L’effetto serra raggiunge lo Spazio: l'atmosfera si restringe e minaccia la Terra
L'inquinamento della Terra ha conseguenze a cascata sulle varie zone dell'atmosfera: ecco cosa si prevede entro la fine del secolo per la "popolazione" di satelliti

Il grado di inquinamento generato dall’uomo sta contribuendo all’alterazione climatica della troposfera terrestre. Un vero e proprio grido d’allarme, con recenti studi che paiono evidenziare degli effetti anche a quote più elevate. Tutto ciò si manifesta con un raffreddamento e una contrazione della termosfera.
Quest’ultima dovrebbe riuscire a “ripulire” l’orbita bassa della Terra dai detriti spaziali. Contraendosi, però, riesce nel proprio intento con minore efficacia. Ciò aumenta evidentemente il rischio di collisioni a catena. Tale scenario porta alla “sindrome di Kessler”.
Gli effetti dei gas serra
Il settore della ricerca scientifica impegnato sui cambiamenti climatici provocati dal gas serra, immessi nella nostra atmosfera, volge lo sguardo principalmente alla troposfera. Il motivo è presto spiegato. In questa regione, infatti, le alterazioni hanno conseguenze immediate sulla biosfera terrestre. La nostra dipendenza da quest’area è però aumentata in maniera notevole, considerando il rapido incremento nell’utilizzo di satelliti nell’orbita terrestre bassa.
E quella che viene definita zona Leo (Low Earth Orbit), che va dai 200 fino ai 2000 km al di sopra della superficie del nostro pianeta. Occorre però precisare come non sia al di sopra dell’atmosfera. In effetti è parzialmente immersa nella termosfera, che è di fatto la quarta porzione in cui viene divisa l’atmosfera terrestre. Si estende da 95 fino a 550 km sopra la nostra superficie. Per capire bene di cosa parliamo, la Stazione spaziale internazionale si muove all’interno della termosfera.
Nel corso degli anni ’90 dei ricercatori hanno iniziato a domandarsi in che modo avrebbe reagito la termosfera in seguito a un costante aumento dei gas serra. Questi tendono a intrappolare il calore all’interno della troposfera. Ciò, come sappiamo, comporta un incremento evidente della temperatura su scala globale. Questi gas, però, irraggiano calore a quote più elevate.
La conseguenza di ciò è che la termosfera viene raffreddata. Il risultato? Dovrebbe contrarsi, riducendo ad alte quote la densità atmosferica. Una contrazione che va a sovrapporsi al ciclo naturale dovuto al Sole, come confermato dai satelliti nel corso dell’ultimo decennio.
Influenza sui satelliti
Un team di ricerca del Mit si è interrogato su come la termosfera, in risposta ai gas serra, possa influenzare il numero di satelliti in grado di svolgere la propria funzione nell’orbita bassa terrestre in sicurezza.
Occorre avere un’idea chiara della situazione nella zona Leo attualmente. Qui trovano spazio più di 10.000 satelliti operativi, che forniscono servizi essenziali per la nostra società. Una “popolazione” aumentata a dismisura nel corso degli ultimi anni, anche grazie al sistema Starlink di Elon Musk.
Una situazione che genera allarme per il prossimo futuro. Il motivo? Dal 1961 a oggi sono stati registrati più di 650 eventi di frammentazione in orbita. Al netto del fatto che soltanto sette sono stati provocati da collisioni, in futuro si prevede che queste ultime diventeranno la fonte primaria di detriti spaziali.
Questi gli scenari di emissioni di gas serra ipotizzati dai ricercatori. Ciò al fine di riuscire a indagare le conseguenze sulla densità atmosferica e l’attrito che i satelliti subiscono orbitando intorno al nostro pianeta.
Ipotizzando continui aumenti delle emissioni terrestri di gas serra, si prevede che entro la fine di questo secolo il numero di satelliti ospitati in sicurezza tra 200 e 1000 km di quota potrebbe essere ridotto del 50-66%. In caso di superamento di tale limite, si raggiungerebbe una condizione di “instabilità incontrollata”. In poche parole assisteremmo a un numero frequente di collisioni, talmente elevato da generare detriti spaziali tali da impedire l’operatività in sicurezza dei satelliti, tanto vitali per il nostro stile di vita. Di fatto, la “sindrome di Kessler”.