La prima immagine della "ragnatela cosmica" scoperta dai ricercatori dell'Università Bicocca
La foto ad alta risoluzione della cosiddetta "ragnatela cosmica" è stata ottenuta da alcuni studiosi italiani dell'Università Bicocca: è una scoperta rivoluzionaria
Gli scienziati che studiano l’Universo sono di fronte a una scoperta senza precedenti: la prima immagine della “ragnatela cosmica“.
Si tratta di un intreccio di materia che costituisce l'”intelaiatura” su cui si estendono le strutture visibili nel cosmo.
La prima immagine della “ragnatela cosmica”
La struttura dell’Universo è da tempo oggetto di studio per gli scienziati, che cercano di svelare i meccanismi alla base della formazione delle galassie e della materia oscura. Un recente traguardo è stato raggiunto grazie a una ricerca condotta dall’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), che ha prodotto la prima immagine ad alta definizione di un filamento cosmico risalente a circa 12 miliardi di anni fa. Questo studio offre un punto di vista senza precedenti sulla “ragnatela cosmica”, un reticolo di materia che costituisce l’impalcatura su cui si sviluppano le strutture visibili nel cosmo.
Grazie all’utilizzo di Muse (Multi-Unit Spectroscopic Explorer), un sofisticato spettrografo montato sul Very Large Telescope dell’European Southern Observatory, in Cile, gli scienziati hanno potuto osservare una sottile rete di gas che collega due galassie in formazione. Si tratta di una scoperta di enorme rilievo, perché per anni l’esistenza di tali filamenti è stata soltanto ipotizzata e mai osservata direttamente a causa della loro luminosità estremamente tenue. Muse, con la sua sensibilità, ha permesso di superare questa barriera tecnologica, fornendo una visione nitida di una struttura che si estende per tre milioni di anni luce.
La ragnatela cosmica è formata principalmente da materia oscura, un componente ancora misterioso che costituisce circa il 90% della massa dell’Universo. Questa materia, non visibile direttamente, esercita un’azione gravitazionale cruciale nel modellare la distribuzione del gas e delle galassie. Le simulazioni cosmologiche suggeriscono che i filamenti della ragnatela cosmica siano le arterie attraverso cui il gas fluisce, alimentando la formazione stellare nelle galassie e influenzandone l’evoluzione.
La ricerca italiana
Il gruppo di ricerca guidato da Michele Fumagalli e Matteo Fossati ha condotto una delle più estese campagne di osservazione mai realizzate con Muse, raccogliendo dati per centinaia di ore in una singola regione di cielo. Lo studio, pubblicato su Nature Astronomy, segna un passo significativo nella comprensione della materia oscura e dei processi che governano la crescita delle galassie. L’analisi dettagliata dei dati ha permesso d’individuare i confini tra il gas presente all’interno delle galassie e quello diffuso nei filamenti cosmici, tracciando una mappa che conferma le previsioni dei modelli teorici.
L’immagine ottenuta mostra in rosso la distribuzione del gas all’interno del filamento, con due galassie evidenziate da un punto luminoso giallo. Queste galassie, ciascuna sede di un buco nero supermassiccio, sono unite da un ponte di gas primordiale, la cui luce ha impiegato miliardi di anni per raggiungere la Terra. Il risultato dimostra la straordinaria capacità di Muse di catturare segnali estremamente deboli, rivelando strutture cosmiche che fino a pochi anni fa erano impossibili da osservare.
I ricercatori hanno anche confrontato le osservazioni con simulazioni numeriche dell’Universo realizzate con supercomputer, confermando che la struttura osservata è in perfetto accordo con i modelli basati sulla presenza di materia oscura fredda. Questo risultato rappresenta una conferma sperimentale dell’attuale paradigma cosmologico e fornisce nuove basi per ulteriori indagini sulla natura della materia oscura.
Il progetto, che ha visto la partecipazione di Valentina D’Odorico dell’Inaf di Trieste, è il coronamento di anni di lavoro basato su osservazioni ultra-profonde del cielo. I dati raccolti non solo hanno permesso di identificare le regioni a maggiore densità di materia, ma hanno anche evidenziato il legame tra i nuclei galattici attivi e la rete di gas diffuso che li connette.
La scoperta segna un passo avanti nella comprensione della distribuzione della materia nell’Universo primordiale e getta le basi per nuove ricerche sulla formazione delle strutture cosmiche.
L’analisi della ragnatela cosmica è ancora agli inizi, ma questa prima immagine ad alta definizione apre la strada a una nuova era di scoperte. Con strumenti sempre più avanzati, gli astronomi potranno affinare la loro comprensione dell’Universo e forse, un giorno, svelare il mistero della materia oscura, uno degli enigmi più affascinanti della cosmologia moderna.