I telescopi NASA hanno raccolto nuovi indizi sui misteriosi segnali dello spazio profondo
Due telesconi NASA hanno osservato l'azione di un magnetar nella nostra galassia: siamo più vicini a comprendere il senso e il meccanismo di misteriosi segnali radio
Due telescopi a raggi X della NASA hanno permesso a un team di ricercatori di ingrandire il comportamento erratico di una stella morta. Il motivo di tale interesse è dato dal fatto che la stessa abbia emesso una breve ma luminosa emissione di onde radio.
Eventi di questo tipo hanno nel tempo sollevato la domanda: cosa provoca le misteriose esplosioni di onde radio che giungono dallo spazio profondo? Oggi gli astronomi sembrerebbero più vicini a poter fornire una risposta.
Alla caccia di un magnetar
Questo evento, ovvero l’emissione di onde radio nello spazio profondo, porta il nome di radio burst. I due telescopi a raggi X della NASA hanno osservato il tutto, nello specifico pochi minuti prima e poi dopo il verificarsi.
Una visione senza precedenti, che offre gli scienziati la chance di fare degli enormi passi in avanti in questo campo specifico. Siamo di fatto più vicini alla comprensione di tale fenomeno.
Perché interessarsi a fenomeni della durata di pochi secondi? Ciò è spiegato dal fatto che rilasciano un gran quantitativo di energia, pari a quella prodotta dal Sole in un anno. La luce generata forma un fascio simile a un laser, il che distingue l’evento dalle esplosioni cosmiche più caotiche.
La brevità del processo rende però difficile l’individuazione della provenienza. Ciò evidenzia quanto importante sia stato tale avvistamento. Prima del 2020 i burst rintracciati, pochi, avevano avuto origine al di fuori della nostra galassia. Una distanza eccessiva per poter vedere cosa li avesse generati
Un oggetto estremamente denso, noto come magnetar (resti collassati di una stella esplora), ha poi provocato un radio burst molto rapido nella nostra galassia. Tale magnetar ha oggi un nome scientifico, SGR 1935+2154. A ottobre 2020 ha prodotto un’altra esplosione rapida, che è stata studiata in maniera dettagliata da NICER (Neutron Star Interior Composition Explorer) della NASA. Il tutto è avvenuto a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. A collaborare è stata anche NuSTAR (Nuclear Spectroscopic Telescope Array) nell’orbita terrestre bassa.
Una sorpresa dallo spazio profondo
Gli scienziati sono stati in grado di osservare la magnetar per ore, riuscendo così a cogliere tutto ciò che accadeva sulla superficie dell’oggetto. Lo stesso dicasi per le sue immediate vicinanze, prima e dopo il burst radio.
I risultati sono stati pubblicati il 14 febbraio sulla rivista Nature. Si tratta di un esempio eclatante di come i telescopi della NASA possano lavorare insieme per osservare eventi di breve durata nel cosmo.
L’esplosione ha avuto origine tra quelli che vengono definiti due “glitch”. La magnetar ha iniziato di colpo a ruotare in maniera più rapida, circa 3,2 volte al secondo. Considerando il diametro stimato di 20 km, la superficie si sarebbe mossa a circa 11.000 km/h.
Con grande sorpresa, gli scienziati si sono resi conto che un tra un “glitch” e l’altro la magnetar rallentava. Ciò ha dell’incredibile, considerando il quantitativo d’energia necessario per provocare tutto ciò. Un processo che ha portato la velocità a una quota inferiore a quella precedente al primo “glitch”. Il tutto in sole 9 ore, il che rappresenta un processo più rapido di circa 100 volte rispetto a quanto mai osservato in precedenza. Solitamente, infatti, il tutto richiede settimane o mesi. Il mistero resta ancora fitto ma i dati raccolti sono di fondamentale importanza per portare avanti la ricerca.