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Allerta mucillagine nei mari italiani: le zone colpite e i rischi

Allerta mucillagine nei mari italiani: quali sono i litorali più colpiti, cosa causa la proliferazione del fenomeno e perché c'è preoccupazione per i fondali marini

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Allerta mucillagine Fonte foto: iStock

Negli ultimi tempi è scattata l’allerta mucillagine, a causa del forte aumento delle formazioni di alghe nel Mar Adriatico e nel Mar Tirreno, sollevando preoccupazioni riguardo alla salute degli ecosistemi marini.

Le mucillagini sono composte da materiale organico che forma uno strato gelatinoso sui fondali, influenzando negativamente le specie che vivono in prossimità del fondo marino, come coralli, bivalvi e la prateria di Posidonia. Greenpeace avverte: la presenza di mucillagine può danneggiare in modo grave la biodiversità.

Dove è scattata l’allerta mucillagine

Le mucillagini non rappresentano un pericolo diretto per la salute umana, ma sollevano diversi dubbi sullo stato dell’ecosistema marino, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici.

L’Adriatico è particolarmente colpito dal fenomeno, a causa delle acque che scendono dal bacino padano-veneto, un’area densamente popolata e industrializzata. Qui, i nutrienti prodotti dalle attività agricole e zootecniche confluiscono nel mare, favorendo la proliferazione delle secrezioni di microalghe.

Altri mari italiani, compreso il Mar Tirreno, non sono esenti dal problema. Greenpeace, in collaborazione con il DiSTAV dell’Università di Genova, ha osservato che il 95-100% dei fondali tra i 15 e i 30 metri di profondità nell’Area Marina Protetta di Portofino erano ricoperti di mucillagine già a fine giugno. Questa situazione comporta gravi rischi per la biodiversità marina.

Inoltre, va ricordato che una delle prime zone a vedere le acque invase dalla mucillagine quest’anno è stata quella di Trieste.

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Come proliferano le mucillagini

Le mucillagini sono formate da materiale organico che si accumula sui fondali e la loro produzione è incentivata da vari fattori. L’aumento della temperatura delle acque, la scarsa intensità del vento, l’inquinamento e le grandi quantità di materia organica sono tutte condizioni che contribuiscono alla sovrapproduzione di mucillagine da parte di alcune specie di alghe.

La loro presenza eccessiva danneggia gravemente le comunità bentoniche. Valentina Di Miccoli, di Greenpeace Italia, sottolinea che la Pinna nobilis, una specie ormai quasi estinta nel Mediterraneo, rischia di scomparire definitivamente se ricoperta da mucillagine nelle poche zone dove sopravvive. Inoltre, le mucillagini hanno ripercussioni negative sul settore della pesca e possono compromettere il turismo.

Un fattore significativo che contribuisce al fenomeno delle mucillagini è il carico zootecnico proveniente dagli allevamenti, prevalentemente localizzati nella Pianura Padana. Le autorità hanno adottato misure per ridurre i nutrienti che, attraverso il fiume Po, finiscono in mare.

Tra le iniziative intraprese, si è provveduto alla graduale eliminazione dei fosfati nei detersivi e la costruzione, sebbene incompleta, delle reti di collettamento e depurazione delle acque di scarico. Tuttavia, sembra che il settore agro-zootecnico continui a essere la fonte principale che alimenta la crescita delle mucillagini.

In sintesi, le mucillagini rappresentano un fenomeno complesso legato a diverse cause, tra cui l’inquinamento da nutrienti, i cambiamenti climatici, e l’aumento delle temperature delle acque. La loro diffusione nei mari italiani pone serie minacce alla biodiversità marina e richiede una risposta coordinata e immediata per mitigarne gli effetti.

Azioni concrete per ridurre l’inquinamento e gestire in modo sostenibile le attività legate all’agricoltura e all’allevamento sono essenziali per proteggere gli ecosistemi marini e preservare le risorse naturali per le future generazioni.

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