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Niente AI dentro WhatsApp: la UE blocca tutto

Al momento Meta non può usare i dati degli utenti europei per addestrare la sua intelligenza artificiale Meta AI, che in USA e altri Paesi è già dentro Facebook e WhatsApp

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Stati Uniti, Australia, Canada, Ghana, Giamaica, Malawi, Nuova Zelanda, Nigeria, Pakistan, Singapore, Sudafrica, Uganda, Zambia e Zimbabwe: sono questi i Paesi in cui è già disponibile, o lo sarà a breve, la nuova intelligenza artificiale di Meta, chiamata semplicemente Meta AI e integrata direttamente dentro WhatsApp e Facebook.

Come è facile notare in questa lista non c’è nessun Paese europeo, perché la UE ha bloccato Meta AI. O, meglio, la UE ha bloccato il processo scelto da Meta per addestrare i suoi algoritmi di intelligenza artificiale. Il problema? Il solito: la privacy degli utenti.

Meta AI non passa in UE

Per la precisione, Meta AI non è stata bloccata dall’Unione Europea, ma dalla Irish Data Protection Commission (DPC), che in pratica è il Garante Privacy irlandese. Come è noto, per pagare molte meno tasse Meta ha la sede legale europea in Irlanda e, di conseguenza, a decidere se i suoi servizi violano la privacy dei cittadini UE ci pensa la DPC.

E la DPC ci ha pensato per ben due volte: la prima, rilasciando parere positivo mentre la seconda volta ha rilasciato parere negativo. Tra il primo e il secondo parere, infatti, sono arrivati diversi reclami da parte delle associazioni non profit che si occupano di diritto alla privacy.

Meta AI ha un grosso problema di privacy

Il nocciolo della questione tra Meta e la UE, come al solito, è la privacy degli utenti. Il problema, in questo caso, è che per allenare gli algoritmi di intelligenza artificiale Meta vorrebbe usare i dati pubblicati (con privacy pubblica) sui profili europei di Facebook e Instagram.

La raccolta dati sarebbe anonima, ma decisamente massiccia: basti pensare all’enorme quantità di materiale prodotta, in 20 anni di storia (un po’ meno in Europa), da centinaia di milioni di utenti dei due social.

Secondo Meta questi dati sono essenziali per tarare la sua AI sulla cultura, i gusti e la sensibilità degli europei: senza tali dati, infatti, Meta AI ragiona “all’americana” e non è affatto detto che ciò vada bene in Europa. Basti pensare alle feroci critiche ricevute da Gemini AI, l’intelligenza artificiale di Google, perché disegnava Papi donna dai tratti nativi americani per evitare di offendere le minoranze.

Il set di dati sui quali si allena un’AI, infatti, è determinante per un buon risultato finale degli strumenti offerti agli utenti. Ma proprio la raccolta indiscriminata di dati è al centro delle polemiche, non solo in Europa ma anche nel resto del mondo.

Cosa può fare Meta AI

Proprio come Google Gemini, Microsoft Copilot e OpenAI ChatGPT, anche Meta AI è in buona sostanza un chatbot, cioè un software al quale è possibile fare delle domande per ottenere delle risposte. Non stupisce affatto, dunque, che la sua prima implementazione sia stata all’interno di WhatsApp.

Negli USA, e negli altri Paesi già citati, gli utenti di WhatsApp possono usare gratuitamente Meta AI inserendo le domande nella casella di ricerca dell’app di chat, oppure taggando @MetaAI all’interno di una conversazione con qualsiasi utente o gruppo. Possono anche richiedere la generazione di immagini, fare ricerche sul web, chiedere ricette.

Meta AI è presente anche nelle app americane di Facebook, ad esempio con il tasto “Chiedi a Meta AI” che appare sotto a foto e video mostrate nel feed. Se l’utente preme quel tasto Meta AI analizza il contenuto e cerca di estrarne gli elementi chiave, per poi spiegarli.

Infine, Meta AI è disponibile anche tramite il sito web meta.ai ma, al momento, non è raggiungibile dall’Europa.

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