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SCIENZA

Una nuova scoperta potrebbe riscrivere la storia di Stonehenge

Il mistero su Stonehenge si infittisce: secondo un nuovo studio una teoria vecchia di almeno un secolo potrebbe non essere più valida.

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Stonehenge è senza dubbio uno dei luoghi più affascinanti del Pianeta. Quelle enormi pietre che si ergono da migliaia di anni su verso il cielo inglese racchiudono in sé una storia per certi versi ancora sconosciuta, misteri che tutt’oggi sono al centro delle indagini e degli studi di archeologi, storici e geologi provenienti da ogni parte del mondo. Ma l’ultimo studio pubblicato sul Journal of Archaeological Science potrebbe riscrivere la storia del sito.

La “pietra dell’altare” di Stonehenge nasconde un mistero

Il nuovo articolo intitolato The Stonehenge Altar Stone was probably not sourced from the Old Red Sandstone of the Anglo-Welsh Basin: Time to broaden our geographic and stratigraphic horizons? ha immediatamente attirato l’attenzione di curiosi ed esperti. A scriverlo è stato un team guidato dai ricercatori del Dipartimento di Geografia e Scienze della Terra dell’Università di Aberystwyth, nel Regno Unito, ma del resto non poteva essere altrimenti: la pietra Stonehenge 80 o “pietra dell’altare” ha nascosto per tutto questo tempo un segreto che è emerso soltanto adesso.

Gli esperti sono stati concordi (almeno finora) nell’affermare la comune provenienza delle pietre di Stonehenge, almeno di quelle più piccole. Sappiamo che derivano da una cava situata nel Galles occidentale a oltre 225 chilometri di distanza dal celebre sito archeologico, precisamente dalla vecchia arenaria rossa di Old Red Sandstone che si è formata circa 400 milioni di anni fa, quando le attuali Europa e Nord America si scontrarono. Una formazione di grande estensione che abbraccia entrambe le sponde dell’Atlantico fino alla Groenlandia e alla Norvegia.

Ma a quanto pare non è così. Le informazioni raccolte dal team di Aberystwyth potrebbero ribaltare una teoria vecchia di cento anni. La “pietra dell’altare” di Stonehenge a quanto pare è unica nel suo genere e si distingue tra quelle blu del sito perché la sua composizione è prevalentemente di arenaria e non magmatica come le altre utilizzate per comporre il cerchio interno della struttura.

Le analisi sulla “pietra dell’altare” di Stonehenge

Per indagare sull’origine della “pietra dell’altare”, i ricercatori di Aberystwyth hanno condotto varie analisi – petrografia ottica, analisi XRF portatile, analisi SEM-EDS automatizzata e spettroscopia Raman – concentrandosi appunto su alcuni campioni provenienti dalla formazione di vecchia arenaria rossa del bacino anglo-gallese.

Hanno da subito notato che la “pietra dell’altare” ha un alto contenuto di bario, decisamente maggiore (e insolito) rispetto a quanto estratto dalla cava di arenaria rossa e anche a quanto rilevato nelle piccole pietre blu del cerchio. Ciò vuol dire soltanto una cosa: non possono provenire dallo stesso luogo.

La maggior parte delle pietre blu provengono dall’area di Mynydd Preseli nel Galles occidentale, a circa 140 miglia a ovest di Stonehenge, cosa che ha da sempre incuriosito e sorpreso esperti e appassionati vista l’enorme distanza di trasporto di queste enormi rocce. Non dimentichiamo che parliamo di uomini del Neolitico, privi di qualsiasi tipo di tecnologia.

Sulla base del nuovo studio la “pietra dell’altare” non può essere considerata alla stregua di queste e resta da stabilire quale sia la sua reale provenienza. Stonehenge da 5.000 anni si erge in Inghilterra e non ha ancora smesso di sorprenderci.

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