L'AI ruba il lavoro a giornalisti ed editori, negli USA si accende la polemica contro Google
Con l’arrivo della ricerca AI i contenuti degli autori sono a rischio. Gli editori negli USA attaccano Google accusandolo di mettere in pericolo il loro lavoro

Il panorama digitale negli USA è in fermento a causa di uno scontro piuttosto acceso tra i principali editori e Google. Al centro di queste discussioni, la crescente integrazione dell’intelligenza artificiale nei risultati di ricerca del colosso di Mountain View che, con l’arrivo dell’AI Mode (presentata in anteprima al Google I/O 2025), cambia completamente le carte in tavola per quel che riguarda le ricerche sul web.
Un’evoluzione ampiamente annunciata già con il lancio di AI Overviews ma che ora, con le nuove tecnologie appena presentate, rischia di avere conseguenze disastrose sull’editoria in tutto il mondo.
Intelligenza artificiale e furto di contenuti, le accuse a Google
La News/Media Alliance, una delle più influenti associazione di categoria che rappresenta molti dei grandi editori negli Stati Uniti, ha espresso forti preoccupazioni sull’arrivo dell’lAI Mode, convinta del fatto che questa innovazione possa innescare una crisi per tutto il settore editoriale.
Il problema principale di questa novità (disponibile al momento solo negli USA) sta nel fatto che quando un utente fa una ricerca su Google, non si troverà più la classica pagina con i link ai vari siti che trattano quel determinato argomento, ma si troverà delle risposte dirette che non riportano più i link ai lavori originali pubblicati dagli editori.
Oltre al discorso fondamentale sulla tutela del diritto d’autore entra in gioco anche il fattore economico, perché i link che saranno omessi da Big G possono generare del traffico per gli editori e, di conseguenza, un guadagno dovuto all’advertising.
Secondo alcune voci critiche, Con l’AI Mode Google va a “prendere i contenuti con la forza” per generare risposte alle domande degli utenti, senza indirizzare le persone alla fonte ufficiale. Non visitando il sito gli editori non hanno alcun guadagno e perciò, senza troppi giri di parole, hanno deciso di accusare il colosso di Mountain View di furto.
Si parla, infatti, di un’appropriazione indebita di contenuti da parte di Google, senza un’adeguata compensazione o riconoscimento per i creatori originali.
Cosa cambierà per gli editori
Altro motivo di discussione sta nel fatto che Google non intende offrire agli editori il controllo sull’utilizzo delle loro pubblicazioni in AI Mode. Inizialmente, con l’arrivo di AI Overviews e i primi test sull’AI Mode, Big G aveva lasciato intendere che avrebbe garantito un maggior coinvolgimento degli editori.
Subito dopo, però, il colosso della tecnologia ha optato per una scelta ben diversa e, se qualche autore non acconsentisse all’utilizzo dei propri contenuti per le risposte generate dall’AI, verrà semplicemente estromesso da Google Search, subendo anche un’interruzione dell’indicizzazione.
Da parte sua Big G si è giustificato dicendo che rivedere questa politica a beneficio degli autori di contenuti, potrebbe rendere l’addestramento dei modelli AI troppo complicato, con troppe variabili da gestire.
Già di recente Google ha dovuto fare i conti con un processo con l’accusa di avere un monopolio nel settore della ricerca online e questa “controversia” con gli editori potrebbe peggiorare ulteriormente la posizione del colosso della tecnologia.
Da parte loro, i settori tradizionali vedono i propri modelli di business minacciati dall’AI ma, al momento, l’unica cosa che possono fare è tenere alta l’attenzione sull’argomento e provare a riaccendere l’antico dibattito sui diritti d’autore, sulla compensazione per i contenuti e sul ruolo del giornalismo e dell’editoria nell’era dell’intelligenza artificiale.