timori di Netflix e delle altre aziende di streaming siano reali, o se il pezzotto sia in realtà una sorta di scusa da citare alle autorità e agli investitori per mettere le mani avanti e dichiarare che il business va bene, ma se smettesse di farlo la colpa sarebbe dei pirati.

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