Infestava i Navigli a Milano, ora questo animale è morto (e non è un buon segno)
La morte del cinghiale a Milano è solo uno dei centinaia di casi in cui gli animali sono vittima del cambiamento climatico e della distruzione degli habitat
Il cambiamento climatico ha costretto molte specie animali ad adattarsi. L’uomo ha invaso i loro habitat, e spesso li ha distrutti: qualche specie è riuscita a entrare in contatto con l’essere umano senza particolari difficoltà. Per altre è stato ed è più difficile.
Questo è evidente nelle nostre città, a cui sempre più spesso gli animali selvatici sono costretti ad avvicinarsi in cerca di cibo e riparo.
Il cinghiale di Milano
Da qualche settimana, a Milano, girava un cinghiale selvatico. La città lombarda non è come Roma: non è circondata da boschi o da campi liberi, ma da parchi agricoli attrezzati e coltivati. E inoltre non c’è un problema di raccolta dei rifiuti, che attirano i cinghiali. Per cui una visita di questi animali è molto più rara.
Ma da un paio di settimane un esemplare femmina di una settantina di chili era stato visto aggirarsi dalle parti dei Navigli e della Darsena, nella zona sud della città. Era probabilmente caduta in acqua: gli argini sono alti, e non era riuscita a uscirne, scomparendo quindi nei vicoli e nelle tubature della rete fognaria cittadina. Per giorni non sono servite nemmeno le trappole posizionate in punti strategici: fino a giovedì 18 agosto, quando il cinghiale è stato trovato in una di queste reti, ma particolarmente debilitato.
Di solito la fauna selvatica trovata a Milano viene portata in un centro di recupero, e poi rilasciati nel loro habitat naturale. Ma in questo caso non è stato possibile.
Il cambiamento climatico uccide gli animali
Il cinghiale di Milano era visibilmente stanco e affannato, quando è stato ritrovato. Non ce l’ha fatta a sopravvivere, ed è morto. Probabilmente per colpa dello stress e soprattutto del calore: nei cunicoli sotto la città infatti fa particolarmente caldo, soprattutto per un animale non abituato a queste temperature.
Non è il primo animale vittima del cambiamento climatico e della distruzione degli habitat, entrambi fenomeni causati dall’uomo. Da tutto il mondo arrivano centinaia di storie simili. Ci sono i koala, per esempio, che sono ufficialmente in via di estinzione e che soffrono in modo sistematico di clamidia: l’85% degli esemplari australiani è infetto. Questa malattia può causare anche l’infertilità, ed è accelerata dallo stress e da un sistema immunitario compromesso: entrambe cose che i koala vivono, visto che il loro habitat naturale è distrutto da incendi e temperature troppo elevate per la sopravvivenza.
E non sono gli unici: ci sono molti casi di uccelli che hanno dovuto modificare comportamenti e stili di vita millenari per far fronte alla crisi climatica – in alcuni casi, hanno addirittura cambiato forma. Quelli che vivono nella Foresta Amazzonica si sono rimpiccioliti: quasi tutte le specie hanno perso il 2% del loro peso negli ultimi dieci anni, per adattarsi a un ambiente sempre più umido e caldo.
E poi ci sono gli animali marini, come quelli del nostro Mediterraneo: l’innalzamento delle temperature delle acque a livelli tropicali ha anche portato a un’invasione di specie aliene, che di solito vivono a latitudini molto diverse. E questi animali uccidono le specie autoctone, o le sostituiscono: è il caso delle meduse o del pesce coniglio, responsabile del 40% del declino delle specie locali.