Forme di vita nello spazio: c’è una nuova, interessante, teoria che conferma tutto
Un nuovo studio risolve il cosiddetto "Red Sky Paradox" e, indagando sulle Nane Rosse, apre nuove interessanti prospettive sulle forme di vita in grado di esistere nello spazio
C’è vita nello spazio? Migliaia di scienziati se lo sono chiesti, realizzando studi su studi e facendo ipotesi su cosa cambierebbe se non fossimo soli in questo universo. Oggi, la soluzione a questo dilemma sembra essere (un pizzico) più vicina, grazie a uno studio sulle Nane Rosse, da sempre al centro della ricerca di forme di vita diverse da noi.
Sì, perché le Nane Rosse costituiscono fino al 75% di tutte le stelle della Via Lattea, e sono persino più longeve del nostro Sole. Questo conduce, ciclicamente, gli scienziati a interrogarsi sul perché, invece, la vita si sia sviluppata attorno alla nostra stella madre.
Il Red Sky Paradox e la vita nello spazio
Tale interrogativo prende anche il nome di Red Sky Paradox [Paradosso del Cielo Rosso], che è per altro il centro della recente ricerca, che sembra dipanare leggermente la complicata matassa della vita nell’Universo. Il Red Sky Paradox parte dall’osservazione delle Nane Rosse, che sono appunto più longeve del Sole, nonché più piccole.
Attorno a queste stelle sono stati scoperti diversi esopianeti e interi sistemi (uno fra i tanti è Trappist-1, con sette pianeti vicini e orbitanti in sincrono) quasi analoghi a quelli del sistema solare. Allora perché non è mai nata la vita, anche se apparentemente sussistono tutte le condizioni necessarie al suo sviluppo?
La teoria di Kipping sulle Nane Rosse
A fornire una risposta (anzi, più di una) è l’astronomo David Kipping della Columbia University, ma chi spera di aver a che fare con forme di vita intelligenti nel breve periodo rimarrà deluso. Infatti, secondo Kipping, esistono quattro possibili ragioni per cui la vita è nata intorno al Sole e per cui, invece, non si è sviluppata e non si svilupperà attorno alle Nane Rosse.
Stando all’astronomo, infatti, le Nane Rosse inibiscono la vita per via della loro anima "turbolenta", che porterebbe al blocco delle maree, al collasso atmosferico e alla maggiore esposizione agli effetti dell’attività stellare. Ancora, Kipping sostiene che l’evoluzione di una Nana Rossa non offra la quantità sufficiente di tempo per dare modo a una forma di vita intelligente di svilupparsi e che gli esopianeti abitabili che nascono intorno a questo tipo di stella si possano contare sulla punta delle dita.
Insomma, per l’astronomo non ci sarebbe alcun paradosso: "semplicemente" il Sole in quanto Nana Gialla, è molto più stabile e in grado di fornire ai pianeti circostanti le caratteristiche ideali per lo sviluppo della vita, cosa impossibile per le Nane Rosse.
Nane Rosse e forme di vita: la risposta è definitiva?
Dunque, è ufficialmente ora di rinunciare all’idea di altre forme di vita nello spazio? La risposta, in realtà, è no. Per quanto infatti le teorie di Kipping siano state ritenute verosimili e accettabili, manca qualcosa di imprescindibile: l’evidenza scientifica. Finché, in sostanza, non si sarà in grado di esplorare (letteralmente) i misteri delle Nane Rosse e dei pianeti che orbitano intorno a queste stelle, non sarà possibile arrivare a nessuna risposta certa o chiara.
Lo stesso Kipping lo ammette, facendo però leva su un punto chiave: se vogliamo delle certezze reali, dobbiamo risolvere proprio il Red Sky Paradox. Solo una volta superato questo scoglio potremmo sapere, davvero, se siamo soli oppure no.