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SCIENZA

Sott’acqua c’è una foresta invisibile che scompare e riappare

Sotto la superficie dell'oceano ci sono foreste fondamentali per la biodiversità e la sopravvivenza di molte specie animali, che però a volte scompaiono

Sott’acqua c’è una foresta invisibile che scompare e riappare Fonte foto: 123RF

Esistono foreste e foreste. Ci sono quelle, maestose, dei grandi parchi naturalistici statunitensi. C’è l’intricata giungla dei paesi tropicali. E poi ce n’è una a cui non pensiamo quasi mai, ma che esiste ed è fondamentale per il nostro ecosistema: la foresta di alghe sottomarine.

Le foreste di alghe

Le alghe non sono solo quelle cose verdastre e appiccicose che si arrotolano intorno al piede quando nuotiamo in mare, e ci fanno spaventare perché pensiamo siano meduse. Sono una forma di vita abbastanza complessa, che gioca un ruolo per preservare la biodiversità e gli ecosistemi marini.

Crescono anche molto in altezza, dal fondo del mare fino alla superficie, raggiungendo anche i 24 metri. Intorno a loro l’acqua brulica di vita, dalle barriere coralline alla superficie dell’oceano. La prima volta che questi habitat sono stati studiati in modo approfondito è stato a seguito di un disastro ambientale, quello della Exxon Valdes. Nel 1989 la petroliera si incagliò in un’insenatura sulla costa dell’Alaska e disperse nell’oceano 41 milioni di litri di petrolio. Grazie a questi studi, gli scienziati hanno scoperto che le foreste di alghe non sono mai uguali a se stesse: vanno, vengono e cambiano. Ad alcune di queste alghe bisogna però prestare molta attenzione, perché potrebbero essere tossiche e dannose per la salute umana.

Una foresta che scompare e riappare

Siamo lungo le coste della California, dove su un fondale roccioso è ancorata una foresta di alghe molto interessante. Nel 2013 era talmente fitta che le barche andavano ancorate lontano, e per raggiungere il punto da studiare bisognava nuotare sotto la “calotta” di alghe. Oggi, invece, di quella foresta non c’è quasi più traccia.

Per prime sono scomparse le stelle marine, che scienziati ed esploratori hanno praticamente visto disintegrarsi davanti ai propri occhi, perdendo un braccio dopo l’altro finché non era rimasto, sul fondale, solo il contorno biancastro di quella che un tempo era una stella di mare: la parte bianca erano filamenti di batteri. Gli scienziati hanno ritenuto che fosse Sindrome di deperimento: la specie di stella marina più colpita è stata la Pycnopodia, che è molto grande e ha 24 braccia.

Ma cosa ha causato questo fenomeno? È stata un’ondata di calore marino, uno degli effetti del cambiamento climatico. A questo si è aggiunto un cambiamento nel comportamento dei ricci di mare, che di solito mangiano le alghe staccate dalla roccia, quelle morte che vanno alla deriva, e che hanno invece iniziato a nutrirsi di alghe vive, divorandole. E i predatori dei ricci di mare erano proprio quelle stelle marine decimate dal batterio. C’è quindi stata una combinazione di fattori che ha eroso completamente un’intera foresta di alghe.

Ma davanti alle coste della California la situazione sembra in miglioramento: l’acqua è fredda, e le alghe stanno tornando. E questo è un bene, perché ci sono tanti pesci, mammiferi e addirittura uccelli che usano queste foreste come fonte di sostentamento primaria o secondaria – ma sono importanti anche per il pianeta, perché così come le loro sorelle a terra, anche quelle sottomarine aiutano a ridurre l’anidride carbonica, oltre a essere una potenziale batteria ecosostenibile del futuro.