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Dal mese prossimo Internet sarà filtrata con il Parental Control

Sta per entrare in vigore la nuova normativa che impone agli Internet Service Provider di filtrare i contenuti non adatti ai minori, ma chi decide cosa è adatto e cosa no?

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A partire dal 21 novembre 2023 tutte le connessioni a Internet che gli operatori telefonici forniscono ad utenti minorenni dovranno essere protette da un sistema di Parental Control. Lo prevedono il Decreto Legge 28/2020 e la delibera 9/23/CONS dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM).

In teoria il nuovo Parental Control dovrebbe impedire automaticamente ai minori l’accesso a siti Web non sicuri, illegali, pericolosi, pornografici. La normativa, però, è molto elastica nella definizione di questi contenuti e ciò, in futuro, potrebbe far nascere grosse polemiche.

Il nuovo Parental Control di Internet

A differenza dei vari Parental Control già oggi esistenti all’interno delle piattaforme in abbonamento, come Netflix e Prime Video, o dei singoli browser per navigare sul Web, che bloccano la fruizione di contenuti inadatti ai minori a livello di dispositivo, il nuovo Parental Control obbligatorio agirà a livello di ISP (Internet Service Provider, gli operatori telefonici che ci forniscono la connessione).

Tali ISP dovranno implementare un sistema che filtri a monte i contenuti inadatti, se il contratto di fornitura Internet è a nome di un minorenne. Gli operatori potranno scegliere se implementare un sistema basato sul blocco dei DNS dei siti pericolosi (come si fa già per le TV pirata del pezzotto) o su un’app da usare per connettersi (una sorta di VPN filtrata).

La normativa che sta per entrare in vigore, in ogni caso, prevede che il Parental Control non sia eliminabile e che venga fornito gratuitamente al minore.

Gli adulti che lo vorranno usare potrebbero essere, invece, costretti a pagare un sovrapprezzo. Gli ISP possono anche chiedere un pagamento per eventuali servizi aggiuntivi collegati al Parental Control, come la possibilità di personalizzare la “black list dei siti inaccessibili o creare delle finestre temporali in cui il controllo sui contenuti è attivato o disattivato.

Cosa verrà filtrato dal Parental Control

A questo punto sorge una domanda spontanea: quali saranno i contenuti filtrati dal Parental Control automatico e obbligatorio per i minorenni?

I temi da filtrare sono stati decisi dall’AGCOM al termine di una consultazione pubblica con gli operatori di rete e le associazioni di tutela dei diritti dei minori. Dalla consultazione sono emerse delle linee guida, che l’Autorità ha inviato all’Unione Europea per un parere tecnico.

Con la delibera 9/23/CONS, infine, l’AGCOM ha fissato le macrocategorie su cui si baserà il filtro del Parental Control. Quindi, a partire dal 21 novembre 2023, i minorenni non potranno più accedere ai siti Web che trattano di:

  • Gioco d’azzardo/scommesse
  • Contenuti per adulti
  • Armi
  • Violenza
  • Odio e discriminazione
  • Promozione di pratiche che possono danneggiare la salute alla luce di consolidate conoscenze mediche
  • Anonymizer (servizi che permettono di navigare in anonimo)
  • Sette

I rischi del Parental Control

La lista di temi da filtrare per un pubblico minorenne, apparentemente, è più che ragionevole. Ma è molto probabile che con il tempo, man mano che il filtro del Parental Control verrà applicato dai provider, tale lista diventi oggetto di scontro, anche politico.

Tutta la questione ruota intorno al modo in cui verranno filtrati i contenuti. E’ chiaro che sarà impossibile un filtro umano, manuale, uno ad uno, di tutti i contenuti presenti sul Web: ci penseranno degli algoritmi, in base a dei parametri, esattamente come funziona già sui Social Network.

I social, tuttavia, sono un esempio lampante di filtri molto larghi e che si fanno scappare molti contenuti pericolosi. I Parental Control degli operatori Internet, invece, potrebbero essere più stretti e rigorosi e, magari, soffrire del difetto opposto: la censura eccessiva.

Inutile dire, poi, che dei filtri automatizzati su contenuti riguardanti la violenza, l’odio e la discriminazione, possono facilmente andare in tilt e bloccare contenuti informativi e giornalistici su temi come le guerre in corso in Ucraina e a Gaza. L’AGCOM, infatti, descrive queste categorie di contenuti così:

Siti che presentano o promuovono violenza o lesioni personali, comprese le lesioni autoinflitte, il suicidio, o che mostrano scene di violenza gratuita, insistita o efferata. Siti che promuovono o supportano l’odio o l’intolleranza verso qualsiasi individuo o gruppo.

Basti pensare al dibattito in corso, oggi, sulle responsabilità della nuova guerra tra Israele e Hamas per immaginare un mare di polemiche qualora i filtri automatici dovessero impedire l’accesso a questa o quella posizione politica.

Persino la descrizione della categoria “sette” potrebbe generare più di una polemica:

Siti che promuovono o che offrono metodi, mezzi di istruzione o altre risorse per influire su eventi reali attraverso l’uso di incantesimi, maledizioni, poteri magici o essere soprannaturali.

Chi decide quali sono le religioni e quali le sette?

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