Il mistero della città scomparsa nel nulla
Nel cuore dell'Africa esisteva una enorme metropoli e nessuno sa con certezza perché sia scomparsa nel nulla: oggi forse il mistero è stato risolto.
Nel sud dell’Africa un tempo esisteva una grande e fiorente città, la prima vera e propria metropoli del continente. Si stima che il periodo compreso tra l’XI e il XV secolo d.C. sia stato il più florido di Great Zimbabwe – chiamata così per via dello Stato in cui è situata -, in cui si contava una popolazione di circa 18mila abitanti. Eppure quando gli esploratori portoghesi vi misero piede per la prima volta nel XVI secolo, ciò che ne restava erano delle rovine abbandonate. Si sono susseguite diverse ipotesi sulla misteriosa città scomparsa nel nulla, tra le quali la più accreditata finora era stata quella di una terribile siccità a cui la popolazione non sopravvisse. Oggi finalmente sappiamo che non è così.
Il mistero della metropoli africana scomparsa nel nulla
Non ci si aspetterebbe mai di imbattersi nelle rovine di una enorme città risalente al Medioevo nell’Africa meridionale, eppure un tempo nell’attuale Zimbabwe esisteva un centro abitato tra i più floridi che siano mai esistiti. Quel che resta di Great Zimbabwe oggi sono le incredibili testimonianze di una vera e propria metropoli che, per motivi non ben precisati, a un certo punto è letteralmente scomparsa, svuotandosi di ogni sua attività e abitante.
Un mistero che ha del fascino e che, proprio per tale motivo, ha attirato da sempre l’attenzione degli esploratori prima e, oggi, di antropologi, paleontologi e studiosi provenienti da ogni parte del mondo. In ultimo un team internazionale di ricercatori ha pubblicato uno studio sulla rivista Anthropocene che mira a far chiarezza su quanto accaduto a Great Zimbabwe e al suo popolo, escludendo del tutto l’ipotesi più accreditata.
Finora la scomparsa della metropoli era stata attribuita alla siccità e alla probabile incapacità degli abitanti di farvi fronte, data la mancanza di strumenti e risorse adeguati. Ma non è così, stando allo studio in questione: gli archeologi hanno trovato tra le macerie le prove inequivocabili della presenza di un sistema di conservazione dell’acqua piuttosto raffinato ed efficiente che, quindi, fa crollare l’ipotesi iniziale.
Attorno alla città di Great Zimbabwe sono state rinvenute delle grandi depressioni circolari, chiamate dhaka, che un tempo si credeva servissero a ricavare l’argilla per costruzioni ed edifici. Oggi i ricercatori sostengono che servissero, invece, a raccogliere grandi quantità di acqua piovana e ad attingere dalle fonti sotterranee presenti nelle colline attorno al centro abitato. Questo sistema di buche, unito alla costruzione di argini per deviare alcune parti di fiumi e ruscelli, avrebbe consentito alla città di assicurarsi le risorse idriche necessarie alla coltivazione dei campi e, dunque, alla sopravvivenza anche nella stagione secca e durante i periodi di grave siccità.
Great Zimbabwe, una delle città più affascinanti di sempre
Le rovine di Great Zimbabwe sono ancora lì, a pochi chilometri dall’attuale Capitale dello Stato africano, a testimonianza di un periodo florido e mai eguagliato nei secoli a venire. Tra l’XI e il XV secolo d.C. la metropoli aveva raggiunto la sua massima estensione e ospitava una popolazione di circa 18mila abitanti, forse anche di più. Eppure resta incerta l’esatta collocazione storica, così come la reale origine di tale incredibile centro abitato.
Gli studiosi sono concordi nel sostenere che Great Zimbabwe fosse in origine la Capitale del grande Impero di Monomotapa (o Regno di Mutapa), sorto tra gli attuali Mozambico e Zimbabwe intorno al VII secolo d.C. Le rovine mostrano la presenza di terrazzamenti e tecniche di coltura che ricordano le culture provenienti dall’Oceano Indiano e dal Madagascar, così come quella di metodi comprovati di estrazione mineraria e irrigazione che ricordano i popoli più a settentrione. C’è un mix di elementi che non ci consente di dire con certezza a quale etnia appartenesse il popolo di Great Zimbabwe ma i numerosi reperti di origine cinese, persiana e araba lasciano intendere che probabilmente si trattava di un importante polo commerciale e di scambio con l’Oriente.