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Einstein aveva ragione: una nuova conferma arriva dallo Spazio

La materia oscura presente nell'Universo ha molti meno segreti grazie a una nuova mappa astronomica che ha dato finalmente ragione ad Einstein

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Inseguita a lungo da astronomi e fisici di tutto il mondo, oggetto di esperimenti avveniristici, invisibile ma abbondante come non mai. La materia oscura rappresenta il lato che non si vede dell’Universo e supera di gran lunga in quantità quella visibile. Proprio negli ultimi giorni si è deciso di creare una mappa accurata del Cosmo con dettagli mai visti prima.

In poche parole, in questa raffigurazione grafica si nota la distribuzione esatta della misteriosa materia, che va a coprire un quarto del cielo sopra il nostro pianeta e si estende poi in profondità. Per arrivare a un risultato del genere è stato necessario un metodo scientifico molto particolare che ha permesso di dare ragione una volta per tutte ad Albert Einstein.

Einstein e la materia oscura

La mappa che ha illustrato in modo preciso la materia oscura nell’Universo è stata creata utilizzando il cosiddetto CMB, acronimo che sta a identificare il fondo cosmico a microonde. In pratica si tratta di una radiazione elettromagnetica che risale al momento in cui i primi atomi si formarono dal plasma primordiale. Che cosa c’entra Einstein? L’osservazione accurata della materia oscura stessa ha consentito di confermare una delle teorie del Premio Nobel, vale a dire quella della gravità che fu sperimentata oltre un secolo fa. Gli scienziati hanno anche fornito altri particolari di rilievo.

Per dar vita a una mappa del genere è stata sfruttata la radiazione cosmica di fondo, vale a dire la luce più antica dell’Universo visto che è stata emessa subito dopo il Big Bang. Il risultato finale è stato definito come “molto soddisfacente” perché è stato dimostrato come l’attuale comprensione della crescita e dell’evoluzione del Cosmo sia piuttosto solida, proprio come immaginato da Einstein. Fondamentali in tal senso sono state anche le informazioni raccolte nel corso di quindici anni dall’osservatorio astronomico che è rimasto attivo fino al 2022 nel deserto cileno di Atacama. C’è un altro mistero che la mappa potrebbe aiutare a risolvere.

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Una mappa e tante conferme sulla materia oscura

Il nuovo strumento a disposizione di astronomi e fisici viene considerato strategico per affinare le misurazioni della luce che proviene dalle stelle più lontane. In base ai modelli standard che sono stati utilizzati finora, questi calcoli hanno suggerito come la materia oscura sia “grumosa”, ma gli esperti sono convinti che non sia affatto così e la mappa dovrebbe fornire una conferma importante in tal senso. D’altronde, questa materia non ha massa e non interagisce con la luce come avviene con le stelle e con i pianeti. Le maggiori certezze sull’argomento, tra l’altro, sono molto recenti.

La materia oscura è un po’ meno misteriosa dal 2010, quando il telescopio spaziale Hubble riuscì a ottenere la mappa più grande in assoluto per quel che riguarda la distribuzione delle galassie. C’è comunque ancora molto da fare in merito alla sua composizione. Secondo una delle ipotesi che va per la maggiore, potrebbe essere costituita da nane scure, buchi neri oppure neutrini. Ha un buon seguito anche un’altra teoria in base a cui questa materia sarebbe caratterizzata da oggetti invisibili non meglio identificati e noti con il nomignolo “Machos” (Massive astrophysical compact halo objects).