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Perché i ghiacciai della Patagonia sono a rischio: cosa sta succedendo

Gli immensi ghiacciai della Patagonia potrebbero essere a rischio ma un nuovo studio sottolinea come potrebbero salvarsi dallo scioglimento.

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I ghiacciai della Patagonia meridionale hanno resistito finora agli effetti del cambiamento climatico, vale a dire all’aumento della temperatura globale e di fenomeni che potrebbero mettere a rischio la formazione e resistenza dei ghiacci. Lo hanno fatto superando di gran lunga quelli europei che, al contrario, hanno registrato anche solo in quest’ultimo anno una diminuzione evidente. Secondo un nuovo studio, però, le previsioni potrebbero presto cambiare.

Il nuovo studio sui ghiacciai della Patagonia

Lo studio dal titolo Precipitation drives western Patagonian glacier variability and may curb future ice mass loss è stato pubblicato su Scientific Reports all’inizio di novembre e porta la firma di dal Matthias Troch, dell’Institute of Arctic and Alpine Research.

Troch e i suoi collaboratori hanno simulato la dinamica dei ghiacci di questa regione dell’America meridionale negli ultimi sei millenni, una simulazione che anche grazie alle immagini della NASA, ha consentito loro di dimostrare cosa abbia spinto nel tempo questi ghiacciai a perdere terreno. Una perdita minima se paragonata con quella che è avvenuta in Europa, dove i livelli sono diminuiti in modo ben più visibile.

Dati alla mano, i ghiacciai della Patagonia hanno mantenuto cifre da record: quello settentrionale è lungo circa 120 km per una larghezza tra 50 e 70 km, quello meridionale è tre volte più grande e le masse di ghiaccio hanno uno spessore di oltre 250 metri. La loro posizione “privilegiata” ha fatto sì che risentissero meno degli effetti del cambiamento climatico ma già all’inizio dell’anno uno studio condotto da Matthias Braun dell’Istituto di geografia della FAU aveva rilevato che mediamente questi ghiacciai diventano meno spessi di un metro di anno in anno.

Ecco perché aveva posto l’attenzione su un dato minimo ma certamente da non sottovalutare, spiegando quali potrebbero essere le conseguenze. Ed ecco perché, di fatto, il dottor Troch e il suo team hanno continuato a monitorare la situazione, valutando gli effetti dell’aumento delle temperature sul ghiaccio e compiendo la simulazione di cui sopra. I risultati di Troch e del suo team hanno dimostrato, però, che non tanto la temperatura quanto le precipitazioni siano state il principale colpevole della fluttuazione dei ghiacciai per il 76% del tempo (considerati gli ultimi 6.000 anni). Negli ultimi anni sono stati “protetti” dall’aumento delle nevicate.

Cosa accadrà a questi ghiacciai nel prossimo futuro

Le simulazioni – com’è ovvio – servono agli esperti per “prevedere” i possibili scenari futuri. Troch e il suo team si sono chiesti cosa accadrebbe ai ghiacciai della Patagonia qualora smettessimo di bruciare combustibili fossili (auspicabile ma del tutto improbabile) e se, al contrario, continuassero ad aumentare esponenzialmente le emissioni di gas serra.

Secondo i dati del team, l’aumento delle nevicate continuerebbe a proteggere questi ghiacciai rallentandone lo scioglimento, qualora il riscaldamento della regione si fermasse a 1,5°C rispetto ai livelli di inizio secolo. Ma è uno scenario piuttosto “fantasioso”: per limitare il riscaldamento a questo livello, dovremmo essere carbon-free.

“Lo studio sottolinea la necessità di tagli profondi alle emissioni per proteggere i ghiacciai, che è vitale per limitare l’innalzamento globale del livello del mare”, ha affermato Troch.

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