Arriva la Niña 2024, il nuovo fenomeno che porta con sé condizioni meteo estreme
Cos'è la Niña e in che modo riuscirà a modificare nettamente le condizioni meteo mondiali: ecco quando arriverà
Stando alle ultime previsioni, fornite dal National weather service (Nws) e precisamente dal Climate prediction center, la seconda metà del 2024 sarà caratterizzata dal fenomeno meteorologico noto come La Niña. La fonte è decisamente ufficiale. La proiezione pubblicata si basa sul grado di intensità raggiunto dall’ultimo El Niño, che si è addirittura guadagnato il titolo ufficioso di super El Niño, tenendo conto del suo impatto devastante.
La Niña arriverà in anticipo
Quando si parla di El Niño, si fa riferimento a un particolare fenomeno climatico. La sua caratteristica principale è data dall’aumento delle temperature superficiali degli oceani, tanto nel Pacifico orientale quanto in quello centrale.
L’avvio del fenomeno è datato 4 giugno 2023 e da allora l’impatto è stato ben notevole, come detto. I dati storici ci suggeriscono una correlazione tra questo grado di potenza e la successiva “comparsa” de La Niña a seguire. Ciò avviene nel 60% dei casi.
A inizio marzo 2024 l’Nws ha pubblicato un’allerta, che evidenzia un possibile anticipo delle tempistiche de La Niña. I suoi effetti potrebbero farsi sentire già a partire dall’estate, almeno nell’emisfero boreale. Nella sua interezza, invece, si manifesterà a partire dal prossimo autunno. Statisticamente parlando, c’è il 55% di chance che lo sviluppo avvenga già tra giugno e agosto. Il 77% di possibilità, invece, che la fascia temporale sia tra settembre e novembre.
Cos’è La Niña
Abbiamo brevemente spiegato cos’è El Niño, al quale La Niña è estremamente connessa. Proviamo però a gettare luce su quest’ultima in maniera dettagliata.
Si tratta in entrambi i casi di cambiamenti atmosferici che hanno origine nell’Oceano Pacifico equatoriale. Il loro impatto prevede l’alterazione delle condizioni meteo di tutto il mondo.
Rientrano nel novero di un unico grande evento climatico, noto come Enso (El Niño-Southern Oscillation). Ne rappresentano però fasi opposte, il che vuol dire che non possono verificarsi contemporaneamente.
Enso genera dei cambiamenti nella temperatura dell’oceano, così come nella pressione atmosferica. El Niño si sviluppa quando la superficie dell’acqua supera gli 0,5 °C di media. Quando invece la temperatura è al di sotto di tale soglia, si favorisce l’arrivo de La Niña. Nel caso in cui i valori risultassero in linea con la media, invece, si otterrà una fase nota come Enso neutrale, che non prevede eventi meteorologici di particolare rilevanza.
Interessante scoprire come avviene la misurazione, che riguarda due luoghi nello specifico. La prima è Darwin, che si trova sulla costa centro-settentrionale dell’Australia. La seconda è Tahiti, isola della Polinesia francese ben nota, che si trova nel Pacifico meridionale.
Aree distanti più di 8mila chilometri, con i meteorologi che effettuano delle misurazioni e confrontano i dati, per poi calcolare le differenze. I record storici segnalano come dati più bassi del normale a Darwin e più alti a Tahiti generano le giuste condizioni per La Niña. In senso opposto, invece, spazio a El Niño.
In entrambi i casi si ha un impatto sugli alisei, venti che convergono verso l’equatore, responsabili anche dello spostamento delle masse oceaniche superficiali, ovvero quelle riscaldate dal sole. In presenza degli effetti de La Niña, gli alisei si rafforzano. Ciò vuol dire che viene trasportata più acqua calda verso ovest. Nel Pacifico occidentale, dunque, viene sostituita dalla risalita di acqua fredda e proveniente dalle profondità.
Con El Niño invece si provoca un indebolimento dei venti, con meno acqua che si sposta in direzione occidentale. Ciò vuol dire aumento delle temperature ben oltre la norma nel Pacifico centrale e orientale. Con un ben noto effetto domino, questo sistema può comportare dei cambiamenti nella circolazione atmosferica e, dunque, modifiche del clima in numerose parti del mondo.