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SCIENZA

C'è una nuova teoria su cosa è successo a Pompei, potrebbe cambiare la storia che sappiamo

Una nuova teoria su Pompei ipotizza che ha distruggerla sia stata un terremoto simultaneo all'eruzione del Vesuvio

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Una ricerca svela una nuova teoria sulla scomparsa di Pompei, avvenuta nel 79 d.C.: la causa primaria, infatti, non sarebbe da imputare alla lava del Vesuvio e all’aria diventata irrespirabile per via dei gas e delle ceneri del vulcano.

Contemporaneamente all’eruzione, si sarebbe manifestata una potente scossa di terremoto, tale da abbattere gli edifici. Sotto le macerie sarebbe rimasta gran parte della popolazione, trovando la morte ancor prima che giungesse il fuoco.

La nuova teoria sulla scomparsa di Pompei

La notizia potrebbe cambiare definitivamente ciò che sappiamo sulla storia di una delle più grandi tragedie dell’antichità. Una recente ricerca dimostrerebbe che le vittime di Pompei potrebbero essere state uccise da un terremoto simultaneo alla famosa eruzione del Vesuvio, avvenuta nel 79 d.C..

Per decenni gli studiosi hanno tenuto aperto il dibattito: l’attività sismica si è verificata durante l’eruzione, nell’Italia meridionale di 2.000 anni fa? Oppure appena prima, come riportato nelle lettere di Plinio il Giovane?

Ora, una nuova visione del sito archeologico più celebre al mondo appare in un articolo pubblicato sulla rivista Frontiers in Earth Science. Sembrerebbe che uno o più terremoti concomitanti abbiano rappresentato la concausa del crollo degli edifici di Pompei e la morte dei suoi abitanti.

Le conclusioni degli studiosi individuano negli effetti del crollo degli edifici, innescati dall’attività sismica scaturita nel momento dell’eruzione, la vera causa della scomparsa dell’antica città di Pompei.

Scoperte recenti che avvalorano la tesi

Finora, gran parte degli archeologi ha stimato che dal 15% al 20% della popolazione di Pompei sia morta nell’eruzione, a causa dello shock termico e per via di una gigantesca nuvola di gas e cenere che coprì la città.

Subito dopo, le ceneri vulcaniche seppellirono il centro abitato di origine romana, conservandone abitazioni, edifici pubblici, oggetti e persino le stesse persone in perfette condizioni, fino alla scoperta del sito avvenuta alla fine del XVI secolo.

Tuttavia, già nel maggio 2023, sono stati rinvenuti due nuovi scheletri di uomini pompeiani: essi, sembravano esser stati uccisi da traumi dovuti al crollo dei muri, non dal calore e dalle nuvole di gas infuocato e cenere “sputati” dal Vesuvio. Non a caso, una delle vittime si presentava fossilizzata in una posizione ben precisa, ossia con la mano sinistra alzata, come a voler proteggersi la testa. Insomma, dati inediti sulla vicenda si erano già palesati alcuni mesi fa.

Gli autori dello studio hanno potuto affermare, così, che i traumi riscontrati sulle antiche ossa sono del tutto analoghi a quelli degli individui coinvolti nei terremoti moderni. Inoltre, i ricercatori sono stati anche in grado di stabilire che la dinamica del crollo dei muri dei palazzi non è stata la caduta di pietre e detriti trascinati dalla lava, bensì l’attività sismica.

Seguendo questo modello, quindi, è perfettamente ipotizzabile che l’intera città di Pompei sia stata abbattuta dalle scosse di terremoto intorno al Vesuvio, mentre gli abitanti siano stati disgraziatamente coinvolti.

Per arrivare a questi risultati sorprendenti, gli studiosi si sono avvalsi di un approccio di ricerca multidisciplinare: creare la giusta intersezione tra i fenomeni correlati all’attività vulcanica e sismica, infatti, ha richiesto la collaborazione sia di archeologi, sia di scienziati della Terra.

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