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Ci sono delle nuove teorie su Marte: “È una storia con molti colpi di scena”

Gli scienziati hanno scoperto che c'è del metano su Marte, ma non sanno come ci è finito e perché i suoi valori aumentano periodicamente: ecco la nuova teoria.

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A quanto pare, Marte continua ad essere fonte di sorprese per gli scienziati: di recente, il rover Curiosity ha scoperto che dal cratere Gale filtra del metano, i cui valori non sono costanti ma in continuo cambiamento. Sembra essere un vero mistero, in grado di lasciare a bocca aperta i ricercatori. Un nuovo studio propone però una teoria estremamente affascinante, scopriamo di che cosa si tratta.

Metano su Marte: perché è un mistero

Nel corso delle sue rilevazioni all’interno del cratere Gale, il rover Curiosity ha fatto una scoperta sorprendente: dalla superficie marziana sta filtrando del metano. Perché si tratta di un rinvenimento bizzarro? Sulla Terra, la maggior parte del metano viene prodotto da creature viventi. E dal momento che non abbiamo ancora prove certe dell’esistenza – attuale o passata – della vita su Marte, non è chiaro che cosa il gas ci faccia in quell’area. Tuttavia i dati non mentono: il SAM (Sample Analysis at Mars), il laboratorio chimico di Curiosity, ha rilevato tracce consistenti di metano.

Secondo gli scienziati, potrebbe provenire da alcuni meccanismi geologici che coinvolgono acqua e rocce nelle profondità del sottosuolo. Ma a rendere il tutto più complicato è un altro dettaglio: il metano si comporta in modi inaspettati, filtrando di notte e scomparendo durante il giorno, vedendo inoltre aumentare i suoi livelli (fino a 40 volte superiori al normale) in alcuni periodi stagionali. Inoltre, non si accumula nell’atmosfera, come rivelato dalle indagini dell’ESA. “È una storia con molti colpi di scena” – ha affermato Ashwin Vasavada, ricercatore presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA, che guida la missione di Curiosity.

La teoria del permafrost

Per far fronte a questo mistero, un team di scienziati ha proposto una nuova teoria molto interessante, pubblicata sul Journal of Geophysical Research: Planets. Secondo Alexander Pavlov, scienziato planetario del Goddard Space Flight Center della NASA, e i suoi ricercatori, è possibile che il metano sia protetto da uno strato solidificato di sale che si sarebbe formato nella regolite marziana. Quando la temperatura aumenta, il gas potrebbe indebolire questo strato ghiacciato e fuoriuscire. Anche la pressione di un rover che lo calpesta potrebbe provocare la rottura della superficie salata, proprio come accade con Curiosity.

Questo spiegherebbe come mai il metano è stato rilevato solamente presso il cratere Gale – l’unico altro rover su Marte è Perseverance, ma non ha a bordo uno strumento per rilevare i gas. L’ipotesi è nata a seguito di un esperimento condotto alcuni anni fa sul permafrost marziano, il quale non ha dato gli esiti sperati. Tuttavia, ha rivelato la formazione di uno strato di sale ghiacciato che poteva rompersi a seguito della sublimazione del ghiaccio stesso. Ulteriori esperimenti condotti da Pavlov hanno dimostrato che effettivamente ciò accade.

“Gli esperimenti sul metano richiedono molte risorse, quindi dobbiamo essere molto strategici quando decidiamo di condurli” – ha spiegato Charles Malespin, un ricercatore coinvolto nello studio. Per poter trovare conferma della teoria proposta, sarà necessario attendere ancora un po’: probabilmente avremo bisogno di altri strumenti da inviare su Marte, in modo che possano misurare continuamente il metano. Curiosity infatti può farlo solo per poco tempo, lasciando poi spazio ad altri studi per cui è stato progettato.