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SCIENZA

Il 95% dei fondali dell’Area marina protetta di Portofino è coperto di mucillagine

Una coltre densa e gelatinosa ha ricoperto i fondali dell'Area marina protetta di Portofino: perché la mucillagine rappresenta un rischio per la biodiversità.

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Mucillagine nell'Area marina protetta di Portofino Fonte foto: iStock

L’estate 2024 in Italia è segnata da una presenza: la mucillagine. Tra lo stupore (e lo sdegno) generale, questo fenomeno interessa principalmente l’Adriatico centro-settentrionale, ma si è diffuso anche nel Tirreno. Pensiamo, ad esempio, alla grande moria di granchi blu al largo delle coste venete che ha fatto notizia nei giorni scorsi e che è stata attribuita potenzialmente proprio alla mucillagine. Una delle segnalazioni ha interessato, però, l’Area marina protetta di Portofino in Liguria dove il fondale ne è stato interamente coperto fino a 30 metri di profondità.

L’indagine di Greenpeace

Secondo il report di Greenpeace, che ha monitorato l’area in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita (DiSTAV) dell’Università di Genova, oltre il 95% dei fondali nell’Area marina protetta di Portofino era ricoperto di mucillagine già alla fine del mese di giugno.

I rilevamenti sono stati effettuati nell’ambito del progetto “Mare Caldo” che “monitora gli effetti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini costieri di scogliera rocciosa” e “si propone di sviluppare una rete costiera di stazioni di monitoraggio degli impatti dei cambiamenti climatici nei mari italiani”.

I rischi per la biodiversità

Greenpeace ha sottolineato la portata del fenomeno, parlando di gravi rischi per la biodiversità dei fondali interessati: “Le mucillagini hanno un impatto estremamente dannoso sulle comunità bentoniche, in particolare su coralli, bivalvi, coralligeno in generale e prateria di Posidonia, sospendendo i processi fisiologici di questi organismi”, ha spiegato Valentina Di Miccoli della campagna Mare di Greenpeace Italia.

“Ad esempio, la Pinna nobilis, ormai quasi estinta nel bacino del Mediterraneo, potrebbe scomparire definitivamente se ricoperta di mucillagine nelle rare zone dove si registra la presenza di pochi individui. Inoltre, la mucillagine può danneggiare anche il settore della pesca e compromettere quello del turismo”, ha aggiunto.

Cos’è la mucillagine

Oltre ad avere il tipico aspetto “inquietante” e a far fuggire i bagnanti dalle spiagge, cosa intendiamo esattamente per mucillagine? Si tratta di un materiale organico dalla consistenza densa e gelatinosa che si sviluppa in condizioni particolari, come ad esempio l’aumento della temperatura dell’acqua o ancora l’inquinamento e la presenza in eccesso di materia organica, depositandosi sul fondale e ricoprendolo del tutto, incluse le specie vegetali e animali che in esso vivono.

“La mucillagine si forma in superficie ma poi cade sul fondo per effetto della gravità andando a ricoprire completamente gli organismi bentonici che vivono a stretto contatto con il substrato roccioso. Generalmente questo fenomeno si osserva un po’ più in là nella stagione, dopo la comparsa del cosiddetto termoclino estivo, cioè lo strato d’acqua che separa le acque superficiali da quelle più profonde e dove la temperatura subisce un rapido cambiamento. Al momento del nostro monitoraggio, gli organismi mostravano ancora un discreto stato di salute, ma se la mucillagine permarrà per tutta l’estate, è probabile che molti di essi cominceranno a soffocare e moriranno a inizio autunno”, ha spiegato Monica Montefalcone del DiSTAV.

Sempre Montefalcone ha aggiunto che “il rischio è che gli aggregati di mucillagine continuino a cadere e impattino anche le colonie situate a maggiori profondità”.

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